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Godetevi la Como d’inverno che tra un mese è finita. La calata di trolley, turisti e code è già alle porte

Spiace per i bar, le pizzerie, le spritzerie, le hamburgherie (avete fatto caso a quanti prontopizza e fast food stanno sorgendo in centro?), i negozi di calze e mutande (gli infiniti negozi di calze e mutande tutti uguali, qui come a Helsinki e New York) e quelli di chincaglierie assortite, ma la Como di metà gennaio è tutta da godere. Anche perché è un po’ come i colori dell’autunno: stregano e ammaliano perché si sa che durano poco, che sono una fiamma di colore improvvisa e rapidissima.

Bisogna affrettarsi, però: compressa tra Natale e San Valentino, la Como d’inverno – che poi si potrebbe persino definire “la vera Como (ma ne esiste davvero una?)” o “la Como di una volta (ma quale volta? Forse sono solo baggianate)” – dura ancora un mesetto, 40 giorni al massimo. Poi sarà tutto un turistame sciamante e sudato, tra plotoni di pensionati, zainetti e bandierine, veli neri terra-cielo griffati Vuitton, mini van dai vetri scuri come le facce inside, festivàl di pance e chiappe sul lungolago, torme di gitanti annoiati e confusi tra foto con il gelato e leccatine di smartphone. Bellissimi influencer che riproducono se stessi come coniglietti futuristici, miliardari annidati tra infinite stelle, forse senza sapere nemmeno perché.

Nell’attesa della Grande Calata 2024 – che farà ricchi alcuni e farà stare in coda ovunque tutti gli altri – non resta, per chi gradisce il profumo di cantina della città sottozero, che fare due passi tra le vie semideserte, senza zaini e idiomi sconosciuti, senza enormi lombrichi umani brulicanti da Porta Torre al lago ma invero senza meta, senza che tutto sia affollato e spesso respingente. E’ solo in questi giorni che passeggiando in centro può capitare ancora di incontrare un volto conosciuto, talvolta persino di sentire due battute in dialetto. Tra un mese e mezzo al massimo, sarà tutto un tratto esotico, un awanagana-uotsamerica-achtung-bonita. E via di servizi del Tg1 sul “tutto esaurito”, che forse sarebbe più adatto “tutti esauriti”.

Insomma, la giostra adesso è ferma. Il rischio del frontale con comitive che tra una coda e l’altra postano “wonderful Como” addentando pizze surgelate è ancora basso. I portoni delle case che adesso sembrano assopiti tra un un po’ vomiteranno senza sosta trolley famelici e sempre più veloci, riportando il rumore di tram postmoderni in centro. Ma questa quiete dura poco, cari miei. Il mare di tavolini che allaga più del Lario è prontissimo a esondare e riprendersi a forza i suoi spazi (e pure i vostri). Viveteli liberi, questi giorni sospesi, adesso che potete. A San Valentino sarà già tardi e ai colori di ottobre mancheranno otto mesi di lunghi, infiniti, incalcolabili “sorry” mentre vi pestano i piedi e vi chiedono cose bizzarre, non distinguendo tra Broletto e borlotto, non eccependo la bresaola brasiliana, godendo come ricci per un prosecco sgasato maritato al persico africano. Insomma, Open to meraviglia is back. Voi serrate su tutto, se potete.

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19 Commenti

  1. Ma che esagerazione!
    Io vengo sempre a Como perché la adoro e anche quando ci sono tanti turisti non mi sembra assolutamente che ci sia caos! Como é viva,bella e animata!

  2. Chissà chissà come andranno le prossime stagioni estive, prenderemo sicuramente esempio da una città come Venezia presa d’assalto da milioni di turisti, dove per entrare bisognerà pagare e prenotare l’ingresso a5€. Noi a Como faremo meglio faremo prenotare e pagare solo l’ingresso almeno 10€ a persona, ingresso giornaliero così potremmo goderci finalmente una Como vivibile poco colorata e potremmo sentire finalmente battute in dialetto… poi però non lamentiamo se qualcuno dovrà pagare per servizi necessari qualche € in più

    1. assolutamente d’accordo a condizione che anche i comaschi, quando vogliono o debbono uscire dal borgo, paghino la stessa cifra.
      Troppo comodo “padroni a casa vostra” e poi a intasare le strade nei paesi vicini per 5 giorni alla settimana perché a Cono non ci sono più aziende o uffici dove lavorare.

  3. L’articolista si è dimenticato di dire che, anche in questo periodo, le passeggiate solitarie si possono godere solo nei giorni infrasettimanali, perché sabato e domenica c’è il pienone. Ma anche nei periodo turistici basta farsi un giro al mattino presto: di lunedì, poi, non c’è in giro nessuno.

  4. Ma perché non di vuole la Como turistica come mille altre città?
    Ancora troppo città provinciale per dare servizi (per tutti) adeguati!

  5. Il problema non è il numero dei turisti, è il fatto che il fenomeno non viene in nessun modo recepito e regolamentato dalle istituzioni. Quindi non genera benefici agli abitanti se non a pochi e infligge disagi a chi la città la vive tutti i giorni e non a chi abita sulle colline e guadagna con le proprietà in centro.

    1. Articolo amaro ma purtroppo vero, fotografa la realtà.
      Per la prima volta dopo anni abbiamo avuto un dicembre con una buona qualità della vita, speriamo che qualcosa cambi anche per il periodo primaverile/estivo

  6. Per non parlare della Tremezzina senza il circo estivo… Purtroppo ormai si vive bene 1-2 mesi all’anno… Ma come sono arrivati prima o poi si spera cambieranno posti…

  7. e milioni di onde sul lago pure a mezzanotte, onde, onde, ancora onde, sempre onde, e motoscafi in giro alla ca..o senza un minimo di conoscenza delle minime norme di navigazione…..follia su follia.

  8. Se è pieno ci si lamenta se è vuoto ci si lamenta, se ci sono solo comaschi (ma quando?) ci si lamenta, se ci sono
    stranieri, idem. Ma precisamente, cos’è che vi andrebbe bene???

    1. Lucia mi ha tolto le parole dalla tastiera. Sempre a frignare o a lanciare allarmi (il più delle volte farlocchi)
      È la stampa bellezza…

  9. ma qual è lo scopo dell’articolo esattamente? in qualunque altra provincia e posto serio non si vedrebbe l’ora del turismo, qui invece?

    1. E’ un turismo caotico, poco redditizio o, per meglio dire, non per tutti, ma per alcuni settori della vita cittadina e, cioè Bar – Ristoranti – Alberghi. Inoltre c’è da dire, però che paghiamo tutti…

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