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Ecco le famiglie di lupi tra monti lariani e Svizzera: “Provincia di Como terza per attacchi al bestiame”

Con il patrocinio del Comune di Val Rezzo, dalle 20,45 di venerdì 25 luglio, nella Sala Civica di Strada Provinciale 4 si terrà un incontro pubblico sul tema lupo, organizzato dall’Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali. Interverranno Tania Violetti, sindaco di Val Rezzo, Giovanni Todaro, giornalista specializzato in fauna selvatica e storico del lupo, Michele Corti, presidente dell’Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali, Alessandro Fermi, assessore regionale all’Università, Ricerca e Innovazione.

Di seguito, l’introduzione alla serata.

Secondo il Rapporto Grandi Carnivori in Regione Lombardia del 2024, la Provincia di Como è al terzo posto per numero di attacchi al bestiame, inclusi quelli di Val Rezzo, ossia più della Provincia di Pavia in cui però si stimano decine e decine di lupi. Ma nel Comasco i lupi adulti – tre famiglie, ossia una nel Triangolo lariano e due tra Menaggio e la Svizzera – sarebbero in tutto una decina, più quelli che se ne staccano e vanno i dispersione. Ma la Provincia di Como ha quasi il 50% di foreste e boschi montani, una percentuale molto più alta del Pavese. E come mai i lupi sarebbero così pochi, nonostante il fatto che – grazie alla grande disponibilità di prede, incluso purtroppo il bestiame – i territori di famiglie e branchi in Italia siano scesi anche a solo una trentina di km², invece dei 200-300 km² spacciati dagli ambientalisti di parte? Ricordiamo che la più alta densità di lupi al mondo – quasi 11 lupi ogni 100 km² – è stata recentemente e scientificamente accertata proprio in Italia, nell’Appennino parmense-piacentino. Più che in Russia o Mongolia.

Le stesse stime di Ersaf Lombardia (Ente Regionale per i Servizi all’Agricoltura e alle Foreste) non sono credibili quando dichiara che sul territorio ci siano da 60 a 90 lupi, più esemplari in dispersione. Potrebbero invece essere almeno il doppio, visto che i lupi sono ormai ben presenti in tutte le dodici province lombarde. Persino dentro la città di Milano! Nell’aprile 2019 fu salvato un lupo che rischiava di annegare nella Darsena del Naviglio, ad appena un paio di chilometri in linea d’aria dal Duomo. Sempre nel Naviglio a Milano ne fu salvato un altro nel febbraio 2025. Insomma, i numeri ufficiali regionali e pure nazionali non convincono molti, e soprattutto gli allevatori che, nonostante anche reti elettrificate e cani, continuano a subire razzie. In Italia già oltre 20.000 di tali attività hanno cessato. Ma dal 1971 oltre 60 milioni di euro pubblici sono stati ottenuti da enti e ricercatori – spesso i soliti noti e amici degli amici, oltre che da associazioni varie dello stesso stampo – per il lupo e in parte l’orso, ossia circa 110 miliardi di lire.

Le associazioni ambientaliste e animaliste, e chi li supporta per propaganda e convenienze personali, citano che la predazione del bestiame da parte del lupo è minima, che incide per appena lo 0,07% sul totale degli animali allevati in Europa. Ma non dicono che in Europa vengono allevati oltre 294 milioni di capi di bestiame e che quindi quel 0,07 significherebbe circa 200.000 capi predati dai lupi ogni anno. Di proprietà degli allevatori, mica degli ambientalisti. Predati e divorati spesso ancora vivi, così come pure gatti e addirittura cani al guinzaglio, di giorno e dentro i centri urbani. Senza contare che ormai i pastori denunciano raramente le perdite, per troppa burocrazia o per non pagare altri costi di smaltimento delle carcasse. Le associazioni ambientaliste e animaliste, e chi li supporta, continuano a citare studi scientifici di parte, ma non gli studi altrettanto scientifici di altri che invece dicono e provano l’opposto.

Da notare che nel 2024, e sono dati della Regione, sono stati ritrovati 12 lupi morti, di cui 11 investiti da automobili. Dov’è il presunto bracconaggio propagandato da associazioni animaliste, ambientaliste e da alcuni ricercatori, inventando dati mai prodotti e accertati da alcun ente scientifico o istituzionale? Certo, esiste, ma i numeri forniti sono inventati. Eppure si dice che ancora il lupo in Italia è a rischio, quando dal 1971 al 2021 era aumentato di 36 volte (nel 2021 il monitoraggio fatto da ISPRA ne stimò mediamente 3.307, poi il calcolo fu rettificato a 3.600), e oggi probabilmente di oltre 50 volte.

