Continua a suscitare discussioni – e soprattutto dispiaceri sul piano umano – il voto contrario della lista Rapinese Sindaco (tranne Milo Casati), su diretta indicazione dello stesso primo cittadino, alla mozione presentata dal Pd per dedicare un luogo di Como a Giuseppina Panzica e ai finanzieri Gavino Tolis e Paolo Boetti che a Ponte Chiasso salvarono la vita a ebrei e perseguitati dai nazifascisti. A dispetto delle motivazioni addotte dallo stesso Rapinese su contatti in corso in particolare con la Guardia di Finanza per concordare una intitolazione, il no categorico e polemico dell’amministrazione al documento dell’opposizione è sembrato anche agli stessi discendenti degli Angeli di Ponte Chiasso qualcosa di poco motivato e incomprensibile.
A testimoniarlo, oggi, arriva anche la lettera di Maria Grazia e Annamaria Boetti, figlie del Maresciallo Paolo Boetti, che pubblichiamo integralmente di seguito.
Egregio Sig. Sindaco,
siamo Maria Grazia e Annamaria Boetti, figlie del Maresciallo Paolo Boetti, uno dei tre “Angeli del Bene” di Ponte Chiasso, che proprio in questi giorni è stato, suo malgrado, al centro di una sorta di bagarre politica, come abbiamo avuto modo di apprendere dalle notizie stampa.
Siamo molto dispiaciute per quanto è accaduto poiché dalla città di Como, ove si consumò l’eroismo di nostro padre nonché quello di Giuseppina Panzica e del povero Gavino Tolis, trucidato a Mauthausen, ci saremmo aspettate maggior riconoscimento per il coraggio e l’abnegazione di questi tre “Angeli”.
Siamo grate alla Consigliera Patrizia Lissi e ai suoi colleghi, per aver voluto proporre l’intitolazione di un luogo pubblico ai tre “Eroi di Ponte Chiasso”, nonché al Colonnello Gerardo Severino della Guardia di Finanza, firmatario delle relazioni ufficiali che hanno portato al conferimento delle tre Medaglie d’Oro al Merito Civile, grazie al quale è stato possibile ricostruire le vicende che hanno coinvolto queste tre figure.
Ci rammarichiamo, soprattutto, che questa vicenda abbia assunto una connotazione politica.
In realtà, le vicende che hanno visto coinvolto nostro padre, Giuseppina Panzica e Gavino Tolis sono completamente avulse dal contesto politico, nell’accezione che qui viene espressa.
Si tratta di persone che, nonostante gli obblighi imposti dalle leggi dell’epoca, fecero prevalere su tutto i più alti valori dell’altruismo, della solidarietà, della prossimità e della fede, pagandone personalmente il duro prezzo. Persone che, mantenendo la propria umanità e spirito critico, nonostante gli avvenimenti circostanti, hanno contribuito a rendere grande e libera la nostra Italia!
Queste le parole con cui il Colonnello Gerardo Severino (a cui non smetteremo mai di esprimere la nostra gratitudine per aver portato alla luce le gesta di nostro padre), nel libro “Sopravvissuta a Ravensbrück”, descrive i tre “Angeli di Ponte Chiasso”:
“Giuseppina e Gavino, così come il nobilissimo Maresciallo Paolo Boetti, avevano sposato la vera Fede dell’Altissimo: la stessa Entità Celeste alla quale – ne siamo certi – gli stessi Eroi del bene s’affidarono al momento del trapasso. Che Iddio abbia, dunque, in gloria le anime generose di questi tre veri Cristiani; di queste tre gloriose Medaglie d’Oro al merito civile, riscatto ed esempio per gli italiani di oggi.” (cit. pag. 145)
La vita e l’esempio di questi italiani nella storia dovrebbero insegnarci, innanzitutto, il rispetto della persona umana e non a dividerci in fazioni contrapposte, magari sulla base di posizioni ideologiche, più o meno condivise e/o condivisibili… Dovrebbero insegnarci che la scelta che fa la differenza è quella del rispetto della vita altrui, il resto viene da sé!
In tale ottica prendiamo amaramente atto della scelta contraria della Sua amministrazione.
Maria Grazia e Annamaria Boetti