Anche quel piccolo paradiso verde che è il Giardino della Valle di Cernobbio, nato dalla passione e dalla dedizione della compianta Nonna Pupa, ha sofferto e continua soffrire dei cambiamenti climatici e del caldo fuori norma in modo particolare. E così, con il contributo anche del Comune, ora l’Associazione il Giardino della Valle decide una contromossa per arginare, o almeno adeguarsi, alle nuove condizioni climatiche. Lo fa – come spiega in questa lunga lettera il consigliere e agronomo Ernesto Mistrangelo – usando il Giardino come uno spazio di acclimatazione per specie a basse esigenze idriche, tipiche di ambienti mediterranei e aridi in genere, per capire se possono attecchire anche qui.
Di seguito, l’intervento integrale.
Nello spirito di quella missione ideale che Nonna Pupa ha trasmesso e lasciato ai suoi nipotini” (anche quelli più attempati) c’è anche il desiderio di sperimentare e proporre qualcosa di utile e innovativo che faccia sì che il Giardino non sia solo un elemento statico e immobile ma che possa servire per tutti, e non solo per chi lo visita e rimane incantato da come sia sempre vitale e resiliente nonostante le sue origini poco ortodosse e ultimamente le avversità atmosferiche che cercano di metterlo alla prova.
Quest’anno non è stato l’eccesso di acqua come a luglio di un paio di anni fa ma, al contrario, la mancanza prolungata delle piogge che ha innescato il desiderio di trovare una risposta fattibile e pregevole ad un’estate secca e arida. I mesi passati siccitosi e caldissimi hanno costretto i volontari ad un tour de force per bagnare con costanza e frequenza tutti i giorni le piante del giardino affinché non si disidratassero e morissero nonostante i tanti anni trascorsi nel giardino, tutto ciò nonostante la presenza dell’impianto di irrigazione recentemente riqualificato.
Il problema si è notato in particolare per quegli esemplari che hanno risentito in maniera negativa della perdita per ribaltamento di alcuni grossi soggetti di gelso cinese da carta (Broussonetia papyrifera) con le forti piogge che hanno fatto penetrare molta più luce in alcune parti del Giardino rispetto alle precedenti condizioni ombreggianti.
Nonostante gli sforzi dei volontari e la tanta acqua distribuita, alcuni soggetti, appartenenti a determinate specie, sono rimasti sofferenti e faticheranno a riprendersi in futuro, altri, nonostante tutto, non hanno resistito.
È dalla consapevolezza che in questi casi è inutile lottare contro i capricci della natura ma assecondarli cercando allo stesso tempo di trarne vantaggio che è derivata l’idea del Giardino di acclimatazione. In realtà sarebbe compito delle Strutture Pubbliche di Ricerca approntare questi spazi per poi diffondere la conoscenza per il bene di tutti.
Però quando il pubblico è assente o quando diventa troppo complicato far partire e sviluppare idee buone, il privato si sostituisce perché più agile e determinato. Per questo abbiamo pensato di utilizzare il Giardino come uno spazio di acclimatazione per specie a basse esigenze idriche, tipiche di ambienti mediterranei e aridi in genere, e per valutare la loro capacità di adattarsi anche nelle nostre zone controllando nel tempo i loro progressi o le loro criticità.
Riteniamo che questo sia un modo costruttivo di adattamento ad un clima che cambia. Il processo di cambiamento sarà un processo inevitabile perché dettato da esigenze climatiche contingenti poco contrastabili che, se non governato, stravolgerà i nostri giardini e le nostre aree verdi facendo sparire specie senza avere la possibilità di sostituirle se non sappiamo quali nuove specie utilizzare.
Così la ricerca si è orientata su vivai specializzati in piante mediterranee e piante tipiche di aree costiere ed interne di zone molto aride di diverse parti del mondo che possono anche resistere a temperature invernali non troppo miti.
Abbiamo così deciso di acquistare un piccolo numero di circa una settantina di esemplari (uno per specie o varietà) operando una prima scelta cercando generi caratterizzati da un certo numero di specie o varietà, tutte molto decorative, in modo da proseguire con l’idea delle collezioni botaniche e di fornire una panoramica ampia e documentata sulle alternative possibili perché i nostri giardini rimangano sempre vitali e pregevoli nonostante il caldo e la siccità.
Le essenze delle zone più problematiche perché più difficili (per calore, scarsità di acqua, forte insolazione) sono paradossalmente in numero maggiore rispetto a quelle che crescono in zone temperate dove il clima non è così limitante. La scelta quindi è stata molto facilitata per un ventaglio di essenze abbastanza ampio anche se poco conosciuto. Quest’autunno dunque metteremo a dimora queste specie:
– 13 specie e varietà di Euphorbia
– 23 specie e varietà di Phlomis
– 10 specie e varietà di Santolina
– 23 specie e varietà di Teucrium.Come possiamo osservare si tratta di un piccolo gruppo ma molto ben diversificato e significativo, dotato di grande pregevolezza che troverà grandissimo apprezzamento. Nonostante non abbiamo uno spazio così ampio come quello di altri colleghi più illustri e famosi, a noi vicini, riusciamo a compensare la minore fama con questa scelta e proposte pratiche che siamo sicuri saranno molto accettate e apprezzate.
Invitiamo i nostri visitatori non solo a segnalarci quali tra queste nuove essenze hanno destato il loro apprezzamento ma anche se la nostra proposta riscuote il loro consenso così da spronarci in futuro a proseguire su questo indirizzo.
Il “climate change” che sia di sprone a migliorarci e a non abbatterci. Non possiamo contrastare la natura, perderemmo sicuramente, facciamo invece tesoro delle criticità. I nostri giardini ce lo chiedono con insistenza e da tempo! L’acquisto delle piante sarà rimborsato all’associazione il Giardino della Valle dal Comune di Cernobbio in relazione alla convenzione siglata nel 2021 che comprende anche l’istituto professionale San Vincenzo di Albese.
Per l’associazione il Giardino della Valle
Dr. Agr. Ernesto Mistrangelo, consigliere