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Covid – Cisl dei Laghi: “La riforma sanitaria lombarda ha fallito. Agire per non farsi cogliere ancora impreparati”

Vista la situazione sanitaria attuale, la Cisl dei laghi chiede azioni concrete e urgenti per non farsi cogliere impreparati di fronte a una nuova ondata di epidemia Covid.

L’analisi della situazione in tema di sanità e territorio, insieme alle proposte di intervento, sono state riportate dal sindacato in un lungo comunicato stampa dove viene proposto di aprire tavoli di confronto insieme alle istituzioni.

Rilancio della sanità pubblica

“La triste e dolorosa esperienza rappresentata dalla pandemia del Covid-19 ha fatto emergere in tutta la loro drammaticità i gravi punti di debolezza che da tempo affliggono il nostro Sistema Sanitario pubblico – spiegano da Cisl dei Laghi – Il malcontento diffuso rispetto alla gestione pubblica della salute è stato l’alibi che governi nazionali e locali di ogni colore hanno usato per diminuire costantemente, anno dopo anno, gli investimenti in un settore fondamentale che costituisce uno dei pilastri del nostro welfare. Come Cisl pensiamo che proprio l’anno 2020 debba rappresentare il punto di svolta per il rilancio della sanità pubblica sul territorio lombardo”.

Secondo il sindacato, la pandemia avrebbe riportato prepotentemente l’attenzione sul tema della sanità pubblica, per questo ritiene sia fondamentale rivedere e ridiscutere in tempi brevi la riforma sanitaria lombarda “che innegabilmente ha fallito nella sua missione primaria, rimettendola al centro dell’azione comune come bene primario sia per quanto concerne l’aspetto ospedaliero che per quello socio assistenziale territoriale”, spiegano.

Sottolineando l’altissimo valore professionale e umano del personale sanitario, ancora “quando solo la sanità pubblica è stata chiamata a compiere sforzi eccezionali che i media hanno riassunto evocando titoli altisonanti – “Gli eroi, gli angeli” – titoli che a distanza di pochi mesi stanno sfumando nella memoria di molti. Abbiamo un capitale di competenze che non possiamo permetterci di disperdere, che abbiamo anzi il dovere di sostenere in più modi: innanzi tutto mettendo fine alle fughe di medici e infermieri attratti da retribuzioni più alte o da migliori modelli organizzativi inoltre attraverso un piano eccezionale di assunzioni, attraverso l’incremento deciso dell’accesso alla formazione universitaria – passando per il superamento del numero chiuso di molte facoltà – e infine con piani per la formazione continua”.

Nonostante l’enorme impegno che ha profuso con abnegazione e grande spirito di sacrificio il personale sanitario, prosegue il sindacato, “il sistema sanitario lombardo ospedalocentrico non ha retto adeguatamente e ha mostrato tutte le sue debolezze. Come da tanto tempo sosteniamo e dibattiamo la riforma del 2015 è rimasta incompleta, soprattutto per quanto riguarda il modello delle cure territoriali, della presa in carico dei pazienti cronici e l’effettiva attivazione dei Pot e dei Presst senza i quali anche i buoni intenti della riforma non potranno mai realizzarsi. Nell’ambito della riforma appariva evidente l’obiettivo di riunire in un unico soggetto sia la fase della gestione acuta che l’intero processo di presa in carico, onde evitare di avere utenti che, risolta la fase acuta, fossero abbandonati a sé stessi nelle fasi riabilitativa, di monitoraggio, di controllo”.

Ats e Asst

“Tutti obbiettivi condivisibili, eppure i risultati sono stati ben altro – proseguono – Il passaggio delle funzioni dalle Ats alle Asst, avvenute spesso senza grandi “direttive”, sembra sia stato limitato solo allo spostamento del personale che per di più si è trovato, spesso, senza nuove linee guida e senza obiettivi tangibili considerato che le Asst hanno mantenuto il loro orientamento concentrato sugli aspetti Ospedaliero ed Ambulatoriale a scapito dell’aspetto territoriale”.

