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Accordo fiscale e ristorni. Mastromarino (Acif): “Vadano anche ai comuni con meno del 3% dei frontalieri”

Il nuovo accordo fiscale dei frontalieri, siglato ma non ancora in vigore, ha come ovvio diversi punti al centro delle discussione, essendo un regime nuovissimo che sostituisce il precedente datato 1974. Due in assoluto: ristorni e assegno di frontalieri. Due temi sui quali interviene il presidente dell’Associazione Comuni Italiani di Frontiera, Massimo Mastromarino: “Temi già affrontati in una prima riunione in Regione. Sull’attribuzione dei ristorni ai comuni di frontiera, la legge di ratifica, stabilisce che il criterio del rapporto numero frontalieri/popolazione di un comune, adottato per l’attribuzione diretta dei ristorni, non possa eccedere la quota del 3%, inferiore a quella vigente oggi in Lombardia del 4%. Abbiamo chiesto di valutare se la stessa quota non possa essere ulteriormente ridotta al 2/2,5%, per allargare il numero dei comuni direttamente beneficiari dell’attribuzione diretta”.

La seconda questione riguarda la gestione del fondo, derivante dall’extragettito fiscale e istituito all’art. 11 della legge, destinato a finanziare progetti di sviluppo economico e sociale nella fascia ricompresa dai comuni di frontiera e al sostegno delle remunerazioni nette dei lavoratori residenti e occupati nei comuni di frontiera stessi, il cosiddetto “assegno di frontiera”: “A questo riguardo abbiamo chiesto a Regione Lombardia che con Acif siederà al tavolo interministeriale che definirà i criteri per la distribuzione e l’impiego di tali risorse, di avviare un percorso di ascolto e di confronto attorno a questo importante provvedimento”.

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