Uno stenta quasi a crederci. E, a essere sinceri, pure a vederle.
D’altronde, la bellezza complessiva di Villa Olmo e dei suoi giardini lussureggianti rapiscono senza dubbio l’occhio prima delle magagne.
Eppure, c’è sempre una pupilla meno tenera e poetica delle altre. Quella che pur immersa in una sorta di piccolo Eden si imbatte nella chiazza sospetta, nello scrostato d’autore, nel buco della tela.
E così, ahinoi – ma ahitutti, in realtà – ecco che alla fine loro, esse, un po’ perché cercate, un po’ per spontanea apparizione, si manifestano in tutta la loro surreale realtà. Loro, esse, sono le parti di intonaco già sbiancato, inumidito, ben sfogliato sulla facciata-faccione di Villa Olmo.
Sono appese là in alto, sull’ala sinistra della dimora neoclassica, incastonate tra il cielo blu di settembre e le austere finestre vista-lago. Ragnetele bianche senza aracnide. Sfumature biancastre che non dovrebbero esserci. Non già adesso. Ma ci sono. Ed è incredibile che ci siano.
Il perché è presto detto. Soltanto 15 mesi fa, era il giugno 2018, venivano smontati i ponteggi della facciata della villa, al termine di un un cantiere partito in maniera pasticciata (annunciato già per l’autunno 2017, partì decisamente dopo tra ritardi e burocrazia assortita). Spesa complessiva: oltre 200mila euro, per un intervento mirato proprio a ridare lustro, luce e perfezione al volto dell’edificio simbolo della città.
Il tutto, naturalmente, nell’ambito di quella meraviglia promessa divenuta ormai una sorta di calvario a tappe noto come progetto “Tra ville e giardini. Navigare nella conoscenza”. Sì, proprio quello finanziato dai 5 milioni di Fondazione Cariplo (oltre a sostanziose iniezioni di fondi locali) che teoricamente – trattenere le risate, please – si sarebbe dovuto concludere del tutto nella primavera 2017, salvo ottenere una prima proroga di due anni per non perdere i finanziamenti e poi addirittura una seconda (nel marzo scorso) che sposta il traguardo al 2022.
Ebbene, tornando a oggi, il dato è che già un anno e tre mesi dopo la fine dei lavori sulla facciata di Villa Olmo, già appaiono vaste macchie senza colore, sfogliate, inumidite. Quelle ben visibili sono almeno due, in allargamento. Un’altra venatura verticale si sta mangiando discretamente l’intonaco anche verso il corpo centrale dell’edificio. Piuttosto imbarazzante, non c’è che dire.
Inevitabile chiedere una spiegazione al Comune di Como, nel dedalo di politici e uffici tecnici che si occupano di Villa Olmo. Ad ogni modo, il caso specifico è di competenza dei Lavori pubblici, che informano: “Non eravamo al corrente, faremo un sopralluogo per valutare entità ed eventuali cause del fenomeno”.
Curioso, comunque, il caso complessivo di Villa Olmo. Chiazze sul viso a parte, il mastodontico progetto “Tra ville e giardini” non ha previsto alcun intervento sul retro della dimora, affacciato sul parco delle meraviglie.
E infatti, basta circumnavigare (nella conoscenza, naturalmente) il corpaccione nobile dell’opera del Cantoni e ci si imbatte in una piccola Secodigliano, nemmeno tenuta bene.
Il retro – come per prima segnalò un’indignata Ada Mantovani – è una collezione di degrado e orrori, con pareti degne giusto di un tunnel della paura al Luna Park. Ante scrostate, buchi profondi centimetri nell’intonaco, colonie di muffe che pasteggiano a vernice e umidità, locali secondari tetri come una location da thriller.
Com’era il detto? Ah, sì: “Dietro liceo, davanti museo”.
Rozza saggezza popolare che, se invertita, evoca la situazione bifronte di Villa Olmo oggi. Nonostante i milioni milanesi, nonostante un progetto di “restauro” iniziato nel 2014, nonostante due proroghe per cinque anni complessivi, nonostante si stia parlando di una delle ville simbolo della città, del lago tutto, della storia stessa di un territorio.
E non parliamo degli interni: entro fine anno – assicurano da Palazzo Cernezzi – arriverà la gara per il restauro complessivo. Per ora, quello che secondo alcuni potrebbe diventare un piccolo Louvre comasco è agibile soltanto a metà, con impianti non a norma, e un intero piano sigillato. Che bellezza. Buttata via.
L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.
2 Commenti
Paradigmatico esempio di stile amministrativo leghista: provvedimenti di facciata che si sgretolano dopo poco tempo mentre i problemi “strutturali” si nascondono sul retro
Ma come Cariplo ha finanziato solo la facciata e non il retro?
È chiaro che andava ristrutturato tutto, ragazzi, per favore, tenete sotto controllo le magagne, non è giusto trattare soldi pubblici (visto che ce li hanno messi) così!