C’è molto di più negli atti ufficiali con cui il Comune di Como ha cacciato l’azienda siciliana Helios Consorzio Stabile Società Consortile dall’appalto per rifare i giardini a lago, rispetto alla pur comprensibile sintesi della nota stampa ufficiale.
Scorrendo il ‘film’ della vicenda, infatti, si scopre che la crisi di quel lavoro era già evidente all’amministrazione da ben prima del febbraio scorso, cioè quando venne concessa all’impresa la proroga per concludere il 24 aprile prossimo un cantiere in realtà ancora, anzi, già in altissimo mare. E che ora, per l’appunto, si è arenato in attesa dell’individuazione di un nuovo soggetto che possa portare a termine i lavori.
Già non molto dopo il 15 febbraio 2024 – giorno di consegna materiale dei lavori all’impresa, con termine di conclusione al 9 febbraio 2025 – l’amministrazione aveva intuito che le cose non andavano nel verso giusto. Nessuna sorpresa caduta dal cielo, insomma.
Si legge infatti dai documenti con cui Palazzo Cernezzi ha licenziato l’azienda che “nel corso del rapporto contrattuale il Direttore dei lavori riscontrava inadempimenti e scarsa produttività di cantiere, mancata redazione di un cronoprogramma con le indicazioni dei tempi di realizzazione delle attività lavorative e delle corrispondenti risorse da impiegare, nonché della fornitura dei materiali, tali da dover impartire numerosi ordini di servizio all’appaltatore“. Un quadro già devastante, insomma, ben prima della traumatica fine del rapporto ufficializzata oggi.
E infatti, si legge ancora che “trascorsi oltre 8 mesi dall’inizio dei lavori”, “la conduzione dell’appalto, da parte dell’impresa esecutrice, [risultava, ndr] fortemente deficitaria“. Lo dimostra il fatto che già il 6 novembre 2024 il Comune di Como era stato costretto a firmare un ordine di servizio “al fine di dare la possibilità all’Appaltatore di recuperare, gradualmente, il notevole ritardo accumulato” stabilendo “un termine (20 dicembre 2024) entro il quale, l’appaltatore avrebbe dovuto adempiere a quanto declinato”. Insomma, ben prima di Natale le cose – nella ricostruzione del Municipio – sembravano se non compromesse, quasi.
Nonostante ciò, a inizio 2025, arrivò poi ancora la già citata proroga di 74 giorni “stabilendo un nuovo termine per l’ultimazione dei lavori al 24 aprile 2025”. Dilazione risultata assolutamente vana.
Eppure, a dispetto di queste macroscopiche e premature evidenze, il processo così difficile e accidentato non è stato indolore per le casse comunali e dunque per le tasche dei comaschi: nel maggio 2024, infatti, era “stato dato avvio alla procedura di liquidazione dell’anticipazione del 20% dell’importo contrattuale, pari a € 370.597,23 oltre IVA del 10%, a favore dell’appaltatore“, cifra che forse solo in parte sarà recuperato (oltre che dal possibile contenzioso legale) con le penali eventualmente applicate dall’amministrazione.