La notizia è passata quasi inosservata almeno alle nostre latitudini nonostante l’elevatissimo numero di frontalieri potenzialmente coinvolti.
Ma solo 3 giorni fa il Consiglio nazionale svizzero (una delle due camere del Governo federale) ha approvato una modifica della normativa salariale che prevede come i salari minimi cantonali non potranno più prevalere su quelli previsti nei contratti collettivi di lavoro (CCL) dichiarati di obbligatorietà generale.
Detta così potrebbe non risultare di interesse ma va ricordato come i salari minimi siano in vigore in 5 cantoni, tra cui il Canton Ticino. Ora, se la modifica dovesse diventare definitiva (è previsto un ulteriore passaggio anche nell’altra camera del Govenro), potrà accadere che le disposizioni dei CCL che prevedono stipendi minimi inferiori a quelli fissati nelle leggi cantonali – come in Ticino dove dal 1° Gennaio 2025 è tra 20 e 20,5 franchi all’ora a seconda del settore economico (ossia tra circa 21,38 e 21,91 euro) – possono essere dichiarate vincolanti.
In Svizzera non è previsto un salario minimo garantito a livello nazionale, ma esistono specifiche tutele stabilite nei contratti collettivi di lavoro (CCL) e dei salari minimi a livello territoriale.
E benché la Svizzera si sia classificata al primo posto come paese con gli stipendi più alti in Europa per i professionisti, sia con poca che con molta esperienza, tale modifica potrebbe comportare dei problemi soprattutto per chi ha compensi non elevatissimi.
Durissime le reazioni in Svizzere da chi vede in tale mossa la volontà del Consiglio nazionale di “ abbassare i salari per legge, fatto scandaloso visto che i salari minimi sono uno strumento fondamentale nella lotta contro la povertà”.
La modifica legislativa per il PS causerebbe a migliaia di lavoratori e lavoratrici a basso reddito una nuova riduzione salariale, nonostante i loro salari minimi siano stati democraticamente approvati in votazione popolare.
