“Gli immobili comunali potenzialmente destinabili […] non risultano mediamente a norma di legge per quanto riguarda le certificazioni previste e richiedono in ogni caso corposi investimenti comportanti, per l’amministrazione, un concreto problema di natura economica avendo la priorità di assicurare l’agibilità agli edifici scolastici cittadini per lo più privi di Certificazione prevenzione incendi, oltre che abbisognevoli di consistenti manutenzioni”.
E’ questo probabilmente il passaggio più incisivo (e non incoraggiante) della lettera inviata il 16 settembre scorso dal sindaco di Como, Mario Landriscina, a 21 indirizzi del territorio per chiedere eventuale disponibilità di immobili o locali da destinare all’accoglienza di senzatetto (in regola). Se ne deduce – come aveva già anticipato l’assessore Angela Corengia (foto sotto) – che le possibilità che sia l’amministrazione in prima persona a poter mettere a disposizione un proprio immobile come dormitorio permanente sono pressoché nulla.
Il tema è riemerso ieri in consiglio comunale, sollecitato da Ada Mantovani (Gruppo Misto) d’intesa con le colleghe Patrizia Lissi (Pd) e Barbara Minghetti (Svolta Civica), trio che già in primavera (con Patrizia Maesani) fu all’origine della mozione trasversale poi approvata con cui si chiedeva l’istituzione di un nuovo dormitorio permanente in città.
Dunque, detto che proprietà di Palazzo Cernezzi immediatamente disponibili non ce ne sono, Landriscina “alla luce della possibilità di ricorso anche a soggetti terzi prevista dalla stessa mozione” ha chiesto a enti e soggetti “nella logica di una collaborazione pubblico-privato […] l’eventuale disponibilità alternativa della messa a disposizione di un immobile adeguato per l’accoglienza, agibile e destinabile a dormitorio pubblico, a titolo gratuito o a condizioni sostenibili per l’amministrazione, capace di accogliere almeno 30 persone”.
Un primo passaggio dopo il quale – scrive sempre il sindaco di Como – “sarà necessaria una seconda fase atta a individuare un’ampia e concreta partecipazione di sostegno da parte della cosiddetta società civile nell’ambito della quale sviluppare ogni elemento indispensabile alla realizzazione dell’intero percorso, offrendo così al gestore, che andrà individuato nel rispetto delle procedure di evidenza pubblica, le ulteriori risorse per la conduzione dell’intero processo”.
C’è poi un ulteriore passaggio degno di nota nella lettera spedita da Landriscina. Ovvero il capoverso in cui il sindaco scrive che “si evidenza anche la necessità di offerte di soluzioni concrete anche secondo i principi della cosiddetta accoglienza diffusa, tesa a sostenere le esigenze di uno o comunque pochi ospiti”.
Ma a chi è stata inviata la missiva-sondaggio (per le cui risposte, ha detto ieri il sindaco, bisognerà ancora aspettare un po’ di giorni)? Sono 21 gli indirizzi. I seguenti:
– Presidente della Provincia di Como
– Presidente dell’Acli
– Associazione Antonio e Luigi Palma
– Direttore generale della Asst Lariana
– Confindustria Como
– Ance Como
– Confcommercio Como
– Confesercenti Como
– Cna Como
– Presidente Comitato soci – Caruana
– Confcooperative
– Confartigianato
– Compagnia delle Opere Como
– Vescovo di Como
– Croce Azzurra
– Direzione generale Ats Insubria
– Direttore generale dell’Ospedale Valduce
– Pastore della Comunità Evangelica Valdese
– Presbitero Alexei Carpineanu
– Presidente del Consiglio di Chiesa
– Comunità Pentecostale “Emmanuel” di Como
Un commento
Incredibile: ci sono scuole sovradimensionate per poche classi: accorpate gli alunni ed il gioco è fatto! Però il problema è che i genitori degli alunni votano a Como…