Destagionalizzare e digitalizzare. Sono due coordinate utili per cercare di creare una Como turistica più vivibile e meno caotica di quella vista e vissuta dai residenti durante l’estate appena trascorsa. I numeri record dei visitatori arrivati sul lago evidenziano da un lato una grande soddisfazione per gli operatori e certificano il valore del territorio e della sua offerta ma dall’altro sottolineano anche una crescita incontrollata del fenomeno turistico che – è sotto gli occhi di tutti – ha generato anche dei disservizi e delle storture inconciliabili proprio con una destinazione tra le più ambite dai turisti di tutto il mondo.
I casi recenti trattati in modo dettagliato da ComoZero, partendo dalle code infinite per salire su un battello o prendere la funicolare sono solo degli esempi.
La stagione estiva racconta anche di una crescita enorme e a tratti incontrollata del sistema extra alberghiero con il proliferare di camere in affitto in centro, collocazioni che talora si sottraggono ai controlli generando una difficile convivenza, a volte, tra i còndomini dei palazzi stessi e i visitatori. Ma anche di un servizio taxi impossibilitato, per i numeri limitati di vetture in circolazione, a garantire e le tantissime richieste dei turisti ansiosi di spostarsi (qui le cronache).
Per cercare di dare dei limiti entro i quali lavorare e per ripensare e sviluppare un approccio mirato al turismo e a un’offerta adeguata di servizi, utile a Como così come in altre realtà che hanno visto crescere la loro attrattività, abbiamo contattato la docente dell’Università dell’Insubria, Roberta Minazzi, del Dipartimento di diritto economia e culture. “Spesso se una meta è molto gettonata, come può essere stata Como nella passata estate, i turisti dopo aver provato a prenotare una stanza in albergo, hanno poi ripiegato su sistemazioni come le camere in affitto, facendo schizzare le presenze. Si tratta di una realtà che abbiamo già fotografato in molte altre città dove, esaurita l’offerta diciamo tradizionale, si è assistito a un boom di quelle cosiddette sistemazioni extralberghiere. Importante sarebbe, per mantenere un certo controllo sulla realtà e allo stesso tempo per creare un interesse ancora maggiore per una destinazione, lavorare per destagionalizzare. Ovvero fare in modo che la destinazione Como, in questo caso, sia appetibile anche durante gli altri mesi dell’anno, non solo in estate”.
Un lavoro che sul territorio è da tempo al centro del dibattito e che “deve necessariamente prevedere sinergie tra soggetti privati e pubblici. Hotel, servizi vari – il primo pensiero va al servizio taxi – così come il sistema di trasporto pubblico, senza tralasciare l’offerta culturale e di intrattenimento devono essere studiate e coordinate. Bisogna insomma fare squadra. Spalmando l’’attrattività su più mesi si crea un interesse sempre maggiore e i tanti problemi che si possono avere da un mole incontrollata di persone in arrivo in un periodo concentrato, verrebbero diluiti. L’impegno deve però accomunare tutto il territorio”, spiega la professoressa che aggiunge anche come un tale lavoro “potrebbe poi consentire la scoperta, da parte dei visitatori, anche di altre zone della provincia. Non solo Como e il lago ma anche tutto il resto. E ovviamente destagionalizzando tutti i vari servizi sarebbero fruibili senza problemi dai turisti”.
Altro aspetto cruciale: lavorare senza sosta per la digitalizzazione. Non è infatti possibile dover fare ancora la coda fisica per acquistare un biglietto del battello o della funicolare “ma solo con la piena disponibilità di tutti questi e altri servizi on line, a portata di click, si potrà veramente far spostare rapidamente il visitatore senza intrappolarlo in code o in problemi di varia natura”. La conclusione punta poi anche sulla necessaria formazione delle figure professionali del futuro in questo comparto. “Bisognerà affidarsi sempre di più a veri e propri manager del turismo, dell’ospitalità. Ecco perché è necessario studiare per avere queste competenze”.
E proprio all’Università dell’Insubria a breve partirà la prima Laurea Magistrale in Hospitality for sustainable tourism development. “Abbiamo molti studenti stranieri già iscritti. Questa laurea si propone proprio di formare i manager del futuro nel business dell’ospitalità a livello nazionale e internazionale. Le competenze acquisite forniscono ai laureati gli strumenti necessari per progettare e commercializzare beni e servizi del settore turistico, ideare e gestire eventi di promozione del territorio in chiave turistica e di valorizzazione della cultura, con particolare attenzione alla sostenibilità ambientale”, chiude Minazzi.