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Como e i collaboratori domestici: 52.4% colf, 47.6 badanti. Il 74% straniero. La regione vara il bonus ‘assistenti familiari’

In Lombardia, in materia di collaboratori domestici, si registra una richiesta maggiore di colf e baby-sitter (59,7%) rispetto a quella di badanti per gli anziani (40,3%). È quanto emerge dai dati diffusi dall’Inps ed elaborati da PoliS-Lombardia, l’Istituto regionale per il supporto alle politiche della Lombardia, che ha analizzato la situazione del lavoro domestico in tutte le province per il 2022. Con 174.000 (il 19,5% del dato nazionale) lavoratori domestici dichiarati, la Lombardia è la regione con il maggior numero di addetti. In ogni area geografica regionale prevale la presenza di personale di origine straniera con punte rilevanti nell’area metropolitana di Milano l’84%, Brescia il 76,1%, Mantova il 77,3% e Bergamo il 76,1%. Guardando al dato territoriale, Milano e l’area metropolitana, compresa Monza Brianza, con 101.338 addetti, assorbe più della metà del fabbisogno regionale.

ASSESSORE LUCCHINI: REGIONE IMPEGNATA CON IL ‘BONUS ASSISTENTI FAMILIARI’

“Regione Lombardia – spiega l’assessore alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari opportunità Elena Lucchini – è particolarmente attenta a questo settore. La Giunta ha destinato due milioni di euro per il ‘Bonus Assistenti familiari’ e per ‘l’implementazione registri e sportelli’. La Lombardia ha inteso così valorizzare e sostenere il lavoro di assistenza e cura svolto dagli assistenti familiari in aiuto e tutela delle persone fragili e dei loro cari. Abbiamo favorito l’incontro tra la domanda di servizi domiciliari di cura e l’offerta di lavoro da parte degli assistenti familiari. In particolare, il Bonus Assistenti Familiari, richiesto da 600 persone, ha un valore di 2.000.000 euro”.

La richiesta di colf, babysitter e altri collaboratori rispetto a quella di badanti per anziani, è molto marcata nell’area milanese (quasi due collaboratori su tre) mentre nel resto della regione il divario si assottiglia e addirittura, si inverte nelle province di Sondrio e Lecco uniche dove prevale la richiesta di badanti.

L’indagine evidenzia come nel 2022 il settore delle collaborazioni domestiche, a livello nazionale, ha registrato una flessione occupazionale rispetto al 2021. Si è passati da 961.358 del 2021 a 894.000 del 2022. Anche la Lombardia si presenta nel decennio in flessione -3,5% (pari a -6.409 addetti).

Coinvolte gran parte delle province lombarde, in particolare Brescia e Mantova. Tiene, invece, Milano e la sua area metropolitana che si presentano nel decennio in leggera controtendenza +1,6%.

LA MAPPA DEI COLLABORATORI DOMESTICI IN LOMBARDIA, OLTRE IL 70% DEGLI ADDETTI NON È ITALIANO

– Como: 8.064 addetti; il 47,6% badanti e il 52,4 % colf. Il 26% italiano e il 74 % straniero.

– Milano e Monza Brianza: 101.338 addetti, il 35,7% badanti e il 64,3% colf. Il 15,2% italiano e l’84,8% straniero.

– Bergamo: 13.186 addetti; il 45,7% badanti e il 54,3% colf. Il 23,9% italiano e il 76,1% straniero.

– Brescia: 16.199 addetti; il 42,9% badanti e il 57,1% colf. Il 22,6% italiano e il 77,4% straniero.

– Cremona: 3.614 addetti; il 47,7% badanti e il 52,3% colf. Il 28,7% italiano e il 71,3% straniero.

– Lecco: 3.832 addetti; il 52,6% badanti e il 47,4% colf. Il 28,4% italiano e il 71,6% straniero.

– Lodi: 2.303 addetti; il 45,4% badanti e il 54,6% colf. Il 26 % italiano e il 74% straniero.

– Mantova: 5.330 addetti; il 47,6% badanti e il 52,4% colf. Il 22,7% italiani e il 77,3% straniero.

– Pavia: 6.715 addetti; il 42,1% badanti e il 57,9% colf. Il 27,3% italiano e il 72,7% straniero.

– Sondrio: 1.606 addetti; il 64,6% badanti e il 35,4% colf. Il 35,9% italiano e il 64,1% straniero.

– Varese: 12.376 addetti; il 49,6% badanti e il 50,4 % colf. Il 26,4% italiano e il 73,6% str

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Un commento

  1. A parte il refuso nel titolo (54,4%), la situazione rilevata evinge quanto la nostra città e provincia abbia bisogno di assistenza alla persona. L’aumento dell’età media e quindi di conseguenza maggiore richiesta di assistenza domiciliare, la quale è disattesa da molti comuni avendo fatto tagli al bilancio soprattutto alla voce assistenza sociale. Con conseguente riduzione del personale operativo e assistenza sia nella qualità, sia nella quantità.

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