Scoprire l’acqua, trascorrere del tempo all’aria aperta, raggiungere luoghi imperdibili sul territorio alla ricerca di fontane e lavatoi: c’è questo e molto altro nell’itinerario ideale e interattivo proposto dal sito Internet funtan.it, realizzato da Como Acqua in collaborazione con i Comuni soci.
Il progetto Funtan, fontana in dialetto, è l’omaggio che il Gestore Unico del Servizio Idrico Integrato della Provincia di Como ha voluto dedicare al “suo” territorio, indicando la via per esplorare il fascino del lago, l’entroterra e i sentieri di montagna, fino a raggiungere fontane e lavatoi.
“Dall’amore per il territorio nasce Como Acqua – ha commentato il Presidente e Amministratore Delegato, Enrico Pezzoli – Proprio per questo abbiamo deciso di mettere a disposizione di cittadini e turisti uno strumento chiaro e facile da utilizzare, per invitarli a riscoprire quei luoghi dove l’acqua potabile, fresca e buona scorre libera, da sempre”.
L’obiettivo dell’iniziativa è di favorire l’interconnessione fra l’uomo e la realtà circostante. Mettere in comunicazione monumenti e natura, spiegarne l’origine, la storia e l’evoluzione nel tempo e nello spazio. Un perimetro naturale per un contesto sociale che, nell’era dei social, non poteva che esprimersi in forma digitale.
Per “iniziare a viaggiare”, basta collegarsi da computer fisso, tablet o smartphone all’indirizzo funtan.it, individuare le coordinate giuste e, attraverso una puntuale narrazione visuale e testuale, mettersi in cammino, facendosi guidare dalle immagini e dalle descrizioni, complete di cenni storici, urbanistici e aneddotici. Un tour che, a mappatura ultimata, andrà a comprendere più di 40 comuni della Provincia di Como per oltre 100 manufatti. L’aggiornamento dei contenuti pubblicati è in continua evoluzione.
L’invito continuare a inviare testi e foto a tutti coloro che abbiano un luogo del cuore e una storia da raccontare.
Fontane e lavatoi sono un simbolo di memoria collettiva e rappresentano la testimonianza ancor oggi esistente dell’epoca in cui l’acqua corrente non era entrata in tutte le case. Anni in cui ci si riforniva in strada, in piazza e si utilizzavano i lavatoi pubblici per fare il bucato. Solo fra le due guerre del secolo scorso, infatti, quasi tutte le abitazioni ebbero l’acqua per lavarsi, per pulire e cucinare. Le lavatrici arrivarono più avanti, alla fine degli anni Cinquanta, e i primi elettrodomestici, tra cui la lavatrice, fecero la comparsa nelle abitazioni. Solo a quel punto l’uso dei lavatoi pubblici venne meno, ma sebbene la loro funzione originaria sia andata persa, sono l’immagine concreta ed evidente di una pagina importante della Storia recente.
Ogni Comune conserva infatti sul suo territorio una fontana o un lavatoio, ciascuno dei quali ha oggi qualcosa da raccontare.
“In qualità di società gestore del Servizio Idrico integrato della Provincia di Como abbiamo pensato di creare uno strumento per permettere ai nostri utenti di riscoprire in un modo nuovo e coinvolgente il valore della risorsa, cercando di promuovere nel contempo la conoscenza del territorio e del passato che ci accomuna – conclude il Presidente Pezzoli – Oggi si parla molto di turismo slow, a chilometro zero, green: questa è un’opportunità per valorizzare ciò che ci circonda, andando alla scoperta di luoghi e manufatti dei quali spesso abbiamo data per scontata l’esistenza, senza conoscere davvero la loro storia e ciò che per la comunità rappresentavano. Un servizio che auspichiamo venga sfruttato anche dalle scuole perché i nostri ragazzi per primi possano avventurarsi in un viaggio alla ricerca delle loro radici per riuscire ad apprezzare e amare di più i loro luoghi d’origine”.
Per dare avvio a questa esperienza basta digitare il sito funtan.it senza dimenticare di portare con voi la borraccia, per riempirla con buona acqua di fonte.
UN PO’ DI STORIA
Chi l’ha detto che i panni sporchi si lavano in casa?
Le donne del borgo si recavano al lavatoio con il “Cavagn” pieno di panni da lavare. Era l’occasione per parlare dei problemi, delle cose successe in paese, dei figli. Il bucato si faceva il lunedì, perché il sabato avveniva il cambio degli indumenti. Si usava farlo con la soda e la lisciva, la cenere fatta in casa, che serviva a rendere più bianchi certi indumenti. Si usava una tecnica chiamata “Bügàda”, così lenzuola e vestiti di colore chiaro si lavavano e si insaponavano, prima di essere riposte in un mastello di legno coperto con un panno chiaro. Poi si faceva bollire sul caminetto una pentola d’acqua, si aggiungeva una “giusta” quantità di cenere, si lasciava sul fuoco ancora una decina di minuti e si versava il tutto nel mastello, lasciando macerare per un giorno e una notte, avendo però cura di togliere il panno con la cenere. Al mattino, gli indumenti si risciacquavano prima di farli asciugare sui fili stesi, o sul prato.
Mentre l’acqua del mastello si (ri)usava per lavare altri panni colorati, senza sprecarne neppure una goccia. Mai. Troppo preziosa per sciuparla. Allora non c’erano i detersivi, così quando si lavava la verdura o si lavavano i piatti, quell’acqua si metteva in un secchio e la si sfruttava per bagnare l’orto. E si conservava con riguardo anche l’acqua piovana. Sotto alle grondaie si metteva infatti un mastello per far la scorta necessaria a bagnare l’orto e per le pulizie di casa: per i pavimenti si adoperava quella del bucato, fatta bollire con la cenere. Poi si risciacquava usando l’acqua piovana. D’estate invece si andava alla sorgente a prender acqua fresca e, forse, si era tutti più sensibili alla natura perché non c’era l’abbondanza di oggi, tempo in cui diamo tutto per scontato. Apriamo i rubinetti e l’acqua scorre. Però, come sosteneva San Francesco l’acqua era, ed è, preziosa.
4 Commenti
Aprite le fontanelle. Altro che funtan. Sono quasi tutte chiuse come segnalato al comune dal sottoscritto.
Ad oggi nulla ovviamente è stato fatto.
a Lanzo d intelvi c è una zona ricca di acqua, non utilizzata.tante piccole sorgenti che sgorgano tutto l anno non utilizzate. una sulla mia proprietà.
inoltre la fonte Paraviso è un acqua che ancora si estrae per commmercializzarla e dentro la proprietà c è il funtanin
A Breccia c’è un lavatoio che confina con il parco di Villa Giovio, in via Valorsa…. in realtà c’era. Perché, dopo essere stato restaurato negli anni ’80, è ora in completo abbandono, invaso da erbacce e rovi. Un vero peccato.
Mi viene da ridere se non ci fosse da piangere. A Como non si è capaci di far funzionare adeguatamente e in modo continuativo le fontane poste nella piazza principale “piazza Cavour”, la stessa cosa vale per quelle poste nei viali per Villa Geno e Villa Olmo oltre atutti le fontanelle nella Città e nei giardinetti. Forse sarebbe meglio qualche assessore in meno e un idraulico in più.