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Era ora! Banfi mette umanità nella festa del Sant’Anna. Via numeri e storytelling farlocchi

“Siamo tutti più poveri in termini di azienda perchè in questi giorni abbiamo perso due preziose collaboratrici, Lucia Tessari, una donna dal sorriso dolce, una persona garbata e riservata che anche nell’avanzare della malattia è rimasta tale, e Alfreda Maino con cui ho avuto il privilegio di lavorare, una persona dedita al lavoro, centrata sulle esigenze del suo servizio. Vorrei ricordare anche Ugo Storti, dell’Aned (associazione nazionale emodializzati, ndr) persona che puntigliosamente rivendicava le esigenze dei pazienti, talvolta polemico ma di un’onestà intellettuale adamantina. A lui dedicheremo l’ampliamento dei posti letto per i dializzati che stiamo progettando qui a San Fermo”.

E’ iniziata con il commosso ricordo di questi “amici” la festa in ospedale in occasione della ricorrenza di Sant’Anna, patrona del nosocomio. I saluti della direzione generale, rappresentata da Fabio Banfi, sono stati preceduti dalla consueta messa, animata dalla corale San Teodoro di Cantù e celebrata da padre Carlo Merlo, già superiore dei Padri Camilliani al Sant’Anna, insieme a padre Alessandro Viganò, attuale superiore.

“Oggi non sentirete parlare di numeri, produzione, contenimento costi – ha proseguito Banfi, dando un taglia radicalmente diverso dal solito alla giornata – E’ giusto che questa festività sia ricondotta a una dimensione spirituale e religiosa e ci saranno altre occasioni per presentare i dati. Il lavoro di questi primi sei mesi sta andando bene, ma ripeto, dobbiamo fare un passo indietro rispetto alla narrazione manageriale che abbiamo vissuto finora, dobbiamo tornare alle origini”.

“Ed è proprio un quadro della nostra quadreria un patrimonio artistico che dobbiamo valorizzare, quello che raffigura Sant’Anna con Maria bambina che ci indica la strada  ha aggiunto Banfi – Quel gomitolo che Sant’Anna tiene in mano, richiama il filo, il filo richiama l’unione. E l’ospedale non detiene esclusivamente un profilo aziendale ma è un fattore di coesione sociale e territoriale, che nasce come “ospizio”, ossia come luogo di accoglienza. Certo dobbiamo innovare, produrre, portare a casa dei risultati ma ciò che conta è il filo che ci lega al territorio, alla comunità”.

Non è mancato un riferimento a via Napoleona, presidio che a breve verrà definito da Regione, su sollecitazione dell’Asst Lariana, come Prest, ossia un presidio di attività specialistiche socio-sanitarie.

“Sull’ipotesi di ospitare in uno degli edifici il dormitorio – ha spiegato Banfi – per abitudine e per stile non assumo un atteggiamento intrusivo in merito alle decisioni che spettano alla componente politico-istituzionale. E’ sicuramente meritorio che ci si occupi di questo tema, se saremo chiamati a dire la nostra potremmo valutare la possibilità di individuare delle aree adatte. Sul comparto di via Napoleona ci sarebbero problemi di coerenza rispetto alle ipotesi di sviluppo finora formulate anche in sede regionale”.

All’intervento del direttore generale, Fabio Banfi, ha fatto seguito quello del presidente della Scuola di Medicina dell’Università dell’Insubria, Giulio Carcano. Asst Lariana, già sede del corso di laurea in infermieristica, ha, infatti, stipulato con Insubria, alla fine del 2017, un accordo di collaborazione che connota l’azienda come polo universitario.

Il professor Carcano ha ricordato la figura del fondatore dell’ospedale di Sant’Anna, Michele Carcano da Milano (correva l’anno 1486) e le figure di Anna e Gioacchino “la vecchiaia è venerabile”. E’ stato quindi menzionato Renzo Pecco primario della chirurgia che durante la seconda guerra mondiale salvò numerosi ebrei falsificando le cartelle mediche, quello stesso Pecco che nel 1958 istituì la Scuola per infermieri professionali, storia che tuttora continua oggi.

L’ultimo riferimento è stato per Sant’Abbondio, il cui chiostro è sede, a Como, dell’Insubria.

Da ultimo padre Ercole Ceriani ha tratteggiato al pubblico la figura di Sant’Anna presentando alcune delle principali raffigurazioni dedicate alla santa (Masolino e Masaccio, Giotto, il maestro delle storie di Ladislao, Leonardo da Vinci, il primo ad aver tolto le rughe a Sant’Anna, Bernardino Luini, Jacopo Sansovino). Ceriani ha sottolineato il significato del nome Anna “Dio ha concesso la grazia”, Anna che ebbe la grazia di avere un figlio, Maria, in età avanzata, Anna che è colei che sa prendersi cura di coloro che necessitano di attenzione, Anna che mostra l’esperienza, la visione, l’autorevolezza, tipiche solo dei “vecchi”. In chiusura è stato presentato anche l’affresco, anch’esso dedicato a Sant’Anna, conservato a Santa Maria del Tiglio a Gravedona.

E proprio Padre Ceriani, insieme alla classe del 1941 de La Stecca e il cui presidente è Tolmino Franzoso, è tra i promotori della nuova collocazione della statua lignea che raffigura Sant’Anna con Maria da bambina, nella hall dell’ospedale a San Fermo (attualmente la statua si trova all’ingresso della cappella). Il progetto – che ha visto l’avallo della direzione generale e che sarà realizzato entro il prossimo Natale – prevede il posizionamento della statua su un basamento di oltre due metri.

Nell’intervento fatto dal direttore generale, non è mancata la spiegazione della decisione di chiudere gli accessi dell’ospedale Sant’Anna, a partire dal 1 agosto, dalle 21.30 alle 5.30.

“Qualcuno ha voluto legare questa scelta ai problemi cittadini – ha osservato Banfi – ma nel nostro ospedale non si è mai registrato l’accesso di persone fragili socialmente e il nostro non è un provvedimento contro chi è in difficoltà ma a tutela del patrimonio della collettività. E’ una questione etica non di poco conto ed è per questo che ci tengo a ribadire come è nata questa decisione”.

“L’obiettivo di chiudere l’ospedale – ha poi specificato – è legato innanzitutto alla necessità di garantire la sicurezza dei pazienti e dei loro familiari, a mettere in sicurezza il nostro parco tecnologico, importante e di tutta rilevanza, pagato dal contribuente e quindi bene comune, da ultimo, infine, ma tutti gli elementi sono tra loro combinati, con un unico accesso potremo concentrare e avere un presidio costante della vigilanza al Pronto Soccorso, presenza che funzionerà come deterrente e come contrasto rispetto ai possibili episodi di violenza che potrebbero verificarsi contro i nostri operatori e anche come supporto, insieme ai volontari dell’associazione A.Ma.te, ai cittadini in attesa”.

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