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Frontalieri e ristorni, comuni di confine più poveri: “Tolti soldi ai comuni. Il Governo taglia 39 milioni”

Il rischio che la quota di 128 milioni di ristorni destinati ai comuni di frontiera possa non arrivare nella sua interezza ha caratterizzato gli ultimi giorni di polemiche in Regione Lombardia (qui tutti i precedenti)

Ciò che preoccupava era che a Roma non venisse snaturato l’impegno di garantire i ristorni nella loro interezza ai Comuni di frontiera. L’anno prossimo verranno versati poco più di 128 milioni di ristorni come hanno comunicato le autorità svizzere. Il ministro dell’economia Giorgetti insiste per un’interpretazione restrittiva dell’ammontare e sembra orientato a dare ai comuni solo 89 milioni, che sono la soglia minima di salvaguardia che avevamo inserito in ratifica”.

Ora ecco arrivare una mozione, approvata con voto segreto (presentata da Silvana Snider della Lega) e condivisa anche dal Presidente della Commissione Territori montani Giacomo Zamperini (FdI), che chiede l’impegno della Giunta a confrontarsi con il Governo nell’ambito dell’attuazione dell’Accordo tra Italia e Confederazione Svizzera del 23 dicembre 2020, ratificato il 13 giugno 2023.

La mozione chiede in sostanza di garantire, in attuazione dell’art. 9 della Legge n°83/2023, un contributo statale annuo pari a 89 milioni di euro per i Comuni italiani di frontieradi destinare le maggiori risorse derivanti dai ristorni all’incremento del Fondo, istituito dalla legge n°83/2023 e finalizzato al finanziamento di progetti di sviluppo economico e sociale dei Comuni di frontiera, al potenziamento delle infrastrutture locali e al sostegno delle remunerazioni nette dei lavoratori residenti nei territori di confine.

Dunque si è votato per la cifra minima di 89 milioni ma nessun riferimento a quanto – ovvero 128 milioni – dovrà arrivare. “L’unica cosa su cui la maggioranza è compatta è togliere soldi che spettano ai comuni”, dicono Angelo Orsenigo e Samuele Astuti, consiglieri regionali del Pd, dopo l’approvazione di una mozione congiunta Lega-Fdi, frutto della mediazione tra due posizioni diverse presenti in maggioranza fino a qualche giorno fa.

“In particolare, Fdi ha fatto due passi indietro rispetto alla sua prima formulazione, dove un punto ci trovava molto d’accordo ed era quello che sosteneva l’attribuzione dell’intera quota di ristorni ai Comuni per il 2026. Nella nuova mozione, invece, l’eccedenza rispetto agli 89 milioni – ovvero la quota minima da attribuire ai Comuni prevista dall’accordo – viene indirizzata al ‘Fondo per lo sviluppo economico, il potenziamento delle infrastrutture e il sostegno dei salari nelle zone di confine italo-elvetiche’, che ha già una sua fonte di finanziamento”, spiegano i dem.

“Noi, a nostra volta, abbiamo depositato una mozione che per regolamento non ha potuto essere abbinata e discussa assieme alle altre, ma rifletteva le analisi fatte da Anci, che ha analizzato il tema e proposto un ordine del giorno che ora andrà al voto nei comuni. Ed è un atto di buon senso perché chiede di promuovere una posizione unitaria in grado di salvaguardare adeguatamente la destinazione ai comuni delle risorse derivanti dai ristorni. Invece, non coinvolgere Anci e nemmeno l’Acif, cioè l’Associazione dei comuni di frontiera, è un errore, una volontà di non ascolto e la dimostrazione di aver già deciso”, aggiungono Orsenigo e Astuti.

“La scelta di non dare ai comuni il surplus dei ristorni 2026 non è un obbligo di legge, anzi, ma una chiara decisione politica del Governo di centrodestra. Questo, dunque, è un passo indietro certificato principalmente dalla Lega, che così dimostra di non essere più il sindacato del territorio di frontiera. Possono ancora ripensarci discutendo la nostra mozione per dire al Governo come destinare questi soldi. E le strade sono due: li diamo ai comuni, che hanno bisogno di queste risorse per garantire i servizi ai cittadini, oppure li facciamo finire in un fondo dove sarà difficile far sentire la voce dei territori”, concludono i consiglieri Pd.

Di tutt’altro avviso la promotrice.  “Regione Lombardia – sottolinea Silvana Snider – è sempre stata attenta alle politiche di frontiera e ai rapporti con la Svizzera. Con questo documento vogliamo garantire che le risorse derivanti dai lavoratori frontalieri siano effettivamente destinate a sostenere i servizi, le infrastrutture e le comunità locali, rafforzando la coesione sociale e l’economia dei Comuni di confine. Un segnale concreto di attenzione verso chi ogni giorno contribuisce allo sviluppo del nostro territorio, mettendo al centro cittadini e lavoratori, e dimostra la responsabilità della Regione nel valorizzare risorse fondamentali per il futuro dei nostri comuni e delle terre di confine”.

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