Si profila una serata dai toni clamorosi, oggi, in consiglio comunale a Como. Ricordate il rebus sul numero esatto di consiglieri necessari a considerare la maggioranza assoluta dell’assemblea cittadina?
Ci si era lasciati alla fine della seduta del 5 dicembre scorso con il consiglio andato a casa a mani vuote perché, d’improvviso, il segretario generale facente funzione Marina Ceresa (a sinistra nella foto sotto) irruppe nella discussione affermando che la maggioranza assoluta non era formata da 17 consiglieri su 33 (32 più il sindaco), bensì da 18. Una interpretazione inedita, ma soprattutto non un puro dettaglio tecnico: in ballo c’è l’approvazione della delibera sulla Commissione speciale Sicurezza che vede la maggioranza spaccata in due con Forza Italia a favore assieme alle opposizioni e il resto del centrodestra contrario (Lega, Insieme, FdI). Il punto è che i forzisti sommati alle minoranza – salvo giravolte dell’ultimo minuto o assenze – hanno esattamente 17 voti.
Una cifra che però potrebbe non bastare per il “golpe”, poiché secondo la dirigente comunale la maggioranza assoluta non è 17 ma 18. Per la “assoluta”, infatti, secondo Ceresa non basta la metà dei consiglieri più uno (cioè 17). Il calcolo esatto sarebbe un altro: divisione in due del totale dei consiglieri (dunque 16,5 su 33) a cui poi aggiungere il fatidico +1. Arrivati a 17,5 non si potrebbe arrotondare per difetto la cifra, bisognerebbe spingersi al decimale superiore per avere il risultato definitivo. E così ecco quota 18 (cioè la quota che non permetterebbe a Forza Italia e opposizioni al completo di approvare la Commissione speciale sulla Sicurezza).
La scorsa settimana le proteste su questa “nuova” interpretazione non mancarono da gran parte dei consiglieri (in particolare in opposizione) e pare che il gruppo di Alessandro Rapinese questa sera sia pronto a presentare una propria ricerca nella quale si ribadisce che la maggioranza assoluta – necessaria per approvare la delibera sulla Commissione Sicurezza – sarebbe 17 come sempre ipotizzato.
Ma il parere del segretario generale afferma inequivocabilmente che la cifra fatidica della maggioranza assoluta è 18. Soltanto con una eventuale scappatoia, scrive Ceresa: “Fermo restando che il consiglio comunale, nell’ambito dell’autonomia regolamentare ad esso riconosciuta dall’articolo 38 del Testo unico degli enti locali, potrebbe legittimamente darsi un criterio diverso attraverso apposita modifica regolamentare o procedimento di interpretazione autentica”.
QUI POTETE LEGGERE IL PARERE INTEGRALE
C’è da scommettere, però, che l’atmosfera in aula questa sera sarà tesissima.
6 Commenti
Concordo con Legnani. Ho fatto il Presidente del Consiglio Comunale di Como per 4 anni, dal 1998 al 2002. Allora i segretari comunali e i vice avevano la S maiuscola. Se avessi ricevuto un parere come quello in questione, l’avrei utilizzato per farne coriandoli a carnevale. Ma questa è tragedia, non comicità.
Non vi è alcun dubbio che nel caso di collegi con un numero dispari di componente la maggioranza assoluta è pari alla metà dei componenti del collegio con arrotondamento al numero superiore. E quindi 33: 2 = 16,5 arrotondato a 17. E tale conclusione, prima ancora che giuridica, è matematica. Se 17 componenti del collegio sono a favore di una delibera, la somma di tutti gli altri componenti, indipendentemente dal voto espresso (contrario, astenuto, bianco o nullo), sarà pari a 16; e quindi inferiore ai 17 favorevoli.
L’errore nel parere è affermare che per maggioranza assoluta s’intende “la metà + 1” dei componenti l’organo collegiale.Nessuna norma di legge afferma però che la maggioranza (assoluta o relativa) si determini così; neppure le sentenze citate nel parere che prevedono solo l’arrotondamento per eccesso senza preventivamente sommare “+ 1” al risultato. La “metà + 1” è infatti espressione di uso comune, utilizzata per semplificare, ma priva di qualsiasi rilevanza giuridica.
Sarà malizioso ma questa interpretazione pare un po spintanea… da parte della maggioranza..
Infatti è un’interpretazione che non tutela affatto la minoranza, come invece prescrive gran parte della Giurisprudenza, stabilendo di arrotondare al ribasso. Si vuole disapplicare la regola generale contenuta nell’art. 77 del vigente Regolamento, equiparando la parola “votanti” con quella di “presenti”; in realtà tale regola generale di calcolo contenuta nell’art. 77 a mio modesto parere deve essere applicata, per analogia, per calcolare la maggioranza di qualsiasi tipo di votazione. È una interpretazione del tutto restrittiva equiparare i “votanti” ai “presenti”. L’art 77, comma 1, secondo periodo, contiene una regola, un principio generale su come calcolare la maggioranza nelle votazioni in caso i votanti siano in numero dispari. E tale regola vale sia che i consiglieri siano tutti presenti (in tal caso la maggioranza semplice corrisponderà alla maggioranza assoluta) sia che non siano tutti presenti. Ovvio che in caso di maggioranza semplice per calcolare la stessa si farà riferimento esclusivamente ai presenti mentre in caso di maggioranza assoluta si farà riferimento agli aventi diritto di voto.
L’ art.77 comma 1 del vigente Regolamento per il Consiglio Comunale testualmente recita:
“Salvo che per i provvedimenti, espressamente previsti dalle leggi o dallo Statuto, per i
quali si richiede un “quorum” speciale di maggioranza di voti, ogni deliberazione del
Consiglio Comunale si intende approvata quando abbia ottenuto il voto favorevole della
maggioranza dei votanti, ossia un numero di voti a favore pari ad almeno la metà più uno
dei votanti. Se il numero dei votanti è dispari, la maggioranza assoluta è data da un numero
di voti favorevoli che, raddoppiato, dà un numero superiore di una unità al totale dei
votanti.”
Ne deriva che il ragionamento contenuto nel parere è totalmente errato, visto che in caso di numero di votanti dispari questo non deve essere diviso per due per poi aggiungere una unità e poi procedere con gli arrotondamenti; la procedura corretta è diversa; va trovato quel numero che, raddoppiato per due, da come risultato un numero superiore di una unità del totale dei votanti. Totale votanti: 33. Numero superiore di una unità: 34. Quindi è palese che la maggioranza si raggiunge con 17 voti: infatti 17 per due fa proprio 34! Per la Ceresa, invece, no. Peccato che 18 per due faccia 36, ovvero un numero superiore di ben 3 unità rispetto al totale dei votanti!
Tutti a casa, ma subitoooooo!
Io chiederei se nel caso in cui il gruppo di Forza Italia fosse stato di 6 elementi anziché 5 la maggioranza assoluta sarebbe stata di 18 oppure si sarebbe alzata a 19.