Un momento di condivisione, responsabilità e speranza ha fatto da cornice alla presentazione di due importanti progetti educativi nati a Como grazie all’associazione LabOratorio dei Talenti Aps. Iniziative che rispondono a un’emergenza educativa sempre più urgente, emersa dall’ascolto diretto dei giovani e dal lavoro congiunto di scuole, università, istituzioni religiose e civili.
Il primo progetto è un sondaggio ideato e promosso proprio dai ragazzi per i ragazzi. Più di 4.000 studenti di sei scuole della città sono stati coinvolti, con 1.612 risposte raccolte. Un’indagine spontanea, non scientifica, che ha tuttavia fatto emergere chiaramente il bisogno di spazi educativi e figure di riferimento per le nuove generazioni. “Il nome del progetto: Simposio, lo hanno scelto i ragazzi – ha raccontato Don Fabio Melucci, coordinatore della pastorale giovanile vicariale di Como e ideatore del LabOratorio dei Talenti – È stato un lavoro paziente e creativo, frutto dell’entusiasmo dei giovani che hanno costruito il sondaggio con le loro mani. È un lavoro fatto da loro per loro. Oggi presentiamo i risultati con i nostri dirigenti scolastici”.
Il sondaggio
I risultati del sondaggio parlano con chiarezza e restituiscono l’immagine di una generazione che desidera essere ascoltata e accompagnata. Più di 1.015 studenti (63%) chiedono spazi tranquilli e accoglienti dove trascorrere il proprio tempo libero. Un bisogno che Padre Massimo Vaquer, vice rettore dell’Istituto Pontificio Collegio Gallio, ha ben sintetizzato affermando: “I ragazzi vogliono essere ascoltati, non sono solo per il divertimento, ma cercano anche una formazione reale, e questo sondaggio ha toccato proprio quei punti”.
Ancor più numerosi, 1.031 giovani (64%), hanno espresso il desiderio di un luogo dove trovare da mangiare a prezzi accessibili. Si tratta di una richiesta concreta e basilare, segno che il bisogno educativo si intreccia anche con aspetti materiali e relazionali. Come ha ricordato Cristina Caprani, coordinatrice delle attività didattiche ed educative dell’istituto Canossiane: “Un giorno si sono presentati in ufficio con il sondaggio: erano entusiasti e motivati. Sono loro il vero motore. Noi adulti dobbiamo esserci, offrire orizzonti di speranza e trasmettere la passione per questa responsabilità educativa”.
Il 39% degli intervistati (627 studenti) ha inoltre evidenziato la mancanza di spazi adatti per studiare in compagnia, sottolineando la difficoltà nel trovare ambienti favorevoli alla concentrazione, spesso assenti anche nelle abitazioni private. Una questione sollevata con forza anche da Gianluca Mandanici, dirigente dell’Isis P. Carcano: “Abbiamo indagato e una delle cause della dispersione scolastica è il non trovare uno spazio fisico adatto allo studio. Questi luoghi un po’ formali come la scuola, non attraggono”.
Infine, 838 giovani (52%) si sono detti interessati a strumenti di formazione e comunicazione come i podcast, segno della volontà di apprendere e comunicare in modo nuovo e creativo. Questi dati, nati da un’iniziativa spontanea e partecipata, costituiscono una preziosa mappa dei bisogni percepiti dai giovani comaschi. Come ha ribadito Vincenzo Iaia, dirigente del Liceo T. Ciceri: “Negli anni ho visto un progressivo allontanamento dei ragazzi dall’oratorio. Questo progetto intercetta i loro bisogni in modo diretto. Le problematiche giovanili sono importanti e partecipare a questa iniziativa è stato fondamentale”.
Tra loro, il dirigente del liceo A. Volta e reggente del Caio Plinio, Angelo Valtorta, ha sottolineato come l’emergenza educativa abbia ricadute concrete sugli studenti: “Il Laboratorio dei Talenti può fare davvero la differenza. Come scuola laica abbiamo aderito con entusiasmo, perché obiettivi e valori sono condivisi e possono essere un inizio di un cammino positivo per tutta la società civile”.
Una nuova proposta formativa all’Insubria
L’ascolto si è dunque trasformato in progettualità concreta, e grazie al Master promosso dall’Università dell’Insubria, supportato da numerosi attori del territorio, si apre ora la possibilità di formare educatori professionali capaci di rispondere con competenza e umanità a questa emergenza educativa. “Questa offerta formativa è parte della missione dell’università – ha spiegato il professor Umberto Piarulli prorettore vicario dell’università Insubria– costruire competenze per il territorio, valorizzare le conoscenze e calarle nella realtà. Prendersi cura delle persone significa anche questo”. La professoressa Elisabetta Moneta Mazza, coordinatrice didattica del Master, ha precisato: “Educare significa ‘condurre fuori’ le potenzialità delle persone. Il termine ‘comunità’ richiama il ‘munus’, cioè il dono. E la nostra proposta vuole essere un dono fatto insieme. La dimensione interculturale non è solo una convivenza di culture, ma un reale scambio reciproco. La collaborazione è il fondamento di questo progetto”. Il percorso formativo partirà a ottobre, con un minimo di 10 iscritti, ma è aperto anche agli uditori che seguiranno lo stesso programma, compresi gli esami, e riceveranno un attestato che certifica la frequentazione del corso. Con questo Master è possibile ottenere la doppia laurea in quanto si può seguire contemporaneamente un altro corso, purché non sia a frequenza obbligatoria.
Roperto: “L’obiettivo è aiutare i ragazzi”
A portare la voce delle istituzioni, il vicesindaco Nicoletta Roperto ha ringraziato gli organizzatori: “Sono stata insegnante e conosco le difficoltà quotidiane. L’obiettivo è aiutare i ragazzi a contrastare il disagio giovanile, offrendo strumenti per una maggiore autonomia”. Anche l’assessore Chiara Bodero Maccabeo ha confermato la disponibilità dell’ente a mettere le proprie competenze a servizio dei giovani: “Il Comune è un’istituzione a disposizione di tutti”.