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Foto e pagelle dal ‘900 a oggi: la storica scuola di Como che il sindaco vuole chiudere difende un secolo di ricordi

La protesta contro la chiusura di sei ulteriori scuole tra materne e primarie, dopo gli asili nido di Monte Olimpino e via Passeri, non accenna a diminuire. Anzi, i genitori riuniti nel Movimento Genitori Scuola “N. Sauro di via Perti” e “Scuola dell’Infanzia N. Carluccio” sono sempre più agguerriti e intenzionati a ottenere almeno un confronto con il Comune. A tenere banco, in questi giorni, è infatti soprattutto la decisione di chiudere senza alcun confronto o dialogo le due scuole simbolo del centro, le uniche due rimaste in città murata che hanno visto passare nelle loro aule generazioni di comaschi.

Per questo motivo, dopo le manifestazioni, le lettere di dirigenti scolastici e docenti, l’audizione in Regione con gli appelli trasversali al dialogo, e la richiesta da parte delle opposizioni, respinta al mittente da presidente Fulvio Anzaldo, di un consiglio comunale aperto, sul tavolo del Prefetto Corrado Conforto Galli pochi giorni fa è arrivata una lettera a firma del Movimento Genitori delle due scuole del centro storico nella quale si chiede di farsi mediatore di un confronto “per affrontare insieme questa delicata situazione e individuare una strada che possa condurre ad una soluzione condivisa che risponda alle esigenze dei bambini, delle famiglie e dell’intera comunità cittadina”, come si legge nel documento.

Davanti ai numeri presentati dal Comune tra statistiche demografiche, distanze dalle altre possibili scuole e manutenzioni straordinarie dai costi, pare, insostenibili, i genitori, supportati dalla dirigente dell’Istituto Comprensivo, hanno infatti più volte ribattuto parlando di continuità didattica, progetti formativi, senso di comunità, ma hanno anche portato a loro volta numeri concreti, mostrando aule piene, liste d’attesa, necessità di manutenzioni poco più che ordinarie (per l’asilo di via Volta), incremento degli iscritti e spazi rinnovati e perfettamente funzionanti al netto di un piano chiuso da anni su cui non si è mai intervenuti (per via Perti). Senza dimenticare i fondi Pnrr, 386 mila solo per l’Istituto Comprensivo di cui fanno parte le due scuole, investiti per creare aule funzionali e interattive.

In una lunga intervista pubblicata su ComoZero settimanale cartaceo l’8 novembre scorso, che ripubblichiamo integralmente qui, abbiamo quindi chiesto a Teresa Minniti e Vincenzo Falanga, rispettivamente referenti della materna Carluccio e della primaria di via Perti all’interno del Movimento Genitori, di fare per noi il punto della situazione.

Da settembre, quando è stata annunciata la chiusura delle scuole a partire già dal prossimo anno scolastico, avete fatto innumerevoli tentativi di dialogo con il Comune. A che punto siete oggi?
Come Movimento Genitori abbiamo sperato fin da subito in una possibilità di confronto con il Comune che, però, ci è sempre stata negata nonostante la chiusura delle scuole sia un tema importante non solo per le famiglie, ma anche per tutto il tessuto sociale della città. Per questo motivo, dopo il tentativo fallito di aprire un dialogo con l’audizione in Regione dello scorso ottobre, durante la quale i diversi rappresentanti politici hanno evidenziato il mancato coinvolgimento delle parti in causa (come indicato, oltretutto, nelle linee guida dettate dalla Regione stessa in una delibera del luglio 2024 Ndr) e dopo il rifiuto di un consiglio comunale aperto, abbiamo deciso di scrivere direttamente al Prefetto nella speranza che, in quanto massimo rappresentante cittadino del Governo, possa intervenire per favorire un confronto con l’amministrazione comunale per trovare una soluzione condivisa.

Cosa vi aspettate da questa richiesta?
Se anche il Prefetto dovesse accoglierla, dubitiamo comunque che il sindaco Rapinese voglia ascoltare le nostre ragioni, ma ci stiamo impegnando per mantenere alta l’attenzione su questo tema. Certo, è triste vedere che, a due mesi di distanza, siamo ancora fermi allo stesso punto, ma non ci fermiamo.

