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Abisso Centro Volta: debiti per oltre 1milione e 200mila euro. E paga Fondazione

Letteralmente un bagno di sangue di cui, nel corso di anni blindatissimi, è stato possibile ricostruire, giornalisticamente, solo una piccola parte.

Una voragine ancora non del tutto sanata (e comunque intaccando pesantemente le risorse patrimoniali) quella descritta nella “Relazione di accompagnamento al bilancio dell’esercizio chiuso al 31 dicembre 2017”, documento che ora permette di avere un quadro completo dello stato economico dell’Ente.

Parliamo di Fondazione Volta, fenice nata dalla fusione di Centro Volta e Univercomo (dicembre 2014, operativa dal primo gennaio 2015).

L’ultimo atto a firma del presidente, Mauro Frangi, svela un quadro più complesso e drammatico di quanto fosse possibile immaginare.

Se il problema economico del Centro Volta con la Commissione Europea è vicenda di cui a spizzichi e bocconi qualcosa nel tempo è emerso, la voce “Gestione dell’attività convegnistica dell’ex Centro Volta” è un inedito assoluto. Lo stesso Frangi, nel documento, parla di “pesanti eredità del passato”.

Con ordine

COMMISSIONE EUROPEA: 1,6 MILIONI (SCONTATI A 800MILA)
Il primo “danno patrimoniale” raccontato dal presidente riguarda “l’azione esecutiva avviata dalla Commissione dell’Unione Europea per il recupero dei contributi erogati per il finanziamento dei progetti di ricerca “Multi Knowledge” e “Vaalid” gestiti dall’ex “Centro Volta” nel periodo 2006-2009”. Amara ironia della sorte la richiesta di denaro europea è stata il primo documento che l’allora nuovo Cda si trovò a dover affrontare.

Il contenzioso con l’Unione Europea è stato “avviato dal Consiglio di Amministrazione – si legge – nei primi mesi del 2015 ed è stato risolto in via definitiva, come attestato da comunicazioni comunicazioni della Commissione che sanciscono l’estinzione della procedura avviata verso la Fondazione, le somme dovute sono state integralmente liquidate”.

 

FONDAZIONE VOLTA: I SOCI FONDATORI

Con la disputa giudiziaria il Cda dunque è riuscito a arrivare “in un tempo ristretto alla definizione integrale della controversia, limitando in modo estremamente significativo i danni patrimoniali a carico della Fondazione, passati da più di 1,6 mln di auro a circa 820 mila euro”. La vicenda, incredibilmente riguarda due progetti sulle nuove tecnologie che la Commissione giudicò in un caso “eccellente” e nell’altro “ottimo”. Il problema dunque fu la gestione delle risorse economiche.

CONVEGNI: 436MILA EURO (TRATTABILI?)
Si diceva, la vera novità rispetto a lasciti inattesi riguarda “l’attività convegnistica del Centro Volta”. Nonostante un linguaggio doverosamente tecnico/istituzionale Frangi nella relazione rivela qualcosa di clamoroso. “In sede di predisposizione del bilancio di esercizio relativo all’anno 2015, sono emerse passività potenziali derivanti dalla gestione dell’attività convegnistica dell’ex “Centro Volta” non risultanti dallo Stato Patrimoniale dell’Ente sulla base del quale è stato definito il processo di fusione che ha portato alla nascita della Fondazione”. In sintesi: prima della fusione nessuno sapeva nulla, nessuno ha parlato, suggerito o segnalato. La sorpresa è arrivata dopo.

FONDAZIONE VOLTA: IL CDA USCENTE

In particolare, “da riscontri documentali extra contabili è emersa la possibile sussistenza di debiti di “Centro Volta” nei confronti di promotori di iniziative formative e convegnistiche, debiti non risultanti dalla contabilità aziendale e, quindi, senza alcun riscontro nei bilanci dell’Ente”. l punto è che i debiti del Centro, appunto “extra contabili”, furono iscritti agli attivi. Per questo non è stato un istante scoprirlo.

Le posizioni sono ancora in esame e “interessano una pluralità di soggetti possibili creditori, sono state quantificate, nella loro entità massima, in euro 406.000 per la gestione sino al 31.12.2014 e in euro 30.000 per la gestione relativa al primo semestre dell’esercizio 2015”.