La più alta popolazione di lupi in Europa è quella italiana, più di Romania e Spagna. Finalmente però il Parlamento Europeo ha approvato il declassamento del lupo, riducendo il suo livello di protezione, dall’Allegato IV (protezione rigorosa) all’Allegato V della Direttiva Habitat, che include specie meno protette. Quindi gli esemplari pericolosi o che fanno troppi danni al bestiame potranno essere abbattuti. Ma pure in Italia lo si poteva già fare legalmente da molti anni, visto che è previsto dall’art. 16 della Direttiva Habitat. E all’estero lo si fa, anche centinaia di lupi l’anno, con la stessa Direttiva. Ma i nostri politici spesso seguivano l’onda e si genuflettevano.

Ma ad essere sempre più a rischio, oltre al bestiame, sono le persone e non i lupi che hanno ormai perso la giusta paura dell’uomo. L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), branca scientifica del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, ha recentemente e ufficialmente dichiarato che a causa dell’aumento del numero dei lupi: La paura nei confronti di questa specie è alla base dell’allarme che si sta generando, tenuto conto che negli ultimi anni sono stati registrati in Italia diversi casi di incidenti con ferimento di persone da parte di alcuni lupi (…) L’ISPRA negli ultimi dieci anni è stato sempre più frequentemente chiamato a fornire supporto agli organi locali (Comuni, Regioni, Province Autonome, Aree protette e Prefetture) nel gestire situazioni di allarme sociale legate a questo fenomeno. Sono state ben 100 le situazioni in cui è stato interpellato l’Istituto negli anni 2017-2024, di cui 61 solo nel biennio 2022-2023.

Gli atti conservati negli archivi di stato solo in Italia menzionano ufficialmente, con dati, migliaia di persone uccise e divorate nei secoli dai lupi. Soprattutto bambini, pastorelli. Nel Comasco fino al 1815 le vittime furono 70, in 16 comuni. Ci si è dimenticati del lupo che in soli quattro mesi nel 1801 tra Stabio e Albiolo predò 15 bambini? Del lupo che fece strage di bambini nella zona di Mariano Comense nel 1816? I lupi furono presenti nel Comasco almeno fino alla prima metà del XIX secolo. Ora sono tornati e va bene, purché gestiti. Ma devono mantenere la paura dell’uomo, sennò torneranno le disgrazie.

La stessa ISPRA ha recentemente riportato: Nell’arco temporale 2017-24, sette sono stati gli individui di lupo che hanno manifestato un atteggiamento aggressivo nei confronti dell’uomo, realizzando 19 aggressioni, tra cui gli 11 attacchi di una singola lupa registrati a Vasto nell’estate del 2023. A questi eventi si aggiunge il recente caso di Agnone, in Provincia di Isernia, avvenuto lo scorso 10 giugno, nel quale una femmina di lupo ha morso una ragazza ed è stata immediatamente catturata e trasferita in un recinto del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Quindi 20 attacchi con feriti, di cui tre bambini di 4-5 anni trascinati via da un lupo in diversi casi ma fortunatamente salvati dai genitori in extremis, trattenendoli per le gambe! Da notare che i casi citati da ISPRA sono solo quelli accertati in base all’esame del DNA, quando fatti. Il conteggio degli attacchi della sola lupa di Vasto in realtà è di 15, solo che gli esami del DNA sui feriti prima non erano stati fatti durante le cure ospedaliere.

Per capire quanto sia sfuggita di mano la questione del lupo in Italia, si consideri quanto fatto in Svizzera (oltre sette volte più piccola dell’Italia): nel 2023 era stata attestata la presenza di 314 lupi e si decise l’abbattimento di circa 100 esemplari (effettivamente soppressi 55 entro fine marzo 2024); nel 2024 fu approvato il prelievo di circa 125 esemplari (effettivamente soppressi 92 entro fine gennaio 2025). Vista l’altra percentuale di nascite annuali e relativa sopravvivenza, sembra che il numero di branchi si stia solo stabilizzando. I lupi ora sono circa 320. Ergo, quanti lupi si dovrebbero abbattere ogni anno in Italia, dove sono ormai non poche migliaia e in continuo aumento, per almeno rallentarne l’aumento? E quanti per portarne il numero a, per esempio, circa 1.500 come nell’intera Germania o Francia?

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