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Diretta RondiZero – Como Pride, il Tempio Voltiano si tinge d’arcobaleno. La comunità Lgbtq+: “Lottiamo per i nostri diritti”

E’ partito pochi minuti fa al Tempio Voltiano il ComoPride, a 22 anni dall’ultimo evento, un gruppo di studenti e lavoratori, ha deciso di portare in piazza il Pride con un approccio indipendente da ogni tipo di azienda, basato su rivendicazioni sia nazionali che locali. Il Pride non è solo una grande festa, ma anche un momento di lotta per tutte quelle persone che non hanno visibilità nè libertà nel poter essere ciò che vogliono.

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La comunità comasca LGBTQ+ si rivolge quindi al comune di Como e al sindaco Landriscina, e chiede:

1. Che il sindaco di Como si esprima pubblicamente prendendo posizione contro le discriminazioni omobitransfobiche.

2. L’affissione di una bandiera lgbtq+ e transgender sulle sedi del potere, partendo dal comune di Como.

3. La nascita di una rete pubblica locale sanitaria di supporto per persone della comunità che si occupi di: Creare una rete di sostegno telefonico per persone transgender e vittime di omobitransfobia. Istituire consultori gratuiti e agevolati per tuttǝ e fornire test gratuiti per il controllo dell’HIV e altre MST

4. La costruzione di installazioni per un’architettura urbana transfemminista capace di prevenire crimini e violenze.

5. L’istituzione di una consulta capace di monitorare e prevenire ogni tipo di violenza.

6. Investimenti e patrocini su eventi di sensibilizzazione locale e nelle scuole per parlare di violenza omobitransfobica e di liberazione sessuale consensuale da ogni punto di vista.

Una delle presentatrici dell’evento, Miss Gender, dice: “Abbiamo deciso di portare il Pride a Como per dimostrare come la comunità LGBTQ+ sia presente nonostante la realtà chiusa e bigotta, e per far sentire la nostra voce alla città di Como senza paura, portando in piazza le nostre rivendicazioni. Vi aspettiamo”.

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2 Commenti

  1. Caro Sig. Antonio mi faccia capire: quindi Lei è a favore della violenza, verbale e non ?
    E se non lo è cosa, di preciso, la infastidisce dei punti che ha elencato?

    Il compito della famiglia, della società e si, anche della scuola, è quello di Educare, insegnare, far comprendere. Inclusività e rispetto verso tutti, ma proprio tutti.

  2. Sui punti 2-4-6 non sono d’accordo. E, come è capitato ad una figlia di un’amica di famiglia perché deve arrivare a chiedere a 8 anni:”ma se mi taglio i capelli corti divento un maschio e mi cresce il cosino?”. Hanno il diritto di manifestare ma non, attraverso come in questo caso un’insegnante di terza elementare, porre problemi a dei bambini piccoli. Se uno picchia, deride o esclude qualcuno per i propri orientamenti religiosi o sessuali purtroppo non ha capito nulla.

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