Confindustria Como ha presentato l’Osservatorio Congiunturale relativo al secondo semestre 2024. Prima di tutto ecco le parole del presidente Gianluca Brenna:
La fotografia del secondo semestre del 2024 mette in evidenza un rallentamento degli indicatori, sia dal punto di vista congiunturale sia nel raffronto tendenziale. Le industrie dei nostri territori stanno soffrendo un prolungato periodo di decelerazione.
La manifattura sta risentendo della forte frenata della Germania e della minor esportazione verso la Cina, paese che ha rallentato di molto i consumi domestici e internalizzato diverse produzioni, insieme a una situazione geopolitica internazionale sempre molto incerta. In particolare, soffrono le aziende del settore tessile che pagano il forte calo degli acquisti anche nell’ambito del lusso e le imprese legate all’automotive.
Permangono alcune criticità sul fronte dell’approvvigionamento delle materie prime ma l’aspetto più critico, in particolare per le aziende energivore, riguarda i costi dell’energia ancora una volta in forte aumento.
Il semestre che ci siamo lasciati alle spalle non è stato facile e anche questi primi mesi del 2025 non sono da meno, seppur, secondo i dati in nostro possesso, c’è una leggera aspettativa di miglioramento per quest’anno. Le imprese, come sempre, la loro parte la stanno facendo: anche in questo periodo complicato hanno investito in sostenibilità, in efficienza energetica, in azioni di ricerca e sviluppo e, ultimo ma non meno importante, nella trasformazione digitale.
Si tratta di pilastri fondamentali, insieme al capitale umano, sui quali l’investimento anche in periodi più difficili significa rafforzare le aziende, renderle resilienti e capaci di superare le attuali difficoltà, ma è indispensabile che a questo sforzo si affianchi una politica industriale europea che rilanci l’economia, agendo in particolare sui costi energetici ed evitando provvedimenti dettati da spinte ideologiche che mettono in grande difficoltà intere filiere produttive.
Ecco i dati delle aziende della provincia di Como
Tra luglio e dicembre 2024 le aziende del territorio comasco hanno registrato una fase di diminuzione degli indicatori, mostrando andamenti in linea con quanto esaminato per il campione delle aziende di Lecco, Sondrio e Como globalmente considerate. I dati relativi alle variazioni degli ordini, della produzione e del fatturato sono risultati negativi sia sul fronte tendenziale, sia sul versante congiunturale. Il raffronto con i livelli della seconda metà del 2023 rivela una decelerazione media per i tre indicatori di due punti percentuali (-2,2%) mentre la dinamica congiunturale si attesta mediamente al -4,1%. Coerentemente con quanto indicato per il campione generale, tra le imprese di Como è presente un quadro variegato nel quale sono identificabili sia realtà con indicatori in diminuzione, sia casi più contenuti di aziende per le quali gli indicatori sono stabili o in aumento.
La capacità produttiva mediamente impiegata dalle aziende aderenti all’Osservatorio si attesta al 61,1% nel secondo semestre 2024, rivelando una contrazione rispetto a quanto registrato per i primi sei mesi dell’anno (73,9%). Si riscontrano differenze riguardo il tasso medio di utilizzo degli impianti di produzione sia rispetto alla dimensione aziendale, sia in considerazione delle varie tipologie merceologiche di attività. Le aziende con oltre 50 occupati indicano mediamente un impiego del 64,4% mentre per le realtà più piccole il dato si attesta al 59,1%. Suddividendo invece le imprese in base al comparto, si registra una capacità utilizzata pari al 71,6% per le imprese tessili, al 67,1% per le metalmeccaniche e al 53,4% per le aziende afferenti agli altri settori.
L’attività che le realtà comasche non gestiscono direttamente ma affidano all’esterno attraverso il ricorso a pratiche di outsourcing determina un contributo alla produzione di circa quattro punti percentuali e mezzo (4,3%), quota che si aggiunge a quanto realizzato internamente. La subfornitura è rivolta principalmente a partner attivi sul territorio nazionale (4,0%) mentre è residuale la quota gestita da soggetti stranieri (0,3%). Le aspettative formulate per l’evoluzione del business nei primi sei mesi del 2025 indicano la fine della fase di decelerazione per tutti gli indicatori e un ritorno su livelli di crescita, seppur modesti. In media per domanda, attività produttiva e vendite è attesa infatti una variazione del +1,3%. Sulle aspettative influiscono in primis gli effetti dell’incertezza determinata dalle tensioni geopolitiche in atto e del costo delle fonti energetiche che sono ritornati a crescere nei mesi finali del 2024; sono inoltre da considerare il permanere dei tassi di interesse su livelli medio alti e della crescita dell’inflazione a livello europeo.
