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Il Gino in giacca celeste, Max e i “ragazzini” dell’aperitivo: la favola che salva il Como Bar

(fotoservizio Matteo Congregalli)

Ci sono locali in cui ti senti a casa, di cui conosci ogni dettaglio e loro conoscono te, i tuoi brindisi per festeggiare i successi, le serate storte, le risate e le discussioni serie.

Sanno che il caffè lo bevi con un bicchiere d’acque e solo a quel tavolino (cascasse il mondo), sanno che a pranzo prenderai “il solito” e che all’aperitivo arriverete tutti, anche senza bisogno di darvi appuntamento.

Un mondo sospeso, a metà tra la poltrona di casa e il lettino dello psicanalista, in cui tirare il fiato (e tirare fuori il meglio e il peggio di sé). È casa, e chi sta dietro il bancone diventa, molto spesso, un amico.

E poi succede che un giorno, complice il tempo che passa, quel posto e quell’amico rischiano di sparire o, semplicemente, di cambiare quel tanto che basta da non essere più loro. Ti puoi adeguare, puoi cambiare locale, oppure puoi ascoltare il cuore e fare quello che mai avresti pensato di fare: comprarti il tuo bar.

Questa è la storia del Como Bar, storico locale all’angolo tra via Volta e via Cinque Giornate, e del suo proprietario Gino. Un personaggio quasi mitologico, metà uomo e metà bancone, che da più di trent’anni è lì, tutti i giorni, con la sua giacca celeste e il suo sorriso gentile.

“Ho aperto questo locale nel 1984 – racconta – Prima un po’ più in giù e poi, dal 1996, qui dove si trova ora. Dopo tutti questi anni, però, avevo deciso di cedere l’attività e andare in pensione”. E a rilevarla è stato il gestore del vicino ristorante che però, dopo un anno, ha deciso di ritirarsi.

E quindi?

“Erano già un paio d’anni che ci pensavano, ma non avevano mai osato fare il passo. Ma quando hanno visto che l’attività era di nuovo in vendita hanno finalmente preso coraggio e si sono fatti avanti – continua Gino con gli occhi che brillano – Li ho visti diventare grandi, qui dentro. E il bar adesso è loro. Non potrei essere più felice”.

Ma loro, chi sono?
“Siamo un gruppo di amici, ci conosciamo da trent’anni anni – racconta Max Avanzi – Frequentiamo questo locale da quando ha aperto e, nonostante il lavoro, le famiglie o gli impegni, ci siamo sempre ritrovati qui per l’aperitivo. Nessuno di noi fa questo lavoro: io lavoro da un commercialista, gli altri sono avvocati, medici, imprenditori. Persone normalissime, semplici clienti”.

Finché il loro bar ha rischiato di chiudere, o di cambiare volto.
“Gino era stanco e non volevamo vedere il bar diventare diverso con una nuova gestione. Così abbiamo deciso di fondare una società (di cui lui è presidente e portavoce) e in 12 abbiamo messo il capitale necessario ad acquistare l’attività – spiega – E dall’inizio di maggio il bar è nostro. Diciamo che più che un’operazione commerciale è stata un’operazione nostalgia”.

E il fatto che i soci non vogliano essere nominati, fa ancora più onore a questa impresa: “Ci sono amici che non hanno potuto partecipare economicamente ma fanno parte del gruppo e contribuiscono in altri modi – tiene a precisare – L’abbiamo fatto prima di tutto per Gino, che era in difficoltà (e resterà qui un paio d’anni, con due dipendenti, prima di passare definitivamente il testimone), ma anche perché non volevamo che questo bar perdesse la sua identità”.

“Faremo delle piccole migliorie ma non intendiamo sicuramente fare concorrenza ad altri locali della città. Qui negli anni Novanta c’erano sere in cui non riuscivi neanche a entrare, da tanto era pieno di gente. Poi però è diventato un posto tranquillo, dove si riesce a bere un caffè o un aperitivo chiacchierando in pace e deve restare il posto che è, anche in piena stagione turistica. È una scelta un po’ in controtendenza, ma è quello che vogliamo fare”.

E gli affari come vanno? “Il fatturato è in crescita, siamo contenti – spiega Avanzi – di certo noi amici diamo un bel contributo, all’ora dell’aperitivo”, aggiunge ridendo prima di tornare dietro le quinte lasciando a Gino il palcoscenico del bancone del Como Bar.

L’articolo che avete appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem.

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