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Como, il sindaco le tolse l’incarico: l’ex dirigente all’Avvocatura va dal giudice. Chiesti danni e ruolo

L’ex dirigente dell’avvocatura comunale porta in Tribunale l’amministrazione. Vicenda delicata, che va ricostruita sulla base dei pochi atti ufficiale e al netto degli omissis. Sarebbero due i ricorsi al giudice del lavoro in essere: un primo a cui la giunta ha risposto costituendosi in giudizio lo scorso 12 ottobre e poi un secondo – molto più recente e forse più pesante – datato 24 agosto 2023.

Tramite quest’ultimo si coglie la dimensione dello scontro legale, poiché l’ex dirigente dell’Avvocatura – che prima della “rivoluzione” attuata a Palazzo Cernezzi con decreto del sindaco esattamente un anno fa – chiede al giudice nell’ordine: di accertare e dichiarare l’illegittimità dei provvedimenti assunti dal Comune di Como con cui sono state modificate le sue mansioni di dirigente dell’Avvocatura comunale nel periodo dal 30 agosto 2022 ad oggi, con la contestale assegnazione di mansioni diverse da quelle di competenza; poi si chiede l’annullamento e/o l’eventuale disapplicazione dei decreto del sindaco Alessandro Rapinese rispettivamente del 30 agosto 2022, del 29 novembre 2022, del 24 febbraio 2023, del 28 aprile 2023 più, nel caso, la disapplicazione o l’annullamento degli atti legati a questi. E qui il filotto di date può aiutare a tornare a ritroso nel tempo e ipotizzare sulla base degli elementi che a presentare il ricorso sia stata l’ex dirigente dell’Avvocatura per l’appunto fino al 30 agosto 2022 Marina Ceresa, che poi andò ad Andrea Romoli Venturi mentre Ceresa fu destinata inizialmente alle sole Politiche educative.

Ma continuando sulle richieste contenute nel ricorso, viene chiesto di accertare il diritto della ricorrente all’attribuzione dell’incarico di direzione dell’Avvocatura comunale con condanna del Comune di Como, nella persona del sindaco, a procedere al conferimento; poi un risarcimento danni conseguenti alla mancata attribuzione dell’incarico di direzione dell’Avvocatura comunale a far data dal 30 agosto 2022; i danni da lesione della professionalità; i danni da perdita dei compensi professionali non percepiti dal 30 agosto di un anno fa 2022; e infine i danni per la decurtazione della retribuzione di posizione a far data dal primo maggio 2023.
La giunta ha deciso di resistere in giudizio e si è affidata all’avvocato milanese Andrea Morone, con una spesa di 13mila euro.

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9 Commenti

  1. Strano che la giunta abbia “litigato” con qualcuno..va d’accordo con tutti in città..soprattutto con chi l’ha sostenuta

  2. Grazie Sindaco per la tua costante cura ai soldi dei cittadini… ricorda che non esistono soldi pubblici ma solo soldi dei cittadini prelevati per via fiscale, ricordalo visto che li stai buttando letteralmente nei sacchi di Aprica (spero nei giorni giusti almeno) 😁

  3. La firma dei dirigenti esiste da sempre, dal periodo napoleonico perché, ripeto per gli ignoranti eo i nostalgici, va controllata la LEGITTIMITÀ EO, SEMPRE PER GLI IGNORANTI, LA LEGALITÀ DEGLI ATTI AMMINISTRATIVI.
    È OVVIO CHE PER I NOSTALGICI DI CERTI REGIMI SI VOREBBE AVERE IL POTERE ASSOLUTO CONCENTRATO NELLE MANI DEI SOLITI CONDUCATOR, DEGLI UOMINI D’ACCIAIO ETC…
    PER IL MOMENTO SIAMO ANCORA IN UNA DEMOCRAZIA SEPPUR ASSEDIATA E CONTINUAMENTE ASSALTATA E DEPREDATA DAI NOSTALGICI CHE DEVO AMMETTERE SONO SEMPRE PIÙ ORGANIZZATI, COMPATTI E PERICOLOSI.

  4. 13K€ che forse si potevano risparmiare o destinare ad altro capitolo di spesa. Poi vedremo gli ulteriori oneri.

  5. Già la Legge “Bassanini” del 97 limita drasticamente le competenze di Sindaco e Giunta imponendo il parere ultimo e la firma dei provvedimenti ai dirigenti, ora se si vieta ad un Sindaco (di qualsivoglia comune e parte politica) di spostare un Dirigente, allora aboliamo la parte politica eletta dal popolo e lasciamo governare i burocrati di stato.

    1. Mi sa che deve studiare di più, soprattutto per quanto riguarda la separazione (che andrebbe rispettata) tra l’attività politica e di indirizzo (Sindaco & C.) e l’attività di gestione (Dirigenti). Il SINDACO può ben riorganizzare “la macchina” Comunale, ma tale riorganizzazione, oltre che adeguatamente motivata, andrebbe eseguita allo scopo di migliorare l’attività amministrativa dell’Ente; aspetto, quest’ultimo, che parrebbe non essere stato raggiunto.

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