E poi, l’affondo sulla rete assistenziale territoriale: “Allo stesso tempo le Ats non sono state riorganizzate, ma soprattutto non sono stati ben identificati ambiti operativi e competenze trasversali, generando sul territorio un vuoto alle legittime istanze. Durante l’emergenza Covid-19 la situazione è emersa in tutta la sua criticità in quanto la scarsa rete assistenziale territoriale ha obbligato di fatto a ospedalizzare la maggior parte dei pazienti contagiati e il sistema non ha retto. Proprio i medici di medicina generale sono stati i primi a denunciare di essere stati lasciati soli, di non aver avuto nessun tipo di supporto, di dover dovuto affrontare la pandemia “a mani nude” solo armati dalla loro dedizione alla professione e ai pazienti. La prematura scomparsa, causa Covid-19 del dr. Stella, Presidente dell’Ordine dei Medici di Varese, è la riprova dello spirito di abnegazione del personale coinvolto”.

Rete di emergenza ospedaliera impreparata

“Le dimensioni della pandemia hanno, allo stesso tempo, messo in serissima difficoltà la nostra rete di emergenza ospedaliera impreparata a far fronte ad una cotanta richiesta di posti letto di rianimazione o di terapia intensiva – prosegue la nota – A questo proposito è risultato ancor più evidente come l’attuale Pronto Soccorso del Nuovo Ospedale Sant’Anna sia funzionalmente inadatto e ha come risvolto pratico la poca accessibilità allo stesso”.

“Non tocca certo a noi valutare se le Ats in Lombardia abbiano gestito in modo corretto la fase emergenziale della pandemia (la magistratura ha aperto fascicoli ovunque quindi basta aspettare) ma certamente la sensazione che abbiamo avuto prima come cittadini e poi come Organizzazione Sindacale è che oltre all’imprevedibilità c’è stata anche una sottovalutazione del fenomeno soprattutto in fase iniziale. Soprattutto nelle prime fasi della pandemia, tra l’altro le più cruciali, non si è riusciti a isolare adeguatamente i positivi perché non si riusciva ad eseguire un congruo numero di tamponi, non si è riusciti a organizzare l’assistenza territoriale, non si è posta la dovuta attenzione all’interno delle Rsa: di fatto ruoli e competenze che Ats non è riuscita compiere adeguatamente”.

Ridefinire posti letto per acuti, riqualificare vecchio Sant’Anna

Da qui, le proposte di intervento secondo il sindacato: “Occorre quindi, a nostro avviso, riprendere con vigore e forza un confronto di merito che affronti i temi aperti onde mettere in campo le dovute azioni anche sul territorio dei Laghi. Serve partire da una ridefinizione del numero dei posti letto per acuti nell’ambito del territorio lariano poiché è evidente la carenza rispetto alla media regionale. Mancano diverse centinaia di posti letto dei quali molti sono stati persi in nome del processo di deospedalizzazione e di attenzione al territorio che non si è mai concretizzato (nel territorio lariano ci sono 2,9 PL /1000 abitanti mentre in Prov. di Varese siamo al 29PL/1000 abitanti, contro la media regionale di 3.5/1000)”.

“Nel processo di revisione ospedaliera, del quale dovremmo trovare traccia anche nell’ambito del Documento del Coordinamento per la Rete Territoriale, devono essere opportunamente trovate le soluzioni per i Pot e i Presst che, a nostro avviso, devono rivestire un ruolo centrale nell’ambito dell’organizzazione territoriale della risposta sanitaria e socio sanitaria. È innegabile e non ulteriormente rinviabile l’esigenza di trovare un’opportuna soluzione per il riutilizzo e la riqualificazione del vecchio S. Anna con apertura di ambulatori di primo intervento e di ambulatori per gli anziani aperti dalla mattina al tardo pomeriggio onde decongestionare le altre strutture e rendere più fruibili le prestazioni”.

