Cosa significa davvero fallire? È possibile trasformare la paura di sbagliare in un punto di forza? A queste domande hanno risposto con coraggio, cuore e verità i ragazzi delle scuole superiori di Como ospiti del TEDxYouth@LakeComo, evento che ha raccolto storie di errori, cadute, paure, ma anche rinascite, consapevolezze e nuove direzioni.
Oggi ad aprire i lavori al Teatro Sociale sono intervenuti Dario Cardile, organizzatore del TEDxYouth@LakeComo, Gerolamo Saibene, presidente della cooperativa sociale Sim-Patia di Valmorea che nel 2009 ha fatto nascere TEDxLakeComo, il primo in Italia e Barbara Minghetti, vice presidente del Teatro Sociale di Como. Minghetti ha dato il benvenuto con emozione e umorismo: “È bellissimo vedere questo teatro pieno di ragazzi. Quando mi hanno parlato del titolo, Il valore dell’errore, ho pensato fosse geniale.
L’errore è parte della vita quotidiana, io, per esempio, ho divorziato due volte e mi sono sposata tre. Ho sofferto, certo, ma ora riesco a vedere anche i lati positivi”. Un invito, il suo, a riconoscere gli sbagli come occasioni di consapevolezza e trasformazione. Altrettanto semplice e potente è il messaggio di Cardile ai ragazzi di oggi: “Viviamo in un mondo in cui non dobbiamo avere paura di sbagliare. L’importante è non mollare mai, nell’amore, nello sport e nella vita”. L’errore diventa quindi un’opportunità, un momento da vivere e condividere, non da temere.
L’energia dei giovani: storie che ispirano
Sono tanti i ragazzi che si sono alternati sul palco, portando esperienze personali autentiche e profonde. Il primo a intervenire è stato Gregorio Borgno, studente dell’istituto superiore Giuseppe Terragni, classe 4°BM: “Mi hanno sempre detto che l’adolescenza è il periodo più bello della vita, ma anche che non è sempre felicità. Ci sono anche tante prime volte negative. A 14 anni ero un ragazzo normale, credevo che tutto andasse bene. Ma ero insicuro, timido, e la mia felicità dipendeva molto dalle persone attorno a me“. Gregorio ha spiegato che c’è stato un momento in cui ha cambiato modo di vedere le cose, ed è stato grazie a questa frase: se insegui le farfalle, non le prenderai mai. Ma se costruisci un giardino, le farfalle arriveranno. “Ho capito che dovevo costruire me stesso. Molti pensano che volersi bene sia sinonimo di vanità. Invece è l’opposto: la maggior parte di noi sa benissimo cosa non sa fare, ma fa fatica a riconoscere i propri talenti. Ora sto costruendo il mio giardino e se anche nessuna farfalla dovesse arrivare, almeno avrò un giardino meraviglioso”.
DSA, riprogrammarsi ad imparare
Un’altra studentessa, Letizia Lando, ha dato voce a tutti quegli studenti che, durante il difficile periodo scolastico segnato dal Covid, si sono sentiti soli o incompresi. In particolare, ha raccontato come proprio in quel contesto sia emersa la sua diagnosi di discalculia, portando alla luce le difficoltà spesso invisibili vissute da molti ragazzi. “Ho sempre amato imparare ma poi è arrivata la pandemia. Le lezioni erano fredde, lo schermo ci separava e così l’ansia è cresciuta. Speravo che gli errori si risolvessero con un po’ più di impegno, ma i risultati restavano sempre gli stessi, nonostante ore e ore di studio. Una professoressa mi prese da parte e mi chiese se avessi mai pensato a un disturbo specifico dell’apprendimento. La diagnosi fu discalculia. Pensavo che mi avrebbero vista in modo diverso ma in realtà ero io a vedermi diversamente. Avevo paura di deludere gli altri ma soprattutto me stessa”. Poi è arrivata la svolta: la diagnosi non era una condanna, ma una risposta. “Mi ha permesso di conoscere meglio me stessa e costruire un nuovo metodo di studio. E i risultati sono arrivati. Ognuno ha il diritto di essere diverso. Mi piace ancora imparare, solo che ora lo faccio in modo diverso”.
Alle farfalle piacciono gli sbagli
“Quando è stata l’ultima volta che avete avuto paura di commettere un errore? E perché avevate paura? La paura di sbagliare: da dove nasce?”. Sono queste le grandi domande da cui è partita la riflessione di Sophie Cerella, studentessa dell’International School of Como. “Gli esseri umani sono creature produttive, ci piace fare le cose bene ma al tempo stesso temiamo che qualcosa andrà storto, che falliremo”. Eppure la storia racconta altro: gli errori sono spesso alla base delle più grandi innovazioni: “pensate al 1999, a causa di un semplice errore di comunicazione fra sistemi di unità di misura, la sonda Mars Climate Orbiter si disintegrò nell’atmosfera di Marte. Ma da quel fallimento sono nate procedure nuove, più sicure, che oggi salvano la vita agli astronauti. Cosa c’entra tutto questo con noi? Prima di scrivere questo discorso mi sono chiesta: cosa mi definisce? Mi hanno detto che mi preoccupo troppo per il futuro. È un’idea vaga, ma questa paura si riflette concretamente nella mia vita”. Infatti Sophie, durante le vacanze natalizie era così concentrata sugli esami che non è riuscita a godersi il periodo di pausa, unico memento in cui ha l’occasione di vedere la famiglia. “Ho trascurato parenti e amici, solo dopo ho capito quanto ci tenessero a me. Non voglio dire che non dobbiamo preoccuparci del futuro, ma che non dobbiamo lasciare che la paura prenda il controllo delle nostre scelte. Una volta che comprendiamo le nostre paure, possiamo affrontarle con sicurezza. Avere paura non è sbagliato. Anzi, può portare a qualcosa di buono”.
