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Gli Speleologi contro il progetto per lo sci al Monte San Primo: “Le acque sotterranee rischiano la compromissione”

Anche gli speleologi si dichiarano fortemente contrari al progetto sul monte San Primo, e aderiscono al Coordinamento ‘Salviamo il Monte San Primo’, ora formato da 35 associazioni. Il progetto in questione, come noto, prevede la realizzazione di nuovi impianti per lo sci e per l’innevamento artificiale (tapis roulant, cannoni sparaneve, laghetto artificiale), la costruzione di un’area giochi con anche tubing in plastica, la realizzazione di nuovi parcheggi ed altre opere impattanti per l’ambiente montano. Il tutto all’interno di un progetto (voluto dalla Comunità Montana Triangolo Lariano e dal Comune di Bellagio) che vanta un finanziamento di 5 milioni di euro di fondi pubblici. Di seguito quanto ha scritto la Federazione Speleologica Lombarda al Coordinamento.

Spett. Coordinamento “Salviamo il Monte San Primo”, con la presente la Federazione Speleologica Lombarda desidera esprimere il proprio sostegno alle vostre iniziative in difesa del Monte San Primo.

Il Monte San Primo è sede di fenomeni carsici di rilevanza nazionale, con importanti grotte con ingressi che si aprono sulle pendici del Monte in probabile collegamento idrologico con uno dei maggiori sistemi carsici italiani (Complesso del Pian del Tivano-Valle del Nosee, con uno sviluppo di oltre 65 km), le cui acque (captate a scopo idropotabile) fuoriescono alle sorgenti di Nesso, a livello del Lago di Como. Si tratta quindi di un’area di grande importanza per quanto riguarda non solo il fenomeno carsico in sé, ma anche per il bene prezioso che contiene: l’acqua, che in aree carsiche è una risorsa ancora più importante, data la quasi totale assenza di acque superficiali, a causa della natura stessa delle rocce carbonatiche.

Purtroppo, le acque carsiche hanno un’altra caratteristica: sono estremamente vulnerabili agli inquinamenti. L’infiltrazione di acque inquinate e l’immissione (anche accidentale) di inquinanti rischiano di compromettere per anni o decenni la buona qualità delle acque delle grotte e delle sorgenti, cosa che può portare a gravi danni non solo al delicatissimo ecosistema sotterraneo, ma anche alle popolazioni che utilizzano le acque sotterranee a scopo potabile, ma anche agricolo e di allevamento di bestiame.

Un progetto di “riqualificazione” che prevede la creazione di una stazione sciistica, con annessi impianti di risalita con innevamento artificiale, piste e toboga in plastica, realizzazione di parcheggi e conseguente aumento della pressione antropica e della quantità di rifiuti e di acque reflue appare una possibile (o, meglio, probabile) fonte di gravi inquinamenti e compromissioni dell’ambiente e delle acque sotterranee.

I possibili problemi ambientali, ma anche sociali, in aree carsiche sono molti e diversi. Per citare solo i più importanti e con le maggiori conseguenze dal punto di vista sociale: la possibilità di sversamenti accidentali di carburanti dai serbatoi di stoccaggio degli impianti di risalita (già verificatasi in altri comprensori sciistici, con gravissimi inquinamenti a lungo termine di grotte e sorgenti), la gestione non ottimale dei rifiuti e delle acque reflue (che, in area carsiche, non possono essere gestite con semplici “pozzi perdenti” come si faceva in passato), comprese le acque di dilavamento di piazzali e parcheggi (fortemente inquinate da idrocarburi e quindi in teoria gestite come “acque di prime piogge”, che non possono scaricare direttamente nelle reti fognarie), nonché la realizzazione di sbancamenti che possono occludere ingressi di grotte, come pure la compattazione dei terreni per le piste, il disboscamento, l’innevamento artificiale, che andrebbero a influire sull’infiltrazione e sulla qualità delle acque sotterranee… sono tutte attività che possono impattare fortemente sulla qualità e quantità delle acque sotterranee, e, attraverso le sorgenti carsiche (numerose anche sul versante N-E del monte), anche sulle acque superficiali. Per non parlare del dispendio di acqua per l’innevamento artificiale in una zona che, proprio per le caratteristiche carsiche, è priva o povera di fonti di acque superficiali…

La Federazione Speleologica Lombarda riunisce la maggior parte dei gruppi e associazioni speleologici lombardi: sono 21 i gruppi membri, e in loro nome la Federazione Speleologica Lombarda esprime quindi il sostegno alle iniziative di dissenso del progetto in discussione, in favore di progetti di “riqualificazione” più sostenibili e meno impattanti sull’ambiente naturale, sia superficiale che sotterraneo.” – Federazione Speleologica Lombarda

Alla luce anche di queste considerazioni della Federazione Speleologica Lombarda, il Coordinamento sollecita nuovamente le Istituzioni locali interessate, ovvero gli amministratori del Comune di Bellagio e della Comunità Montana Triangolo Lariano, a rinunciare all’assurdo progetto!

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