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Caval donato, mezzo morto: da viale Varese a Villa Olmo i regali che il Comune lascia andare nel degrado

Como, città generosa. Ogni anno sono decine le iniziative solidali portate avanti dalle centinaia di associazioni, onlus, club di servizio che attraverso raccolte fondi e donazioni riescono a fare qualcosa per la città e per la comunità.

Il fatto che però qualcosa piova dal cielo non significa che non abbia richiesto impegno, lavoro, dedizione. E’ quindi doppiamente fastidioso vedere come questi doni – che possono essere lavori di riqualificazione, strutture, il tempo dei volontari – vadano sprecati perché non vengono ben custoditi, protetti, valorizzati.

Una riflessione che nasce dopo aver visto le condizioni in cui versano i giochi inclusivi donati da Kiwanis Como, Leo Como Chronos, Lions Club Como Host e la classe Tusann e Fioeu 1943 dell’associazione La Stecca poco più di un anno fa e posizionati dal Comune di Como in viale Varese. In quella zona ormai imperversano gruppi di senza tetto, spesso ubriachi, che utilizzano panchine e strutture per dormire anche durante il giorno. Inoltre i giochi risultano spesso sporchi, tra il fango e le foglie dell’area verde e le lattine e le bottiglie abbandonate.

Non era certo questa la visione che speravano le associazioni quando hanno donato, spendendo una cifra considerevole, le strutture al Comune. Molto rammaricate che il proprio “dono” sia andato sprecato sono anche Famiglia Comasca e Soroptimist che nel 2014 avevano finanziato rispettivamente la messa a nuovo delle statue del parco di Villa Olmo e la fontana monumentale di Gerolamo Oldofredi di fronte alla dimora comasca.

“In quel momento stava partendo il grande progetto di rinascita di Villa Olmo finanziato da Fondazione Cariplo, quindi decidemmo di investire 15mila euro per ripulire e sistemare le statue del parco grazie alla collaborazione dei ragazzi dell’Accademia Galli – racconta la vicepresidente della Famiglia Comasca Rita De Maria – il lavoro terminò a fine 2016 ma da allora nulla è più stato fatto. Pensavamo di mettere la ciliegina sulla torta per la rinascita di Villa Olmo e invece la dimora è ancora ferma allo stesso stato e la facciata, malgrado i lavori fatti dal Comune, si sta nuovamente scrostando. E’ una vergogna, quel luogo è un gioiello ma da anni i sindaci che si sono susseguiti non le hanno voluto bene”.

Le fa eco Simona Ronzoni che all’epoca era presidente di Soroptimist: “In occasione dei 65 anni dalla fondazione del nostro club volevamo fare un bel regalo alla città e così abbiamo deciso di investire 10mila euro per la riqualificazione della fontana monumentale con l’aiuto dei ragazzi dell’Accademia Galli. Volevamo riportarla all’antica bellezza e che fosse fruibile a tutti. Avrebbe dovuto esserci la garanzia che in pochi anni tutta Villa Olmo tornasse a fiorire con il progetto finanziato da Cariplo e che la fontana continuasse a essere tutelata ma purtroppo non è stato così e ci rattrista molto”.

Foto antecedente l’intervento della Protezione Civile di Brunate

Sul sentiero di guerra per la mancata collaborazione del Comune c’è anche Pietro Berra, presidente dell’associazione Sentiero dei Sogni che ha dato vita al percorso poetico tra Como e Brunate intitolato ad Alda Merini. “Collaborare con Palazzo Cernezzi è un percorso a ostacoli – racconta – siamo partiti con questo progetto ormai cinque anni fa, abbiamo vinto il bando Come Voglio Como e posizionato i cartelli poetici sulla mulattiera. Noi facciamo le giornate di pulizia del sentiero, ma la manutenzione straordinaria e l’illuminazione sono in carico al Comune e nulla è stato fatto”.

Tanto che nei mesi scorsi, dopo alcuni atti vandalici contro i cartelli e le condizioni in cui versava il sentiero per via dei danni del maltempo, stava per buttare la spugna. “Altrove collaboriamo con grande sintonia con le Pubbliche amministrazioni, abbiamo già degli eventi in programma a Milano, Matera e in Medio Lago ma con Como, Cernobbio e Brunate, a casa nostra, non riusciamo a fare nulla. Ad un certo punto prenderemo atto di questa cosa e porteremo altrove il progetto”.

