Prima un commento al sito, era il 14 maggio.
Poi abbiamo chiamato. E l’abbiamo intervistata. Abbiamo scelto di aspettare fino a questa sera perché Silvia e Alessandro domani si sposano e ci andava di fare le cose per bene. Ora raccontiamo, con la nostra Chiara, che sa scrivere più di tutti una storia che deve essere scritta. Eccola:
Le parole di Silvia Vullo son tra quelle le che ribaltano le certezze e, a sorpresa, ridisegnano un mondo commovente e bellissimo in cui l’amore è sufficiente per dimenticare i propri guai e preoccuparsi per gli altri.
“Cara Redazione, molti si chiedono dove andranno i senzatetto quando chiuderanno i dormitori. Domanda legittima e la risposta è semplice: sulla strada. Perché a nessuno importa veramente di noi senzatetto”.
“Noi”, perché Silvia e il suo compagno Alessandro Caliari vivono per strada da 5 anni ma non importa saperne le ragioni.
O perché non vedono la loro bambina da 7 anni, o perché lui non fa più il macellaio e perché vivono con l’invalidità di lei, perché non hanno un alloggio comunale e perché la Caritas li ha trovati a dicembre infreddoliti sotto un portico e li ha portati al dormitorio.
Questa è la loro vita e importa conoscerla solo per quel poco che basta a dare la misura della bellezza delle parole di questa donna piccolina, eppure così grande.
Perché Silvia, che soffre di epilessia, dislalia e polineuropatia agli arti inferiori, non chiede nulla, non si preoccupa di dover tornare a dormire sotto il portico del Crocifisso con il suo compagno, quando il dormitorio di Emergenza Freddo chiuderà i battenti, forse a fine mese.
Si preoccupa per gli altri, per chi ha meno di loro due, meno salute, meno amore: “A giugno dovremo tornare in strada, va bene, noi ce la caveremo ma nel dormitorio in via Sirtori c’è gente anziana, c’è chi soffre di malattie gravi e vivere in strada se si è soli non è semplice. Mi sono stancata di sentire lamentele senza che nessuno provi ad aiutare chi è più sfortunato di lui. Usate il cervello e aiutateci a non ritornare in strada invece di lamentarvi che ci stiamo”.
L’abbiamo chiamata, Silvia, e le abbiamo chiesto di spiegarci come fa a preoccuparsi per gli altri quando lei stessa ha così poco: “Nel pieno del Coronavirus il dormitorio è stato sempre aperto ma da qualche giorno è tornato a funzionare solo la notte e quando chiuderà torneremo per strada – racconta – io sono malata ma ho il mio compagno, non sono mai sola. Ma gli altri? Lasciati soli quanto tempo ce la faranno a resistere?”.
Ecco il segreto che da a Silvia la forza di preoccuparsi per gli altri e di sorridere nonostante un futuro fatto, probabilmente, ancora di notti sotto un portico: Alessandro.
“Finalmente il 20 maggio (domani, Ndr), dopo 10 anni che stiamo insieme, ci sposeremo – racconta con il sorriso nella voce – ci faranno da testimoni due amici, anche loro senzatetto e poi faremo un piccolo rinfresco in via Sirtori con le persone che dormono lì”.
Perché loro due sono davvero un piccolo miracolo di amore e bellezza che commuove: “Il vestito me l’ha regalato Alessandro ma lui si luciderà le scarpe da tennis perché non ne ha altre – dice – non abbiamo neanche le fedi, useremo l’anello di fidanzamento che mi ha regalato 10 anni fa e un anello che gli ha dato un amico. E la prima notte di nozze la passeremo a Emergenza Freddo, io nel reparto femminile e lui nel reparto maschile”.
“Ma questo non importa – conclude tornando a quello che le sta più a cuore ora – bisogna fare subito qualcosa per le persone anziane e malate che non possono tornare sulla strada, conta solo questo”.