La discussione alla Camera dei Deputati, ultimo passaggio prima della ratifica del nuovo accordo fisale sui frontalieri tra Italia e Svizzera, è cominciato ieri. Ora si attende l’atto conclusivo, che dovrebbe integrare anche una nuova intesa sullo smartworking dopo che è decaduto il precedente accordo tra i due Stati (è stato presentato un emendamento da parte del Governo che prevede l’inserimento di un articolo aggiuntivo che al suo interno contiene la norma per lo smart working al 30 giugno 2023 e una norma che riguarda invece il trattamento fiscale per i lavoratori che fanno smart working).
Intanto, però, nella proposta di legge in discussione, oltre a tutto ciò quanto caratterizzerà l’aspetto fiscale per i frontalieri (qui tutti i dettagli) si è puntato anche alla tutela delle imprese italiane. In particolare a quelle aziende che, operando sul confine e dovendo scontare la concorrenza della Svizzera, sempre più spesso vedono manodopera formata in Italia superare poi il confine perché attratta da compensi migliori.
Con questo obiettivo, nel precedente passaggio al Senato, è già stato approvato un emendamento all’articolo 10 del disegno di legge che mira ad assicurare ai dipendenti delle aziende di frontiera degli assegni integrativi sullo stipendio a titolo di premio di frontiera con l’obiettivo di “sostenere la competitività salariale rispetto ai livelli salariali oltre confine e scongiurare i conseguenti rischi di desertificazione produttiva”. In soldoni – quando arriverà l’approvazione definitiva alla Camera – le ipotesi parlano di una quantificazione di circa 200 euro netti in più in busta paga per i lavoratori nella fascia di confine. Questo strumento dovrebbe poter consentire alle imprese di confine, già stressate dal punto di vista fiscale, di arginare la fuga di manodopera.
Un commento
200€ è sicuramente meglio che niente, il problema è che è un niente rispetto agli stipendi svizzeri