C’è perfino chi, inascoltato, quest’estate ha deciso di fare sciopero. Sono i volontari di Per Como Pulita, l’associazione che da sette anni è in città ogni domenica a pulire gli imbrattamenti e a raccogliere i rifiuti abbandonati. “In città si vede tantissima incuria – racconta il presidente Luca Baj Rossi – non riusciamo a stare dietro alla mole di rifiuti nelle aiuole, ne raccogliamo sacchi e sacchi. Ma un servizio del genere non può essere in capo solo ai volontari, servirebbe almeno qualche stradino in più ma soprattutto più controlli altrimenti si lavora per nulla. Lo stesso accade con i writers: noi puliamo e segnaliamo alla Polizia locale ma nessuno fa nulla e ogni settimana ripartiamo da capo. Per noi, che doniamo il nostro tempo alla comunità, è svilente”.

Altra vergogna: il Fondo Brunner

Doni sprecati ma anche doni mai accettati. Capita infatti che, seppur con molte difficoltà, alcune realtà cittadine riescano a raccogliere fondi per fare qualcosa per la comunità ma che alla fine, dopo anni, tutto finisca in un buco nero perché dal Comune nessuno risponde.

E’ quello che è successo ad esempio alla Classe 1954 de La Stecca che alla fine del 2019, in occasione del compimento del sessantacinquesimo anno di età, ha organizzato una mostra dal titolo “I facc de Comm” con l’obiettivo di raccogliere fondi per la rivalutazione e la digitalizzazione dell’importante fondo fotografico Brunner custodito nella biblioteca comunale di Como. Costituito da una collezione di circa 10mila cartoline e fotografie, rappresenta un patrimonio di particolare valore storico-artistico della prima metà del Novecento perché rappresenta con le sue immagini la città, la gente e il territorio.

Fondi raccolti, progetto di recupero mai partito. “Ormai un anno fa avevo fatto sapere al Comune di aver raccolto i fondi e avevo proposto un incontro per partire con il progetto ma al momento non ho ancora ricevuto una risposta ufficiale – spiega Antonella Cis de La Stecca e organizzatrice della mostra “I facc de Comm” – c’è stata qualche telefonata con gli uffici poi più nulla. Sono molto amareggiata per questa mancata risposta dopo tutto il lavoro fatto. E oggettivamente mi trovo quasi in imbarazzo a dover dire a tutti quelli che lavorarono per organizzare la mostra e acquistarono le caricature per contribuire alla raccolta fondi che non si fa nulla. Oggi avremmo dovuto essere qui a vedere i primi obiettivi raggiunti, le prime foto del fondo Brunner digitalizzate e rivalutate”.

La mostra “I facc de Comm” doveva essere il punto di partenza di una serie di eventi per raccogliere i fondi necessari a portare avanti un progetto culturale, anche dedicato alle scuole e ai giovani, che ruotasse attorno al Fondo Brunner. “Eravamo pronti ad andare avanti dopo un così positivo primo riscontro per raccogliere altri fondi – sottolinea Antonella Cis – ma è mancato un interlocutore pubblico attento con cui confrontarsi e organizzare una progettualità. Quel fondo ha un particolare valore storico sul quale si poteva lavorare con i ragazzi delle scuole per ragionare su come è cambiata e come ancora può cambiare la città di Como. Il fondo è in mano al Comune da decenni ma nulla è stato fatto”.

Proprio l’amministrazione comunale, nel 2019, lanciando la mostra con le caricature di personaggi comaschi realizzate dall’artista Massimo Sorrentino sottolineava che “attualmente questo materiale non è di facile consultazione in quanto suscettibile di grave deterioramento da parte delle manipolazioni e del tempo – prosegue la nota dell’epoca – il progetto è quello di realizzare insieme alla Biblioteca una catalogazione e digitalizzazione del materiale fotografico, rendendolo così accessibile al pubblico attraverso gli strumenti informatici”. Malgrado i fondi ci siano, tutto è rimasto sulla carta con buona pace di chi ha donato.

L’ARTICOLO CHE HAI APPENA LETTO E’ USCITO SU COMOZERO SETTIMANALE: ECCO DOVE PUOI TROVARLO

Serre di Villa Olmo, il magazzino della vergogna dove si getta il patrimonio comunale

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Un commento

  1. Sono due le domande da farsi. La prima è: il responsabile? A dire il vero, il responsabile lo si conosce già, è il Comune di Como. Ma all’interno del Comune chi sono i responsabili? L’Assessore di Fratelli d’Italia Pettignano, o l’Assessore di Forza Italia Gervasoni oppure l’Assessore al Verde della lista Insieme per Landriscina, Galli? A questa domanda si può trovare una risposta? Forse ma con molta pazienza.
    La seconda domanda è più complessa. Per quale motivo c’è gente in città che riesce ancora a giustificare questa Amministrazione? Cosa devono fare per riuscire a convincere della loro inadeguatezza quelli che ancora difendono Landriscina & C. e per difenderli continuano ad accusare “quelli di prima”? A questa domanda è possibile trovare una risposta? Assolutamente no. All’irrazionalità non serve cercare una spiegazione razionale. Si perde solo tempo.?

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