Punto dopo punto
La sua storia è intrecciata al tennis che si è trasformato da sport ad una lezione di vita. “Era iniziato come un hobby – ha raccontato Andrea Maria Belli, della 13° A sezione linguistico al Centro Studi Casnati – Non mi interessava vincere o perdere ma presto è cambiato: ho sempre avuto problemi a gestire le emozioni, e nel tennis questo è pericoloso, bastava un errore e perdevo la testa, gettavo la spugna. Mi sono accorto che ero arrivato ad un punto in cui non volevo migliorare, ma solo vincere e non funzionava”. Grazie ai compagni e all’allenatore è arrivata la svolta: “Ho capito che non importa quanti errori fai, ma come reagisci quindi ho iniziato a concentrarmi sull’essere migliore, non perfetto. Ho perso partite, anche quando ero in vantaggio, ma ho imparato a gestire la frustrazione. Un giorno ho perso, ma per la prima volta ero felice: avevo mantenuto la calma. Se vi trovate in un momento difficile, pensate alla vita come a una partita di tennis: punto dopo punto, un colpo alla volta”.
Intrappolata nella passione
Una madre che sogna per la figlia, una figlia che cerca di essere all’altezza scoprendo poi il coraggio di dire no, questa è la storia di Benedetta Marelli Munfaò, compagna di classe di Andrea. “Le aspettative di chi ami sono difficili da ignorare, sapevo che mia madre mi avrebbe sempre sostenuto, ma forse il sogno che inseguivo era più suo che mio. Studiavo danza per dimostrarle qualcosa, non per me. Un giorno ho sentito mia madre dire che forse non era la mia strada e lì ho capito che stavo deludendo non solo lei ma anche me stessa”. Benedetta ha raccontato di un momento particolare in cui ha capito che a volte, deludere qualcuno è necessario per essere sé stessi. “A 14 anni sono entrata in una prestigiosa scuola di danza a Cambridge, ma andavo a lezione con l’ansia, non mi divertivo. Guardavo l’orologio, cercavo scuse. Poi ho scelto di tornare a danzare per me, la differenza tra obbligo e passione è fondamentale. Oggi ho il coraggio di dire a mia madre che non me la sento, e lei lo accetta. Non viviamo per compiacere gli altri, ma per accendere il nostro fuoco interiore”.
Mia, la mia migliore amica
Cristina Marmoreo, studentessa della 4ª M dell’istituto G. D. Romagnosi, ha raccontato il suo lungo percorso con i disturbi alimentari iniziato all’età di 12 anni. “Avevo iniziato a dare i numeri, letteralmente, annotavo ogni caloria, ogni boccone, un a focaccina, un terzo di Kit Kat… Mi sono trasformata nella poliziotta del cibo, ma in realtà ero la sua prigioniera”. Una prigioniera che, come punizione, si spingeva al vomito. Il punto di svolta è arrivato quando la madre l’ha sorpresa in bagno: “Lei da tipica bergamasca mi ha detto che mi avrebbe sempre tenuta d’occhio, e così ha fatto, abbiamo iniziato a fare cose nuove come guardare serie TV e mangiare il gelato sul divano. Mi sentivo sempre in difetto, ma mia madre un giorno mi ha detto di smettere di scrivere quel diario. E da lì è iniziata la mia rinascita. Ho capito che essere vulnerabili non significa essere deboli“.
Mantra, ripetilo finchè non funziona
Hassane Ettoumi, della 5ª BE del liceo Marie Curie, ha portato sul palco il tema delle insicurezze e della paralisi di fronte alla paura del giudizio. “Non sei abbastanza bravo, mi diceva una voce nella mia testa e questo mi teneva in un limbo fatto di rimpianti e immobilismo. Non fallivo perché provavo, fallivo perché non facevo nulla“. Poi un lungo viaggio in macchina col padre, durante un ritorno dal Marocco, ha cambiato tutto: “Abbiamo parlato prima con leggerezza ma poi mi sono confidato, lui non mi ha giudicato, mi ha detto: tutti inseguono il successo, ma io voglio che tu trovi qualcosa di tuo. E se vuoi, ti aiuto”. Quelle parole lo hanno ispirato a mettere ordine nel caos, a scrivere, agire, vivere. “Non diventavo perfetto, ma vivo. E vivere è meglio che essere perfetti“.
Conclusioni che lasciano il segno
L’evento si è chiuso con un messaggio che Cardile ha rivolto ai ragazzi e alle ragazze presenti: “Volevamo che vi sentiste compresi, in una società che cambia troppo velocemente. La città crede in voi: non chiudetevi nelle vostre camere, abbiate il coraggio di farvi ascoltare. E soprattutto, abbracciate chi vi sta accanto: perché la vita è difficile, e basta poco per far sentire bene una persona“. Il TEDxYouthcomo ha dimostrato ancora una volta quanto le idee, anche quelle imperfette, possano trasformarsi in storie potenti. Storie che lasciano il segno, soprattutto quando nascono dalla voce sincera dei giovani.
L’iniziativa è resa possibile grazie al patrocinio di Amici di Como, del Comune di Como e della fondazione provinciale della Comunità Comasca, al sostegno dei media partner: Magic Lake e Como Zero, ai partner tecnici: Tipografia Banfi, Pasticceria Luisita e The Convo Hotel, e di sponsor come Autoluce, ABB, Teatro Sociale di Como e Women&Tech.