Riorganizzare presidi ospedalieri, vaccini

Secondo il sindacato occorrerebbero, quindi “oggi più che mai, azioni chiare e condivise che abbiamo lo scopo di meglio organizzare i Presidi Ospedalieri evitando di generare confusione tra il personale ed i pazienti che rischiano di sentirsi sballottolati – tipo pacco postale – senza comprendere fino in fondo gli obbiettivi strategici dell’azienda. In tale conteso occorre chiarire il destino che Asst Sette Laghi intende riservare al P.O. Cuasso usato per Pazienti Covid, al momento chiuso, con tutto il personale sanitario negli altri P.O. (soprattutto al Circolo). La contrazione dei posti letto ha penalizzato principalmente i pazienti anziani, cronici obbligandoli a spostamenti in altri presidi oppure a lunghe liste di attesa rispetto alle quali occorre agire con incisività per predisporre un piano mirato di abbattimento”.

In questo contesto fondamentale importanza assumerebbe, poi, “la gestione della vaccinazione per campagna influenzale che, oltre a dove essere fatta in massima sicurezza, deve essere fruibile a tutti i soggetti “sensibili” in tempi ragionevolmente brevi e certi. Risulta oggi più che mai necessario provvedere a implementare e rendere efficace tutta la rete territoriale della prevenzione con particolare riguardo al personale della vigilanza ed ispezione, alla creazione delle Usca unitamente all’introduzione fattiva dell’infermiere di comunità quale valido supporto alle situazioni di difficoltà”.

Attenzione alle Rsa

“Particolare rilievo e attenzione meritano anche tutte le strutture Rsa e similari – proseguono – che, dopo aver affrontato la fase emergenziale non senza problemi, rischiano di tornare a soffrire se non opportunamente supportate sia per quanto attiene le linee guida di gestione ed organizzazione che per quanto attiene il sostegno concreto alla ricerca di un equilibrio socio-economico che rischia di gravare solo sulle strutture o, peggio ancora, sulle famiglie trasformandosi in aumento delle rette. La necessità indiscutibile di “ripartire” anche con la riapertura delle scuole non può trasformarsi in un boomerang costringendo i nostri giovani a dover affrontare un nuovo modo di stare a scuola solo puntando sulla loro responsabilità senza mettere loro a disposizione strumenti e spazi adeguati sia all’interno che all’esterno delle scuole medesime, mezzi pubblici compresi”.

Agire con decisione e determinazione

Infine, le azioni suggerite dal sindacato: “come Cisl riteniamo fondamentale la ripresa di un confronto per quanto concerne la rete ospedaliera, quella territoriale e quella socio assistenziale attraverso proposte che spingano a definire nuove e più efficaci modalità organizzative e gestionali ivi compresa una nuova dimensione territoriale dell’Ats Insubria”.

“Siamo convinti che le forze politiche ed istituzionale del territorio debbano, congiuntamente al sindacato, interrogarsi su quale modello di sanità è opportuno rendere disponibile ai nostri concittadini, nella consapevolezza che la pandemia del Covid-19 non è terminata e che occorre agire con decisione e determinazione affinché il sistema non si faccia cogliere ancora impreparato. Chiediamo pertanto di attivare da subito dei tavoli di confronto, informazione e concertazione con le forze sindacali del territorio affinché i buoni propositi spesso verbalmente esplicitati possano straformarsi in azioni e fatti concreti”.

E concludono: “Siamo convinti che solo attraverso un pieno e convinto coinvolgimento di tutti gli operatori, personale medico e infermieristico in primis, si riuscirà a far fronte a questa nuova ondata dell’epidemia e a tutti i cambiamenti che ci attendiamo nel futuro, altrimenti si rischia di navigare a vista con tutti i rischi del caso sia per i lavoratori che per la popolazione”.

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