Una Como afflitta da una crescente “povertà culturale” in grado di condizionare e frenare “da troppi anni l’impegno sociale e politico”. Sono ancora una volta parole fortissime quelle messe nero su bianco dal direttore della Caritas diocesana, Roberto Bernasconi, nell’editoriale pubblicato sul sito ufficiale. Un testo che partendo dalla presentazione e dai significati della Giornata nazionale dei poveri, il prossimo 18 novembre, affronta tutti i temi di stretta attualità anche sul Lario.
In particolare, Bernasconi esprime grosse preoccupazioni per l’evoluzione – comasca e italiana – dello scenario politico e sociale. “Mi preme sottolineare – scrive il direttore della Caritas – che in questo periodo storico, a livello sia locale sia nazionale, un altro tipo di povertà sta assumendo livelli sempre più preoccupanti: è la povertà culturale che ormai da troppi anni ha condizionato e “frena” l’impegno sociale e politico”.
E ancora: “Purtroppo, questi due ambiti umani – oserei dire questi due “mondi” – sono diventati luoghi dove non ci si mette al servizio della collettività, bensì luoghi di scontro strumentale e luoghi dove il tornaconto personale spesso è l’obiettivo primario da raggiungere. Tutto ciò sta dividendo sia la comunità civile sia quella religiosa. Un grave pericolo, quindi, ci sovrasta”.
Parole sferzanti, che certamente avranno una loro eco soprattutto nei palazzi della politica ma non soltanto (chissà, forse anche in qualche ambito del volontariato, quando Bernasconi parla di “impegno sociale” e di “luoghi di scontro strumentale”).
Sul fronte dell’accoglienza, il direttore della Caritas rilancia il teme degli alloggi vuoti a Como, che potrebbero essere utilizzati a fini di assistenza e solidarietà per senzatetto e migranti, soprattutto in vista dell’imminente inverno (e contestualmente alla chiusura del centro di via Regina).
Bernasconi invoca “il coraggio di affrontare (anche a livello politico) il problema delle tante, troppe abitazioni sfitte in città, sia di proprietà pubblica sia private” oltre che “un’attenzione rinnovata verso l’accoglienza e l’ospitalità dei senza dimora che proprio in questi giorni cominciano a fare i conti con il freddo invernale e ai quali occorre offrire – come facciamo da anni – un riparo dignitoso”.
“Condividere la povertà sul territorio – aggiunge Bernasconi – significa farla propria fino in fondo, assumendoci in prima persona anche i risultati di questa condivisione che non sempre sono positivi, visti con gli occhi di una società superficiale e ridotta al possesso delle cose e non proiettata verso la realizzazione di rapporti umani veri”.
Domande e interrogativi che assumono un significato importante in vista della II Giornata Mondiale dei poveri, indetta da papa Francesco domenica 18 novembre 2018 per celebrare i valori di inclusione, condivisione e uguaglianza.
“Se viviamo la seconda Giornata Mondiale dei poveri con questa mentalità e con questo spirito, temo che questo importantissimo appuntamento sarà inutile e privo di “respiro profetico”. Certo – conclude il direttore della Caritas – ci indigneremo per l’ennesima volta per alcune povertà eclatanti evidenti a tutti, ma se non prevarrà la consapevolezza personale e non si attiverà in ognuno di noi l’impegno per cambiare le cose, ebbene tutto ciò si rivelerà una sconfitta proprio per quelle persone che a noi cristiani chiedono aiuto, rispetto e, soprattutto, coerenza. Che è il motore della nostra credibilità”.
Qui potete trovare il testo di Roberto Bernasconi in forma integrale.