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Borgovico vecchia, cittadella ideale. Il manifesto di Levrini: “Scrigno e laboratorio civico a misura d’uomo”

I lavori in corso in via Borgovico vecchia, le incertezze sul futuro della strada e la preoccupazione palpabile su quale sarà il domani di questa parte decisamente caratteristica di Como, agitano ormai da tempo il sonno di residenti e commercianti. Proprio loro nell’ultimo numero di ComoZero settimanale hanno avuto voce e hanno espresso timori, idee e propositi per quanto potrà accadere prossimamente.

Un altro residente della via, il presidente di Fondazione Volta Luca Levrini ha voluto immaginare il futuro di quello che definisce “un Borgo e non una via, dove vivo ormai da 20 anni dopo essere nato nella parte nuova della strada. I suoi residenti dovranno riunirsi periodicamente in una consulta del Borgo per conoscersi, confrontarsi, programmare, condividere la propria identità e sviluppo”, dice Levrini che ha voluto condensare in un vero e proprio manifesto la sua visione mentre a livello comunale va ricordato come a inizio marzo sia stata avanzata l’idea di un concorso di idee per ridisegnare la pavimentazione, l’arredo urbano e dare più spazio alle attività commerciali della via. I progetti del concorso di idee dovrebbero essere pronti a Luglio, con l’obiettivo di appaltare i lavori nelle prime settimane del 2023 e avere la nuova Borgovico vecchia per l’estate 2023 (per contributi e spunti: redazionecomozero@gmail.com).

Un Borgo non è una via, si riconosce in una identità che viene definita dalla storia, dai bisogni e dalle scelte di chi lo abita. Identità che deve essere conosciuta, descritta e raccontata affinché i suoi abitanti possano esserne consapevoli e farla propria per vivere il Borgo come loro spazio. Una identità che non vuole separarsi dalla Città, piuttosto caratterizzarsi per arricchirla. Rendere pedonale una strada significa restituirla all’uomo, facendo in modo che non sia transitarla ma viverla per abitarla ed integrarsi ad essa. Pedonalizzazione intesa dunque come umanizzazione di una strada e non, banalmente, chiusura dell’accesso alle auto. Strada che può essere condivisa da auto e pedone, purché quest’ultimo ne sia sempre il protagonista e l’auto non sia di transito.

In passato il fiume Cosia divideva il Borgo dalla Città, ed un ponte li univa con una delle vie di accesso più importanti. Ancora oggi una “tangenziale” separa e divide. Necessario che ci sia un “nuovo ponte”, un sistema pedonale sicuro, importante e distintivo che leghi e crei continuità, unendo Borgo, Stazione e Città. La stazione dei treni deve essere parte del Borgo. Nel corso della storia il Borgo è stato luogo di passaggio per pellegrini e commercianti che, seguendo la Via Regina, si ritrovavano in un luogo che poteva accoglierli. Oggi il Borgo potrebbe essere il primo punto di accoglienza per servizi commerciali e turistici utili alla Città, uno spazio che risponde alle esigenze concrete del visitatore o turista. Il Lario rende nobile la Borgovico nuova con le sue ville. La Borgovico vecchia, invece, lontana dalle sue sponde, può essere il luogo della gente.

Nella storia il Borgo è stato riparo per i comaschi durante le guerre, a volte luogo di abbandono, palude e pestilenza, sempre spazio di manifattura e commercio locale. Un luogo orfano delle acque del lago, ma che devono guardare al Borgovico come sua continuità di pregio, da valorizzare, e verso la quale dirigersi per integrarsi. Necessario che si creino facili e vicine possibilità di sosta delle auto per chiunque desideri vivere il Borgo pur non abitandolo. Questo per permettere a numerosi altri di diventare ospiti del Borgo in modo semplice e diretto. Il porfido è un simbolo da proteggere, curare e difendere. Il porfido è simbolo della storia, caratteristico ed affascinante; deve essere però perfetto perché pavimento di un luogo che vuole essere distintivo per la Città. Camminare sul porfido deve trasformare la strada in corridoio, come camminare in una abitazione. I suoi residenti devo riunirsi periodicamente in una Consulta del Borgo per conoscersi, confrontarsi, programmare, condividere la propria identità e sviluppo. L’ambizione di essere Borgo e non quartiere deve essere uno sforzo condiviso, interno e responsabile.

I negozi ed i servizi del Borgo devono considerarsi integrati al pari dei residenti, animati dallo stesso spirito di vivere uno spazio a misura d’uomo, dove gli esercizi commerciali sono luoghi unici per un esclusivo commercio di prossimità. Un Borgo non vecchio ma del futuro dove la dimensione smart possa diventare strumento di efficienza civica: illuminazione pubblica dinamica, connettività diffusa, videosorveglianza, parcheggi intelligenti, colonnine per ricariche di veicoli elettrici, cassonetti dei rifiuti smart, community civiche, etc. per renderlo luogo virtuoso innovativo e sostenibile. Il Borgo deve alimentarsi del valore della cultura. In passato piccoli teatri hanno animato le sue notti, oggi è necessario generare una regolare offerta culturale che desideri emozionare, raccontare ed aggregare con mostre, spettacoli ed eventi.

Il Borgo devo essere considerato vuoto urbano da colmare e rigenerare, dove la cultura e la creatività diventano protagoniste ed espressione dell’identità del Borgo per la generazione di spazi pubblici e con verde urbano che permettano aggregazione, confronto e sviluppo, soprattutto tra i giovani. L’amministrazione comunale può riconoscere il Borgo come spazio pilota. Conferire ad esso un patrimonio che, non solo rappresenta parte della sua storia, ma che gli attribuisce il ruolo di comunità che vuole essere scrigno e laboratorio civico a misura d’uomo per un Borgo Vico del futuro.

Luca Levrini
Presidente Fondazione Volta

L’ARTICOLO CHE HAI APPENA LETTO E’ USCITO SU COMOZERO SETTIMANALE: ECCO DOVE PUOI TROVARLO

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