Qualsiasi cosa tu stia cercando, se vivi in centro la soluzione più ovvia è da sempre “Prova dal Pusterla”.
Perché il Pusterla, come chiamano i comaschi lo storico negozio di via Indipendenza, è un luogo impossibile da catalogare: un po’ ferramenta, un po’ colorificio, un po’ tasca di Eta Beta, non c’è quasi nulla che sia impossibile trovare qui.
E con quell’odore a metà tra la cera per i mobili e la vernice, con i rotoli di tovaglie plastificate, gli zerbini su misura, i banconi larghi giusto un metro per misurare meglio corde e fettucce e quel labirinto di cassetti e scaffali che sembra portare in un mondo parallelo in cui c’è di tutto, anche l’impensabile, questo negozio resiste imperturbabile da più di cent’anni mentre, intorno a lui, le insegne cambiano, la città si trasforma e lì dentro sai come ci starebbe bene un bel negozio di abbigliamento?
“Non nego che ogni tanto l’idea di chiudere e affittare i locali mi è passata per la mente – racconta Paolo Pusterla, quarta generazione dietro questo bancone– ma significherebbe abbandonare i miei clienti e buttare via un secolo di lavoro della mia famiglia, non lo farei mai”.
E così la Ditta Romeo Pusterla resiste e, con la capacità di resilienza e lo sguardo saggio di una testuggine centenaria che sa che, alla fine, tutto passa, aggiusta il tiro e continua imperterrita la sua strada.
“Il negozio è stato aperto dal mio bisnonno Romeo nel 1915 quando, dopo aver lavorato come direttore di una tessitura a Fino Mornasco, decise di mettersi in proprio vendendo accessori per telai – racconta Pusterla che lo gestisce dal 1990 insieme a un dipendente, Daniele Zanier– poi sono subentrati i suoi figli, Ezio e Bonfiglio, finché la crisi del tessile con la chiusura di molte tessiture da un lato, e i nuovi telai computerizzati dall’altro, ci hanno obbligati a cambiare genere. Così, con mio padre Alberto il negozio ha cambiato prodotti e ha puntato sulle necessità di chi vive in centro storico”.
E così il Pusterla è diventato quello che è, “un posto in cui puoi trovare quasi di tutto”, dice Paolo Pusterla in un tono quasi scaramantico a cui neppure lui sembra credere davvero.
Ma in quale altro posto potresti trovare una corda utilizzata, una volta, come parabordo per battelli come il Patria o il Concordia? “Sembra la cima di un galeone, è pesantissima – commenta sorridendo – ed è qui dai tempi di mio nonno. Ogni tanto qualcuno la chiede ancora per utilizzarla probabilmente come decorazione”.
E poi lo spago con all’interno il filo di piombo utilizzato una volta per chiudere i container che dovevano attraversare la dogana e che oggi “comprano gli appassionati di modellismo” o il contafili e il lunometro che spuntano da un cassettino che sembra una piccola macchina del tempo e che ogni tanto qualcuno chiede ancora: “Sono gli studenti del Setificio, che devono imparare cosa sono l’ordito e la trama, anche se sono cose che hanno fatto un po’ il loro tempo”.
Un tempo che qui è tutt’altro che fermo, si muove solo con un ritmo diverso, probabilmente più giusto visto che sono cent’anni che, se cerchi l’impossibile, prima provi dal Pusterla.
5 Commenti
Bravo Paolo, hai avuto il coraggio di continuare e la forza di resistere.
E grazie per avergli dato con questo bel articolo il giusto merito.
Il fratello
Pare che il pezzo di corda più famoso della storia parlamentare, sia stato acquistato proprio lì….
Io non sono comasca ma ho un progetto per tutti i pochissimi negozi storici di Como. Mi chiamo Lucia soldati……. E spero intanto che non chiudano quei pochi rimasti. Vorrei fissare un appuntamento con il sindaco per parlare del mio progetto.
…diciamo anche che é molto “caro” come dicono i comaschi…
Sottoscrivo in pieno questo articolo, ho 47 anni, sono comasca e, anche se non vivo in centro storico, sono cresciuta con la frase “prova dal Pusterla”!
Aggiungerei solo un’altra cosa, tutt’altro che piccola o scontata, ma vera: l’onestà e la gentilezza che in questo negozio ho trovato più di una volta. Fa piacere al cuore un negozio così, bravi! Serve ogni tanto una voce fuori campo! Grazie della vostra presenza e grazie anche a chi ha pensato di valorizzarla con questo bell’articolo.