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Gallarate coccola con amore il suo asilo “Principe” dal 1940, a Como il Sant’Elia piange da 2 anni

“Dobbiamo metterci l’animo in pace pensando che l’asilo Sant’Elia rimanga abbandonato a se stesso come altri luoghi della cultura comasca?”.

Durissime le parole che il capogruppo del Partito Democratico, Stefano Fanetti, ha rivolto a gennaio in Consiglio comunale all’assessore ai Lavori Pubblici di Como, Pierangelo Gervasoni. Parole non casuali: il capolavoro razionalista di Giuseppe Terragni infatti è chiuso per lavori di messa in sicurezza da giugno 2019.

tende rotte all’asilo Sant’Elia di via Alciato ph: Carlo Pozzoni

Inutilizzato ormai da quasi due anni dai piccoli comaschi, trasferiti alla primaria di via Severino Gobbi. Un doppio colpo al cuore perché, oltre che un asilo che vorrebbe continuare ad accogliere i bambini come fa dal 1937, è un monumento architettonico riconosciuto e apprezzato in tutto il mondo come esempio dello stile razionalista.

Fanetti denuncia il calvario dell’Asilo Sant’Elia. Doccia fredda Gervasoni: “Servono altri lavori per 500mila euro”

E la fine di quest’agonia non sembra essere vicina: l’assessore Gervasoni ha annunciato altri lavori per circa 500mila euro che inevitabilmente faranno slittare la riapertura della struttura che in diversi vorrebbero vedere trasformato in spazio espositivo nell’ambito di un percorso che faccia conoscere ai comaschi e ai visitatori i capolavori razionalisti della città. Percorso che, fatta eccezione per le nuove sale dedicate a Terragni in Pinacoteca civica, ancora non esiste.

C’è chi invece, nel suo piccolo, cura e valorizza il proprio patrimonio architettonico e cerca di trasmetterne il valore. E’ il caso del Comune di Gallarate che, nella località Crenna, ha un asilo ritenuto “moderno” dello stesso periodo. Nel 1940 infatti Franco Poggi, sconosciuto ai più ma all’epoca responsabile dell’ufficio tecnico comunale cittadino, progettò integralmente il “Principe di Napoli” che per alcuni versi richiama lo stile del Sant’Elia: ampi spazi, vetrate, luminosità e spazi pensati a misura di bambino.

Ne nacque un edificio molto funzionale, con un atrio molto trasparente che invitava subito ad entrare. In origine dove accogliere 160 bambini, ma c’era la possibilità di portare la capacità a 220 aumentando il numero di aule (dal 1940 è sempre stato usato appunto come asilo, salvo una breve parentesi bellica in cui fu convertito in ospedale di convalescenza per soldati tedeschi).

L’edificio, oltre alle aule, comprendeva – e comprende ancora oggi – una rampa all’aperto e a pendenza ridotta che scendeva nel giardino, uno spazio aperto ma coperto per attività motorie, un salone molto luminoso, purtroppo modificato in seguito ribassando i soffitti ed eliminando una fascia di finestre.

Spazi e dotazioni erano a misura di bambino e studiati con particolare attenzione, compresi gli angoli arrotondati che facilitavano anche le pulizie. Poggi – professore di Disegno Architettonico, diplomato all’Accademia di Firenze – lavorò da progettista a tutto tondo, disegnando l’edificio, gli interni, l’arredamento (una parte esiste ancora oggi).

L’elemento più interessante era la scalinata che dal piano superiore – livello dell’ingresso originale – scendeva al piano a valle: l’architetto progettò una scala con gradini bassi e allungati, che fossero a misura di bambino e aiutassero ad affrontare il dislivello tra un piano e l’altro.

Non solo: fu studiata una pavimentazione a due colori. Ancora oggi un gradino in pietra di colore ocra si alterna a un gradino rossiccio. Era un modo – geniale, per i tempi – per aiutare i bambini a muoversi in sicurezzae per facilitare anche i bimbi con difficoltà visive.

Per Gallarate, insomma, un piccolo capolavoro di cui la comunità continua a godere (è ancora l’asilo cittadino) e di cui l’amministrazione trasmette e divulga la storia con passione.

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2 Commenti

  1. Ecco appunto…lungimiranza, programmazione e passione per la cosa pubblica.
    Ma a Como non mancheranno i parcheggi….

    Grazie per gli ottimi spunti giornalistici.

  2. Puntualizzazione necessaria: i piccoli comaschi sono attualmente accolti presso gli spazi della Scuola primaria “Severino Gobbi” in Via Viganò 7 a Como; spazi che non sono a misura della prima infanzia.

    Mia figlia piange ogni volta che passa dal Sant’Elia in Via Alciato nel vederlo “vuoto” e transennato causa il fermo dei lavori. Dice che il suo asilo ora “è muto e triste”.

    E’ il segno di una politica immobile. Immobile sui lavori pubblici, immobile per il benessere dei propri cittadini a partire dai più piccoli che, diciamolo, in Como non hanno spazi o eventi a loro dedicati.

    In diversi vorrebbero vedere il Sant’Elia trasformato in spazio espositivo, ovvero cash per il comune, dimenticando (e concedo il beneficio del dubbio sul fatto che ne conoscano la storia) lo spirito principe con cui l’Architetto Terragni realizzò questa struttura.

    Quanta amara tristezza.

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