Quali altre iniziative avete in mente per provare a farvi ascoltare?
Abbiamo tanti progetti, ma è presto per raccontarli. Sicuramente vogliamo fare le cose per bene, sia come entità organizzata di persone che con attività che coinvolgano tutti i cittadini, non solo i genitori direttamente interessati. Da questo punto di vista siamo davvero contenti dei riscontri che abbiamo avuto, perché sono tante le persone che hanno avuto a che fare in passato con queste scuole, o che semplicemente ne riconoscono il valore per la città, che si sono schierate al nostro fianco.

Nessuna anticipazione, quindi?
Una sì, e l’abbiamo anticipata proprio qualche giorno fa. Stiamo ragionando su una proposta referendaria da presentare in Comune, un referendum popolare che riguardi, nello specifico, la chiusura dell’asilo di via Volta e della scuola di via Perti (nei giorni successivi sono stati illustrati ulteriori dettagli, ndr).

Avete anche organizzato una mostra proprio presso la scuola di via Perti per ricordare la sua lunga storia e la sua centralità nella vita cittadina.
Stiamo raccogliendo fotografie di classe, di gite, pagelle, racconti e tutto quello che ex alunni e insegnanti hanno conservato del loro passaggio in questa scuola dal Novecento a oggi. E il 14 dicembre presenteremo “Via Perti in mostra”, proprio per raccontare il senso della comunità che è crescita e vive intorno a questa scuola.

Come commentate la ricomparsa nel piano triennale delle alienazioni messo a punto nei giorni scorsi dalla giunta della ex scuola di Garzola (già stralciata nel 2018 dopo ben quattro aste andate deserte) e la scuola elementare di Lora (al quarto tentativo dopo tre aste andate deserte)? L’idea che lo stesso possa capitare anche alle scuole che verranno chiuse a breve potrebbe essere concreta…
Sul territorio provinciale ci sono sindaci che fanno carte false per tenere aperte le scuole tra pluriclasse e accordi con i comuni limitrofi e noi siamo contenti se riusciamo a venderle. Ci sembra che ci sia un po’ di confusione sulla mission dell’ente comunale, che dovrebbe garantire alla comunità che rappresenta il miglior servizio possibile, non privarla di servizi che funzionano. Ed è inutile lamentarsi che non ci sono più bambino se poi non si fa nulla per agevolare le giovani famiglie dando supporto e stabilità. E la scuola oggi, in assenza del supporto familiare che c’era fino a qualche anno fa, spesso rappresenta l’unica certezza. Como però oggi non sta investendo in servizi e spazi per i bambini, ma neanche per gli adolescenti e per tutte le altre fasce di età.

Tra le ragioni a sostegno delle due scuole del centro, portate anche gli investimenti con fondi Pnrr a cui il sindaco però, proprio durante l’audizione in Regione, ha risposto dicendo che sono stati richiesti su scuole già malconce. Cosa rispondete?
Che il concetto di “malconce” è tutto da valutare visto che, quando sono stati richiesti quei finanziamenti, non era stata deliberata alcuna chiusura e le scuole erano vive e perfettamente rispondenti alle necessità didattiche degli alunni. Piuttosto il Comune dovrebbe pensare a valutare la questione relativa ai bambini portatori di disabilità.

Cioè?
Soprattutto in via Perti sono stati fatti importanti investimenti per rendere la scuola il più impossibile inclusiva con soluzioni specifiche studiate appositamente per rispondere alle esigenze di diversi bambini disabili che la frequentano. Ad oggi questi bambini, oltre a perdere tutti i punti di riferimento didattici, educativi e di amicizie come accadrà ai loro compagni, non sanno ancora dove saranno mandati e se potranno continuare almeno a contare su quanto questa scuola sta offrendo loro oggi. Questo, piuttosto, dovrebbe essere un punto su cui discutere.

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