L’allarme siccità, nonostante le piogge di queste ore, non accenna a placarsi. E mentre domani è previsto un vertice in Regione, l’Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani ha stilato un documento con diversi ambiti di intervento per contrastare l’emergenza. Ecco i punti principali::
Occorre subito efficientare le reti idriche che hanno perdite dal 20 al 60%. Servono 5 miliardi di euro in 5 anni. Il Paese deve investire bene le prime risorse già stanziate nel Pnrr (e altre dei Por Fesr) e anche – con i gestori del ciclo idrico integrato e le ATO – mettere “in rete le reti” comunali che in moltissime casi non sono in relazione anche per effetto di “campanilismi” da vincere. Efficientare le reti dei Comuni significa realizzare i depuratori dove non esistono, nei paesi e città che ne sono sprovvisti, con un nuovo piano di investimenti dello Stato
Pianificare invasi: Uncem lo afferma da vent’anni – vuol dire investire nella relazione tra acqua e forza di gravità – tra chi produce e chi consuma il bene – dando dunque pieno ruolo ai territori montani. Il tema “nuovi invasi”- senza semplificazioni o retorica – deve rientrare nelle partite del rinnovo delle concessioni idroelettriche delle grandi derivazioni perché serve una pianificazione territoriale vasta, oltre singoli municipi. Nelle valli alpine la risorsa idrica è quasi ovunque super sfruttata: dove facciamo oggi invasi se abbiamo condotte che attraversano longitudinalmente le valli intere? Se si pianificano invasi, occorre ripensare dove va e come è usata la risorsa, visto che l’acqua disponibile è completamente sottesa
Ripartire dalle case e dagli edifici pubblici. Rendere efficiente l’uso della risorsa idrica negli immobili della Pa – a partire dalle scuole – e dei privati cittadini significa obbligare – come per l’installazione dei pannelli fotovoltaici – a installare meccanismi per il recupero e il riuso delle acque, ad esempio introducendo un credito d’imposta al 100% per acquisto e installazione di questi sistemi, tecnologicamente avanzati, controllati digitalmente, dotati anche di intelligenza artificiale. Creare dunque le proprie piccole “riserve domestiche”. Con poche decine di euro compri una cisterna da 300 litri da mettere all’uscita della grondaia: raccogli la tua acqua ad esempio per irrigare il tuo giardino. E vale anche per i condomini.
Rendere migliore il ciclo idrico integrato è necessario chiedendo alle Regioni – da parte dello Stato – di convocare – anche con le Autorità d’Ambito – tavoli di interazione e concertazione del sistema degli Enti locali, con le Associazioni e i gestori di acquedotto, fognature, depurazione, con tutte le multiutilities. Chiedendo che il piano di investimenti annuale dei gestori sia finalizzato non solo alle grandi aree urbane, ma sia distribuito anche nelle aree interne e montane. Per questo, ogni regione deve inserire una percentuale di “ritorno” ai territori sulla tariffa che ciascuna famiglia e impresa paga al gestore, a vantaggio della protezione delle fonti idriche
Realizzare nuovi invasi a uso plurimo della risorsa idrica (potabile, energetica, antincendio, irriguo) vuol dire essere efficaci nelle modalità di concertazione e nei tempi. Troppo già è stato perso. Troppo tempo passa dall’idea alla prima pietra. Sono necessarie forti regie regionali, nel quadro dei relativi Piani delle Acque, sbloccando il “piano invasi” nazionale oggi assopito
Infine è necessario promuovere campagne di informazione sull’utilizzo responsabile dell’acqua. Nonostante le ordinanze dei Sindaci, c’è chi irriga giardini e non considera la complessità e gravità delle crisi che stiamo vivendo.
4 Commenti
Tutta l’Italia è un serbatoio a perdere di acqua potabile, non è certo la siccità dell’ultimo anno che ci ha “fatto cadere dal letto”. Sono decenni che si parla di ottimizzare le risorse e la distribuzione dell’acqua pubblica ma i “geni politici” l’unica cosa che sono riusciti a pensare è stato di “privatizzarla” consentendo ai privati di aumentare i prezzi, in alcuni casi, in modo considerevole senza pretendere l’immediato adeguamento della rete idrica, così si paga il tripo per avere lo stesso colabrodo.
No vabbè ma c’abbiamo il politeama!
La scoperta dell’acqua calda anzi caldissima. Nel frattempo si è perso 1 anno perché si doveva partire immediatamente l’anno scorso con Decreti legge quando era chiarissimo che la, siccità terribile aveva evidenziato la situazione drammatica della gestione delle acque piovane e delle falde.
Nessuno parla a tutt’oggi della situazione delle falde acquifere sottetanee che NON sono riuscite a ricaricarsi negli ultimi 2 inverni e soprattutto solo qualche coraggioso ha scritto che viene trattenuta solo 11% dell’acqua piovana!!!!!
È una situazione CATASTROFICA…. buttiamo via 89% dell’acqua piovana che finisce in mare!!!!
La magistratura trova normale questa gestione dell’acqua che è un bene comune????
Falde del basso comasco a -20 metri…