Scoperto il nuovo buco nero, il Cda, la Direzione e il Collegio dei Revisori dei Conti, “hanno posto in essere, ciascuno per quanto di propria competenza, una intensa e approfondita attività di ricognizione”. In questo caso le trattative sono ancora in corso, i 436mila sono a passivo per Fondazione, il debito non è sanato ma i vertici contano su un’ampia riduzione dopo aver trattato con i fornitori.

Alla luce dei due episodi il 26 luglio 2017 una delibera dell’assemblea dei soci ha approvato l’operato di Presidente e Cda perché trattassero con i creditori. Nella stessa occasione Frangi ha chiesto ai Soci di valutare un’eventuale azione di responsabilità verso gli allora vertici del Centro: Clemente Tajana, sotto la cui guida si aprì la questione con l’Europa, e Giuseppe Castelli per il caso dei convegni. Da notare come il nome di Castelli sia appena tornato alle cronache, caro a Forza Italia parrebbe in lizza per il rientro nel Cda dell’Ente su nomina del Comune di Como.

I DIPENDENTI DI UNIVERCOMO
Diverso il caso degli otto dipendenti a tempo indeterminato (e due a tempo determinato) ereditati da UniverComo. Vicenda risolta con un accordo sindacale il 18 novembre 2016. “La chiusura integrale dei rapporti di lavoro – si legge nella relazione – attraverso una soluzione concordata con i lavoratori interessati, i sindacati, il Politecnico e la Fondazione Politecnico ha consentito di rimuovere in via preventiva un potenziale rilevante profilo di contenzioso e, quindi, i rilevanti rischi patrimoniali e finanziari gravanti sulla Fondazione, senza sostenere alcun onere economico a carico del bilancio dell’esercizio”.

LE CONCLUSIONI
Nella notazione in calce Frangi affonda: “Il Consiglio di Amministrazione uscente ha, suo malgrado, dovuto impiegare nel corso del triennio importanti risorse per la definizione delle questioni indicate prodotte dalle scelte compiute in passato dagli Amministratori dei due Enti partecipanti alla fusione e non note – in assoluto o nella loro entità – al momento della stessa”.

Con una riflessione che finirà direttamente tra le braccia del prossimo presidente (come anticipato su queste pagine: il papabilissimo Luca Levrini): “Gli effetti patrimoniali e finanziari di tali vicende hanno determinato un impatto rilevante sia sulle riserve patrimoniali della Fondazione che sulle sue disponibilità liquide, che si sono conseguentemente ridotte”.

Il Cda è in uscita, la prossima assemblea dei soci è in programma tra 4 giorni. Il nuovo board nelle ultime settimane ha cominciato a assumere una fisionomia chiara. Intanto con le nomine della Camera di Commercio.

Fondazione Volta. Levrini quasi presidente: l’incoronazione in Camera di Commercio. Gli altri nomi

Sul fronte Comunale oltre al già citato ex presidente Castelli, si sono fatti i nomi di Sergio Lazzarini (altro docente Insubria: dipartimento Diritto Economia e Culture) e Benedetta Pedraglio (ex Lega ora Fratelli d’Italia). Sul fronte dell’Assemblea Generale (nominata dagli altri soci: Unindustria, Confartigianato, Confcommercio, Ance, Casinò di Campione e – a turni alterni – Cgil e Cisl) non vi sono ancora ufficialità, emerge solo l’ex preside comasco Giuliano Fontana, già individuato dalla Cisl e molto gradito ai colleghi della Cgil (che per il Cda uscente avevano delegato Chiara Mascetti). 

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Un commento

  1. partecipate, Enti oscuri, Fondazioni, un mondo di gestioni che sfuggono al controllo.
    Ogni Organo amministrativo, Consiglio, Presidente che arriva scopre le malefatte del “precedente” sino a che lui stesso diviene “precedente”.
    in una situazione che necessita ancora di chiarezza su Bilanci e partite economiche iscritte o meno nella gestione contabile dell’Ente, e che imporrà manovre di risanamento o di sistemi di rifinanziamento, quale la logica soluzione che si prospetta: nominare al vertice un dentista, certamente la professione che meglio prepara alla gestione economica e manageriale di Enti pubblici. Se poi sono in difficoltà la professione del dentista è quella che offre le migliori garanzie di successo. Bello questo mondo in cui anzichè le capacità specifiche valgono la aree politiche, gli accordi fatti su pericolosi equilibri.

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