Le realtà comasche del campione sono fortemente attive sui mercati internazionali e, grazie alla qualità delle produzioni realizzate, realizzano una quota rilevante del proprio fatturato al di fuori dell’Italia: nella seconda metà del 2024, in particolare, l’export ha pesato per quasi un terzo (32,8%) delle vendite complessive. La struttura geografica dei mercati serviti conferma la primaria importanza dell’Europa Occidentale, area dove è generata circa la metà delle esportazioni e una quota del 17,6% del fatturato totale. Seguono gli Stati Uniti (3,7%), l’Est Europa (3,3%), i BRICS (2,5%), l’Asia Occidentale (2,1%), e l’America Centro-Meridionale (1,2%). Sul mercato domestico è realizzato il 67,2% delle vendite mentre la quota delle rimanenti zone del mondo non precedentemente citate è pari al restante 2,4%. Esaminando i pareri qualitativi espressi dalle aziende aderenti all’Osservatorio rispetto all’evoluzione delle vendite nei mesi finali del semestre, e più specificatamente tra ottobre e dicembre 2024, è delineabile un quadro principalmente orientato alla stabilità degli scambi, a cui si accompagna però una maggior incidenza delle indicazioni di rallentamento rispetto a quelle di aumento, sia per quanto concerne il fatturato in Italia, sia in relazione all’export. Le vendite sul mercato domestico sono valutate mantenersi sui livelli del semestre luglio-settembre per oltre due imprese su dieci (42,7%), diminuire per una realtà su tre (33,2%) mentre espandersi per il rimanente 24,1% del campione. Le esportazioni sono invece considerate come stabili per quasi un’azienda su due (46,9%), in diminuzione per il 30,7% e in aumento per il restante 22,4%.
Si continuano a riscontrare, sul versante delle materie prime, alcune problematiche che influiscono sulla gestione dell’attività aziendale; in coerenza con quanto analizzato per le aziende del campione delle tre province, si segnalano infatti aumenti dei costi e il permanere di distorsioni lungo le catene di approvvigionamento. Per quanto concerne l’andamento dei listini delle commodities, tra luglio e settembre il 72,1% delle aziende comasche aderenti all’Osservatorio ha indicato un quadro stabili, il 10,9% ha comunicato una diminuzione dei costi delle merci mentre il 17,0% ha segnalato una situazione meno favorevole. Nei successivi tre mesi, tra ottobre e dicembre 2024, sette realtà su dieci (69,8%) non hanno rilevato modifiche sulle condizioni di fornitura, l’8,6% ha indicato listini dei fornitori più convenienti a fronte di una quota del 21,6% che ha invece comunicato un inasprimento dei costi di acquisto.
Da segnalare che durante la precedente edizione dell’Osservatorio la quota di imprese che avevano comunicato un aggravio dei costi di approvvigionamento delle materie prime si era attestata al 17,0% tra gennaio e marzo 2024 mentre al 23,9% tra aprile e giugno 2024. Nell’ambito delle criticità legate alle catene di fornitura, il 29,7% del campione ha evidenziato un’estensione delle tempistiche necessarie ad ottenere le principali materie prime necessarie ai processi aziendali (il 30,3% nel primo semestre 2024), il 15,4% ha effettivamente ricevuto dai propri fornitori quantità di merci inferiori al fabbisogno richiesto (il 9,7% tra gennaio e giugno 2024) a causa della scarsità di alcuni materiali e il 14,5% ha riscontrato un peggioramento della qualità di alcune forniture (l’11,6% in precedenza). L’effetto combinato degli elementi fino a qui descritti ha continuato a pesare sull’attività delle aziende comasche. Sebbene non siano stati comunicati casi di limitazione o interruzione dell’attività aziendale, il 18,1% del campione ha dovuto riorganizzare parte dei processi produttivi (il 15,6% nel precedente Osservatorio), il 23,1% ha registrato un aggravio dei costi di produzione (il 12,6% nella prima metà del 2024) e il 42,3% ha riscontrato un’erosione della marginalità aziendale (il 31,7% tra gennaio e giugno 2024).
