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Braga (Pd): “Salva la clausola sociale”. Esultano Cgil, Cisl e Uil: “A Como salvi 10mila posti di lavoro ma ora no appalti al massimo ribasso”

“Questo pomeriggio è stato approvato in Commissione alla Camera l’emendamento che reintroduce nella legge delega in materia di appalti pubblici l’obbligatorietà della clausola sociale a tutela dei lavoratori e delle lavoratrici. Sono molto soddisfatta di questo risultato: era un obiettivo che il Partito Democratico aveva assunto come impegno prioritario, raccogliendo l’appello unitario delle organizzazioni sindacali.” Lo fa sapere la deputata comasca Chiara Braga, responsabile Transizione ecologica e infrastrutture del Pd e relatrice alla Camera del ddl delega appalti.

“Il ripristino dell’obbligo di clausola sociale – prosegue l’esponente dem – è fondamentale, perchè questo è lo strumento più efficace per proteggere nei cambi di appalto i lavoratori e le lavoratrici, in modo particolare nel settore dei servizi ad alta intensità di manodopera. La ripresa degli investimenti pubblici e la gestione di servizi pubblici essenziali non può avvenire in nessun modo a scapito della tutela del lavoro. Grazie all’emendamento approvato oggi in Parlamento è stata rimossa ogni ambiguità su questo punto e garantito che non si farà nessun passo indietro sulla validità delle clausole sociali rispetto alle norme oggi vigenti”.

Così oggi Cgil, Cisl e Uil di Como hanno fatto sapere di accogliere “con grande favore la notizia che, nel pomeriggio, è stato approvato in commissione alla camera l’emendamento che reintroduce, nella legge delega in materia di appalti pubblici, l’obbligatorietà della clausola sociale”.

Dopo il presidio davanti alla prefettura dei giorni scorsi (qui), i segretari provinciali Umberto Colombo (Cgil),  Daniele Magon (Cisl)  e Salvatore Monteduro (Uil)  hanno incontrato la deputata Braga. “Si tratta di un primo risultato soddisfacente – commentano i tre segretari – ora, però, sul tema degli appalti, dovremo aprire un confronto con le amministrazioni locali e le associazioni datoriali lariane per evitare appalti al massimo ribasso”. Sul territorio, le lavoratrici e le relative famiglie a essere interessate sono oltre 10mila. Se la clausola fosse diventata facoltativa, buona parte di queste persone, in provincia, avrebbero rischiato di restare senza lavoro.

“Si tratta – evidenziano i sindacati  in grandissima parte di lavoratrici con uno stipendio spesso poco superiore ai 500 euro, precarie,  costrette a fare ogni giorno i conti con l’incertezza del futuro e con il timore di perdere il posto. I settori  sono la pulizia, la ristorazione e la vigilanza: sono spesso impiegate negli ospedali (per esempio il Sant’Anna), nelle mense scolastiche (quelle del Comune di Como e degli altri enti locali), negli uffici pubblici, nei Comuni e fra le Forze dell’ordine. In generale, in tutti i servizi essenziali con cui i cittadini entrano a contatto”.

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