“Lo stadio per la serie A deve essere realizzato fuori dalla città“. L’ampio confronto pubblico apertosi dopo la presentazione delle immagini che raccontano quello che dovrebbe diventare in futuro lo Stadio Sinigaglia secondo il Como 1907 conta un nuovo punto di vista.
Certo assai autorevole visto che parliamo dell’architetto Davide Mantero ultimo progettista che ha effettivamente messo mano all’impianto: nel 2002 si occupò dell’intera ricostruzione della curva Est (ospiti) insieme con lo studio Teco di Bergamo. Da ricordare che Mantero è figlio e nipote di architetti, il nonno Gianni fu il primo a ristrutturare in modo radicale il Sinigaglia realizzato appena una decina di anni prima Giovanni Greppi, negli anni ’80/’90 il papà Enrico è intervenuto sulla tribuna coperta che aveva problemi di visibilità, poi fece i distinti e quindi contribuì prima della morte al lavoro del figlio sulla curva. Insomma Mantero ha certamente una conoscenza profonda del tema.
Il contributo di Mantero inviato alla redazione per ammissione dello stesso architetto “susciterà molti dissensi ma non è questo il mio obiettivo, anzi è esattamente l’opposto” e “se avrete la pazienza di arrivare in fondo risulterà molto chiaro“. Lo pubblichiamo integralmente perché merita di essere letto passaggio per passaggio (al telefono, prima della pubblicazione) Mantero ci dice e ribadisce: “nessuna polemica ma un ragionamento da valutare”):
Scrivo questa lettera sapendo che susciterà molti dissensi, ma non è questo il mio obbiettivo, anzi, è esattamente l’opposto. Se avrete la pazienza di arrivare in fondo risulterà molto chiaro.
Quello che non condivido di quanto si sta prospettando è la strategia rispetto all’obbiettivo, se è vero che i nuovi proprietari della Società hanno intenzione di rimanere stabilmente in serie A e con giuste ambizioni europee, la scelta messa in atto non è l’unica e, ritengo, nemmeno la più lungimirante.
La premessa è che uno stadio per una società calcistica con questi obbiettivi è fuori dalla reale situazione del comparto a lago, per le complicazioni sociali che comporta, per la complessità nell’ottenimento di tutte le autorizzazioni necessarie e credetemi: dover dialogare con Commissione Provinciale di Vigilanza, Lega Calcio, Soprintendenza, e Vigili del Fuoco non sarà per nulla facile, anzi, e lo so per esperienza personale.
Detto questo, è chiaro che ritengo che lo stadio per la serie A debba essere realizzato fuori dalla città. Le aree non mancano, sono molto meglio servite, infrastrutturate e, avendo partecipato a seminari sugli stadi, oltre ad aver ristrutturato per quasi 15 anni il Sinigaglia so che uno stadio per il calcio attuale e soprattutto per gli interessi del calcio è meglio non sia in quella posizione, assolutamente forzata e poco felice seppur meravigliosa.
Quindi completo il ragionamento: una volta che lo stadio nuovo sarà realizzato il Como 1907 potrebbe occuparsi del restauro (perché questo andrebbe fatto) del Sinigaglia, come?
Facendolo diventare la sede di tutta la preparazione atletica e sportiva della squadra stessa, ritiri, allenamenti, partitelle, amichevoli si farebbero lì in un posto speciale, con la possibilità per i tifosi di vedere, non da una inferriata ma seduti sugli spalti, il lavoro della squadra, l’impianto è prefetto per questo, si potrebbe ripristinare il velodromo e tutte le attività commerciali, in misura equilibrata rispetto agli spazi disponibili, si potranno sempre fare. Concerti inclusi.
E se ci pensiamo bene anche molte altre attività dai giochi della gioventù a molte altre cose.
Insomma questo sì sarebbe un progetto con il quale la Società Como 1907 farebbe un vero regalo alla città con valenza sociale, urbana, e commerciale di ben altro valore rispetto a quanto si prospetta ora.
E’ una visione strategica diversa ma che ritengo più aderente alla realtà e alla Città, e spero che i nuovi proprietari possano leggere quanto scritto e pensarci con serietà.
Davide Mantero
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