La fase di modesto rallentamento registrata nella seconda metà del 2024 non ha impedito alle imprese comasche di proseguire nella realizzazione di investimenti e progetti per lo sviluppo aziendale. Per due realtà su cinque gli interventi hanno avuto ricadute sulla sostenibilità ambientale (43,5%), in ambito di efficienza energetica (41,4%) nonché in azioni di ricerca e sviluppo di prodotto e di processo (40,4%). Il 56,9% del campione ha sostenuto investimenti per il rafforzamento del capitale fisico attraverso l’acquisizione di nuovi spazi e l’inserimento in azienda di nuovi impianti e dotazioni produttive, il 34,8% ha nello specifico introdotto tecnologie per la trasformazione digitale ed infine il 27,1% ha realizzato azioni per la promozione della propria presenza sui mercati internazionali.
Sul versante dei rapporti tra le imprese di Como e gli Istituti di credito è riscontrabile, per la seconda metà del 2024, un quadro di generale conservazione delle condizioni e delle dinamiche; per oltre sette casi su dieci è infatti indicata direttamente la stabilità mentre in caso di variazione le indicazioni di miglioramento e peggioramento tendono a bilanciarsi. Analizzando nello specifico, le spese e le commissioni nonché la richiesta di garanzie e di tassi sono comunicate come invariate, rispetto al primo semestre dell’anno, per il 76,8% del campione, più favorevoli per l’11,3% mentre più pesanti per il rimanente 11,9%. Con riferimento alla disponibilità degli istituti bancari a concedere credito mediante l’attivazione di nuove linee o l’estensione di quelle esistenti, per oltre tre aziende su quattro (76,6%) non si evidenziano mutamenti, si riscontra una maggior apertura per il 13,4% del campione mentre una minor propensione ad esaudire le richieste per il restante 10,1%. Per quanto concerne infine la valutazione della propria situazione finanziaria, il 72,3% delle imprese di Como aderenti all’Osservatorio ha descritto il proprio quadro nella norma, il 12,3% lo ha ritenuto soddisfacente mentre il rimanente 15,3% ha reputato la propria liquidità come da migliorare.
Tra luglio e dicembre 2024 lo scenario occupazionale delle imprese comasche si rivela caratterizzato da una sostanziale tenuta dei livelli, in coerenza con quanto esaminato per il campione delle aziende delle tre province globalmente considerate. Quasi tre realtà su quattro (73,1%) hanno infatti indicato la stabilità dei propri organici a fronte di indicazioni di crescita, segnalate dal 9,9% delle imprese, e di contrazione comunicate dal 17,0%. Circa un’azienda su dieci (14,9%) tra quelle aderenti all’Osservatorio ha richiesto o fatto ricorso agli ammortizzatori sociali nel corso della seconda metà dell’anno. Ai fini della corretta valutazione del quadro è importante sottolineare come anche le imprese di Como continuino a segnalare difficoltà nel reperimento di personale con competenze tecniche e ad elevata qualifica: in oltre due casi su cinque (41,2%), infatti, non si trovano sul mercato risorse che possano soddisfare le esigenze di crescita delle imprese. Le previsioni occupazionali per i primi sei mesi del 2025 si mantengono principalmente improntate alla stabilità, così come evidenziato dal 62,5% del campione. In caso di aspettative di variazione, risultano più diffuse le ipotesi inerenti l’aumento degli organici (23,6%) rispetto a quelle di calo (13,9%).
