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Giovanni, comasco a Berlino: “Idranti sui gruppi di gente nei parchi ma qui lockdown soft. Fase2, contagi subito rientrati”

A due giorni dall’allentamento del lockdown, la tentazione di fare un confronto con chi è già mezzo passo avanti a noi, come la Germania, è forte.

Chiusura meno rigida, parchi pieni di persone (seppur a distanza di sicurezza), scuole già aperte in alcuni Lander ma anche un tasso di contagio tornato a salire pericolosamente vicino alla soglia di rischio nonostante un sistema sanitario che si dice pronto a reggere: i nostri cugini tedeschi sono un esempio da seguire o, stando al rapporto fornito dal comitato tecnico-scientifico al Governo, l’anticipazione di un problema che potremmo non riuscire a gestire altrettanto serenamente?

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Per capire meglio come si vive in Germania in questi giorni, abbiamo fatto quattro chiacchiere con Giovanni Nessi, avvocato comasco ora a Berlino dove lavora come consulente legale per una importante società del settore aerospaziale e ferroviario: “Quello che è uscito sui giornali, anche italiani, è un po’ diverso dalla realtà – spiega – è vero che il tasso di contagio è tornato a salire dopo le prime parziali riaperture ma è stato un aumento temporaneo e il dato è subito rientrato sotto una soglia accettabile”.

“Berlino è una realtà un po’ particolare – continua – il lockdown in Germania non è mai stato assoluto, come in Italia. Bar, ristoranti e scuole sono stati chiusi, ma gli uffici sono sempre rimasti aperti, nonostante molti abbiano preferito lavorare da casa. Ed è vero, i parchi sono pieni di gente, ma la polizia non si è fatta scrupoli ad utilizzare gli idranti in caso di assembramenti”.

Nonostante le misure un po’ più “morbide”, il numero dei contagi resta comunque contenuto rispetto all’Italia (a oggi 159.119 casi confermati contro i 203.591, dato fornito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità – sotto il documento completo) e la sanità sembra aver retto senza eccessive difficoltà, oppure no?

“I dati vengono forniti dai diversi Lander, che sono piuttosto autonomi l’uno dall’altro – spiega Giovanni – e bisogna capire come ciascuno verifica e calcola il numero di infetti. Quello che ho notato io, da profano, è che gli ospedali hanno sospeso tutte le attività e le operazioni non urgenti quindi il problema del sovraffollamento c’è stato anche qui. Ora riprenderanno ma l’attenzione resta alta”.

E mentre in Italia il primo maggio si festeggerà in sordina, senza manifestazioni e con il tradizionale concerto trasformato in un evento streaming, a Berlino si teme concretamente che la tradizionale mega-manifestazione possa comunque svolgersi: “Nonostante i rischi, ci sono state parecchie richieste per far sì che il corteo si svolgesse comunque – spiega – si tratta di una manifestazione enorme, capace di bloccare diversi quartieri e la polizia è già in allerta per disperdere eventuali assembramenti”.

“All’inizio, vedendo quello che stava succedendo in Italia, c’era un po’ di preoccupazione perché mi rendevo conto che il rischio qui era stato davvero sottovalutato – conclude Giovanni – ora vedo che, nonostante tutto, anche qui la consapevolezza è aumentata, si entra nei supermercati in un numero limitato di persone, le mascherine sono diventate obbligatorie quindi mi sento tutto sommato tranquillo”.

L’ANALISI OMS

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(Ph Berlino durante il Covid: Pixabay)

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