Novità positiva nella pratica, ma piuttosto surreale nell’attuazione, a Civiglio: oggi venerdì 27 giugno, dopo alcune ore di lavoro, da l’azienda incaricata dal Comune – previo posizionamento di new jersey, segnaletica per i pedoni, catenelle, cartello di ‘pericolo caduta massi’ e persino paletti simili a quelli che si trovano nel centro storico di Como – ha riaperto la via colpita dalla frana del 15 maggio 2024. Almeno per le persone, che infatti hanno già attraversato il tratto chiuso per oltre 13 mesi. Per auto e moto, le voci ufficiose parlano (forse a senso unico) di una riapertura all’inizio della prossima settimana.
Sta di fatto, però, che – senza nulla togliere al lavoro dell’impresa sul posto – è difficile cogliere quali siano state le opere radicali sul versante franato che avrebbero cambiato completamente la sicurezza della strada nel volgere di poche ore. Tanto che un nostro lettore – con la richiesta della riservatezza sui dati personale – esprime questa perplessità nel messaggio inviato alla redazione.
Dopo tre giorni di lavoro l’impresa edile incaricata dal Comune di Como ha approntato il seguente nuovo allestimento per la frana di Civiglio: salendo da Como, a destra della carreggiata, itinerario pedonale delimitato da catenelle e paletti di pregio dell’arredo urbano cittadino con tanto di segnaletica verticale e orizzontale.
Una carreggiata per automezzi stretta poco più di due metri che è probabile non faccia passare alcun autobus di linea numero 5 della tratta urbana pubblica sospesa 13 mesi fa e oggi raggiungibile solo a un chilometro di ripida discesa (ritorno in ripida salita) con capolinea al bivio tra via per Brunate e via per Civiglio). Dalla parte della frana un’infilata di new jersey in cemento (tipo quelli autostradali ma di vecchia concezione) dipinti a mano dagli operai in giallo con rete metallica per evitare di scavalcare o arrampicarsi direttamente sulla frana, ma con nessun’altra funzione apparente perché se franasse qualcosa si porterebbe via rete e new jersey.
Enormi dissuasori in cemento per consentire il transito in un solo senso che, guardando il posizionamento, sembrerebbe a scendere e non a salire. Ai più dotati di un minimo di intelligenza pratica sfugge la funzione di tutto questo dopo 13 mesi di chiusura della strada con barricate reiteratamente innalzate dal Comune ogni volta che i residenti le abbattevano almeno per poter transitare pedonalmente evitando il calvario dei bus extraurbani da Ponzate con oltre 60 minuti di itinerario e meno di un quinto di frequenza delle corse a fronte di 8 minuti di tratta e una corsa ogni mezz’ora dell’amato bus numero 5. Un calvario per arrivare oggi, dopo 13 mesi, a riaprire la strada senza alcuna particolare altra opera visibile di messa in sicurezza spiegata ai residenti.
La situazione – in assenza di spiegazioni ufficiali e dettagli – sembra davvero una gigantesca presa in giro che ha superato ogni limite di decenza. Se oggi non è pericoloso transitare con uomini e mezzi, visto quanto realizzato dal Comune, allora viene da pensare che lo fosse anche 13 mesi fa. E, con 4 giorni di lavori e un’indagine geologica, in meno di un mese forse si sarebbe potuta riaprire con le medesime modalità la strada PUBBLICA, a prescindere dal contenzioso con i privati, per la messa in sicurezza della frana che, ripeto, ora è ritenuta ufficialmente non pericolosa per la strada PUBBLICA.
Conclusione: 13 mesi di disagi senza un motivo contingente motivato almeno a chi li ha vissuti, con usura dei mezzi, tempo perso, benzina consumata etc. etc. Se così fosse, la cosa migliore da fare per i cittadini di Civiglio è quantificare i danni e attivare una partecipata class action contro una istituzione che ha interrotto il trasporto pubblico locale e la libera circolazione di mezzi e persone.