Nel raffronto con il corrispondente semestre 2023, i tre indicatori si attestano in media al -2,2%; la variazione misurata rispetto al periodo gennaio-giugno 2024 è invece mediamente al -3,7%. Le previsioni sull’evoluzione del business per i primi sei mesi del 2025 sono variegate ma complessivamente caute, con una variazione per i tre indicatori che si attesta in media al +0,8%. L’esame del tasso medio di utilizzo degli impianti indica un calo di oltre cinque punti percentuali rispetto a quanto riscontrato tra gennaio e giugno 2024: l’utilizzo della capacità produttiva passa dal 71,8% di giugno al 66,5% di dicembre. Nell’ambito del campione emergono differenze rispetto all’impiego medio, con variazioni sia in base alla dimensione considerata, sia rispetto ai comparti di attività. Le realtà con oltre 50 occupati (con un dato pari al 71,7%) segnalano un impiego medio della capacità produttiva più elevato rispetto a quello registrato dalle imprese di dimensioni più piccole (62,7%).
Osservando i settori merceologici, l’utilizzo degli impianti risulta essere più elevato per le imprese metalmeccaniche (68,2%) rispetto a quelle tessili (65,4%) e a quelle afferenti agli altri settori (64,3%). La quota di produzione determinata da pratiche di outsourcing contribuisce all’attività per ulteriori 4 punti percentuali (3,7%); la subfornitura coinvolge prevalentemente soggetti nazionali (3,2%), mentre la collaborazione con partner stranieri risulta residuale (0,5%).
Confermata la competitività a livello internazionale, con imprese che nel periodo preso in considerazione segnalano una quota superiore ad un terzo del fatturato totale (35,1%) generata all’estero. Le realtà con oltre 50 occupati sono fortemente attive sui mercati esteri con, in media, più della metà delle vendite (54,4%) oltre i confini italiani; nel caso delle imprese di piccole dimensioni, la quota di fatturato estero si attesta ad oltre un quinto del totale (21,1%).
La principale area geografica di destinazione estera è rappresentata dall’Europa Occidentale, dove è realizzato il 19,2% del fatturato. Le esportazioni sono dirette inoltre verso gli Stati Uniti (4,6%), l’Est Europa (3,2%), i BRICS (2%), l’Asia Occidentale (1,8%) e l’America Centro-Meridionale (1,8%). Secondo i pareri espressi dal campione riguardo l’andamento delle vendite negli ultimi mesi del semestre, nello specifico tra ottobre e dicembre 2024, lo scenario è in prevalenza orientato alla decelerazione degli scambi, sia sul versante domestico sia per l’export. Il fatturato in Italia è in discesa per oltre due realtà su cinque (41,4%), sui livelli del trimestre luglio-settembre per il 34,7% del campione e in aumento per il rimanente 23,9%. Le esportazioni sono in contrazione per il 40,4% delle imprese, stabili per il 36,4% e in crescita per il 23,2%.
Nel secondo semestre 2024, le imprese registrano il permanere di alcune criticità inerenti all’approvvigionamento delle materie prime. Sul fronte dei costi, tra luglio e settembre i listini di acquisto sono sostanzialmente stabili per oltre due realtà su tre (67,6%), in crescita per il 21,2% e in diminuzione per l’11,2%.
Nei successivi tre mesi, l’apprezzamento dei costi delle commodities ha interessato il 20,3% del campione, a fronte di prezzi in conservazione per sette aziende su dieci (70%) e di listini più favorevoli per il rimanente 9,7%. Per quanto concerne le inefficienze presenti lungo le catene di fornitura, una realtà su cinque (20,1%) segnala allungamenti nei tempi di ricevimento delle merci, il 15,3% del campione indica problemi dei fornitori nel consegnare le quantità richieste e il 15,1% evidenzia un peggioramento della qualità delle materie prime. L’apprezzamento dei costi delle materie prime e, negli ultimi mesi dell’anno in particolare, dell’energia hanno continuato a determinare effetti distorsivi sulla gestione dell’attività aziendale: il 16,5% del campione indica la necessità di riorganizzare parte del lavoro e dell’attività produttiva, il 23,8% segnala un aumento dei costi di produzione e, infine, il 51,7% registra una contrazione dei margini di profitto.
I giudizi del campione circa il rapporto con gli Istituti di credito tracciano uno scenario generalmente stabile. Oltre tre quarti delle imprese non comunicano infatti variazioni nelle condizioni praticate (77,6%), né per quanto riguarda la disponibilità degli Istituti a concedere linee di credito (78,5%). Le spese e le commissioni bancarie, nonché la richiesta di tassi e di garanzie, sono in crescita per l’11,8% del campione, a fronte di un miglioramento che interessa il 10,6%. Per quanto attiene alla propensione degli Istituti ad attivare nuove linee, o ad estendere quelle esistenti, il 13,9% delle imprese aderenti all’osservatorio rileva una maggior apertura, mentre il 7,6% segnala una minor disponibilità.
