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Como, fino a 2mila pazienti per medico e ancora non bastano: l’emorragia dei camici bianchi

Medici di base che vanno in pensione e che non vengono sostituiti, colleghi che si ritrovano a gestire quasi il doppio dei pazienti per tamponare l’emergenza (che ormai è diventata, a voler ben vedere, una situazione cronica) e pazienti che si ritrovano all’improvviso, spesso a loro insaputa se non sono habitué dell’ambulatorio, senza il loro riferimento di famiglia.

Questa è la situazione, comune a tutta Italia, in cui si trova anche il nostro territorio, come conferma anche Ats Insubria.

“Le problematiche relative a Medici di Medicina Generale e Pediatri di Famiglia sono note da molto tempo e recentemente hanno cominciato a emergere anche sul nostro territorio – spiegano dalla Direzione Sanitaria di ATS Insubria – il numero di borse di studio inferiore alle necessità in epoca ante Covid unito, più recentemente, a un insufficiente numero di iscrizioni alla Formazione in Medicina Generale, hanno creato le difficoltà palesatesi negli ultimi mesi che non permettono il necessario ricambio rispetto al numero considerevole di pensionamenti degli ultimi anni”.

Che, tradotto in numeri, significa che a fronte di 113 medici andati in pensione tra 2020 e 2022, ne sono entrati in servizio solo 63, a cui se ne sono aggiunti altri 10 all’inizio di quest’anno.

E proprio per far fronte a questa “emorragia”, Ats Insubria ha intrapreso diverse azioni tra cui l’incremento del massimale fino a 2mila pazienti per i medici che operano in ambiti particolarmente critici e fino a mille per i medici in formazione già titolari di incarico (ulteriormente incrementabile a 1150 per ricongiungimento familiare o a termine). A questo si aggiungono accordi con i sindaci e i medici di specifici ambiti territoriali per favorirne la fusione in modo da garantire l’assistenza ai pazienti o le azioni svolte nei confronti delle Amministrazioni comunali affinché mettano a disposizione ambulatori a titolo gratuito o a costi agevolati, e nei confronti delle ASST affinché forniscano ambulatori ai medici all’interno delle nuove Case della Comunità o l’attivazione di ambulatori medici temporanei gestiti da medici delle Unità Speciali di Continuità Assistenziale (USCA) per sopperire alla impossibilità di individuazione di medici ai quali assegnare incarichi.

Ats Insubria, inoltre, da gennaio 2023, tra le tante strategie messe in atto per coprire gli ambiti carenti, ha anche attivato gli “ambulatori medici temporanei” per gli assistiti senza medico di medicina generale che hanno necessità urgenti come la prescrizione di ricette, giorni di malattia e consulti mentre entro marzo verrà pubblicato l’elenco degli ambiti carenti di assistenza primaria così da poter conferire gli incarichi agli eventuali interessati.

Una situazione in continua evoluzione che, però, è ancora ben lontana dall’essere risolta e che non può non provocare disagi ai pazienti, ma anche agli stessi medici come conferma Gianluigi Spata, presidente dell’Ordine Provinciale dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Como, nonché medico di base giunto recentemente al traguardo della pensione: “Ci sono colleghi che si fanno carico anche di 2mila pazienti, quando il massimo è di 1500 perché non si trovano i sostituti e non è stato neanche sufficiente il fatto di aver consentito ai medici che stanno ancora frequentando il corso di Formazione in Medicina Generale di lavorare con un massimo di mille pazienti – spiega infatti – il fatto è che il lavoro del medico sta diventando sempre meno attrattivo sia dal punto di vista economico, ma anche da quello professionale schiacciati come siamo dalla burocrazia che rende molto difficile svolgere il nostro lavoro con la necessaria tranquillità. Basti pensare che, se prima le borse di studio erano poche, oggi che sono state aumentate, solo in Lombardia non siamo riusciti ad assegnarne ben 150 per mancanza di candidati”.

E la responsabilità, secondo Spata, è della politica: “Sono stanco di vedere addossata la colpa ai medici, così come a tutto il personale sanitario – dice – da decenni abbiamo segnalato il problema della crescente carenza di medici ma nessuno ci ha mai dato seriamente ascolto. Ora però è arrivato il momento di fare sul serio e per questo faccio un appello al nuovo Consiglio regionale: le riforme si fanno non con i decreti ma con la condivisione di percorsi, coinvolgendo direttamente chi lavora sul campo. Se si continua a pensare che il medico ha solo un costo ma non un valore non si va da nessuna parte”.

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Un commento

  1. Visto che nessuno scrive nulla al riguardo lo faccio io.
    È costituzionale che ogni medico di famiglia abbia 2000 pazienti o più????
    Con 2000 pazienti il DIRITTO alla salute è garantito???
    Chi ci ha portato a questa situazione disastrosa è responsabile???
    Pagherà qualcuno per questo stato di cose??

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