Con riferimento alla liquidità aziendale, il 56% del campione ritiene il proprio quadro nella norma, il 29,8% esprime soddisfazione e il restante 14,2% dipinge una situazione migliorabile.
Sul fronte dell’andamento occupazionale le realtà dei tre territori fanno rilevare un generale mantenimento dei livelli tra luglio e dicembre 2024. La stabilità, segnalata da oltre sette realtà su dieci (71,4%), è stata confermata anche dal sostanziale bilanciamento tra le indicazioni di aumento (11,9%) e riduzione (16,7%) della forza lavoro. Nel 15,7% dei casi le aziende del campione affermano di aver fatto ricorso agli ammortizzatori sociali durante il semestre.
Dalla valutazione generale emerge anche che quasi una realtà su due (46,8%) continua a manifestare difficoltà nel reperire sul mercato personale con le competenze necessarie alle esigenze di sviluppo aziendali. Le aspettative per lo scenario occupazionale nei primi sei mesi del 2025 si confermano prevalentemente orientate alla conservazione degli organici (62,2%), ma emerge comunque una maggior incidenza delle ipotesi di aumento (26,8%) rispetto a quelle di contrazione (11%).
TRANSIZIONE GREEN, SOSTENIBILITA’ D’IMPRESA E INVESTIMENTI
In continuità con quanto esaminato nel primo semestre 2024, anche la seconda metà dell’anno ha registrato un’intensa attività progettuale e di investimento su numerosi ambiti.
Oltre un’azienda su due (51,2%) ha realizzato interventi per il risparmio energetico, a cui si sono aggiunte iniziative volte alla sostenibilità ambientale per il 45,8% del campione.
Circa quattro imprese su dieci sono state impegnate in progetti di ricerca e sviluppo (41%) e in percorsi di trasformazione grazie all’introduzione di tecnologie digitali (39,4%). Per quasi tre realtà su cinque (58,4%) sono indicati investimenti per l’accrescimento del capitale fisico attraverso l’acquisto di nuovi impianti e spazi produttivi, mentre per il 28% del campione le iniziative sono state orientate allo sviluppo e alla promozione del grado di internazionalizzazione.
DOMANDA
Tra luglio e dicembre 2024 gli ordini registrano un calo contenuto. L’analisi tendenziale, che guarda al confronto con i livelli della seconda metà del 2023, indica una diminuzione di circa due punti percentuali (-2,1%). La variazione congiunturale, misurata attraverso il confronto con il semestre gennaio-giugno 2024, si attesta invece al -3,8%; un dato che conferma le previsioni di decelerazione formulate nell’ambito del precedente osservatorio (-1,5%). Le aspettative per l’evoluzione della domanda nella prima metà del 2025 sono di segno positivo, con un +1,3%, indicando fiducia in un’inversione di marcia.
PRODUZIONE
La produzione segue sostanzialmente l’andamento della domanda, con decelerazioni sia nel confronto tendenziale, sia sul versante congiunturale. La variazione registrata rispetto ai livelli del corrispondente semestre 2023 si attesta a circa due punti percentuali (-1,9%).
Il raffronto con la prima metà del 2024, quando l’attività produttiva era in crescita del +2,7% rispetto ai sei mesi precedenti, indica un calo del -3,5%, come era stato ipotizzato nella precedente edizione dell’osservatorio (-2,4%). Le previsioni per il semestre gennaio-giugno 2025, seppur variegate, indicano nel complesso una fase di consolidamento dei livelli produttivi (+0,2%). La capacità produttiva mediamente impiegata nel secondo semestre 2024 si attesta a quota 66,5%, in diminuzione rispetto a quanto registrato per la prima metà dell’anno (71,8%). Nell’ambito del campione si rilevano andamenti diversi, sia su base dimensionale, sia per settore di attività.
Le realtà di medie dimensioni segnalano un utilizzo degli impianti (71,7%) superiore a quanto indicato dalle imprese fino a 50 occupati (62,7%). Guardando invece al comparto merceologico, si registra un impiego medio del 68,2% per il settore metalmeccanico, del 65,4% per il tessile e del 64,3% per gli altri settori. L’attività gestita attraverso la subfornitura determina un contributo aggiuntivo alla produzione di circa quattro punti percentuali (3,7%). Nella scelta dei partner con cui collaborare, le aziende del campione privilegiano soggetti nazionali (3,2%), rispetto a quelli esteri (0,5%).
FATTURATO
Sul fronte delle vendite le dinamiche sono assimilabili a quelle di domanda e produzione; con una modesta diminuzione del fatturato. Il confronto tendenziale con il semestre luglio-dicembre 2023 indica una contrazione di circa tre punti percentuali (-2,7%). Il dato congiunturale, misurato rispetto ai livelli della prima metà del 2024, si attesta invece al -3,7%, confermando in negativo le ipotesi formulate nel procedente osservatorio (-0,8%). Le aspettative formulate riguardo l’andamento del fatturato nei primi sei mesi del 2025 si attestano al +0,8%.
Le imprese restano fortemente orientate al commercio internazionale e confermano di essere presenti su molteplici mercati, realizzando oltre un terzo del fatturato (35,1%) attraverso l’export. La principale area di destinazione resta quella dell’Europa Occidentale, dove è generata oltre la metà delle vendite oltre confine e una quota pari al 19,2% del fatturato globale.
Altri mercati di interesse sono quelli di Stati Uniti (4,6%), Est Europa (3,2%), BRICS (2%), America Centro-Meridionale (1,8%) e Asia Occidentale (1,8%). Se in Italia è realizzato il 64,9% del fatturato, il restante 2,5% è generato nel resto del mondo.
MATERIE PRIME
Il campione di imprese indica il permanere di alcune distorsioni che riguardando le materie prime. Sebbene le criticità non abbiano la stessa incidenza che aveva caratterizzato il periodo pandemico, continuano ad interferire con l’attività aziendale. Per quanto riguarda l’andamento dei costi di approvvigionamento, tra luglio e settembre 2024 circa due terzi (67,6%) del campione indica una sostanziale stabilità dei listini, ma il 21,2% segnala un peggioramento legato all’inasprimento dei costi.
A indicare una diminuzione è il restante 11,3%. Nei successivi tre mesi, tra ottobre e dicembre, la quota di imprese che non registra variazioni si attesta al 70%, quella delle realtà che rilevano aumenti dei listini è del 20,3%, mentre il 9,7% del campione indica una diminuzione. Con riferimento alle inefficienze lungo le catene di fornitura, una realtà su cinque (20,1%) indica un’estensione dei tempi di consegna delle materie prime, il 15,3% denuncia lo shortage delle forniture, con quantità di merci consegnate inferiori rispetto al fabbisogno e, infine, il 15,1% rileva un peggioramento della qualità delle merci approvvigionate.
Gli effetti generati riguardano solo in quota minima le limitazioni dell’attività aziendale (4,2%), mentre il 16,5% del campione ha dovuto effettuare una riorganizzazione interna del lavoro, il 23,8% registra impatti significativi sui costi di produzione e, infine, il 51,7% indica una diminuzione dei margini di profitto a causa dei maggiori costi.
OCCUPAZIONE
Lo scenario occupazionale resta stabile anche nel secondo semestre 2024, con una sostanziale conservazione dei livelli. Oltre sette realtà su dieci (71,4%) indicano stabilità, l’11,9% del campione segnala invece un’espansione e il restante 16,7% una diminuzione. Permangono in modo evidente le difficoltà nel reperire sul mercato del lavoro personale con le competenze adeguate alle necessità aziendali, indicate da poco meno della metà delle imprese del campione (46,8%).
Tra luglio e dicembre 2024, il 15,7% del campione ha richiesto o fatto ricorso ad ammortizzatori sociali. Le aspettative occupazionali per i primi sei mesi del 2025 restano in prevalenza orientate al mantenimento degli organici, come indicato dal 62,2% del campione; in caso di variazione, incidono maggiormente le previsioni di aumento (26,8%) rispetto a quelle di diminuzione (11%).