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Il sole del villaggio. Ricordi d’oro, botteghe e trofei: un viaggio alla scoperta di Sagnino

Sagnino la si vede scorrere tutta nei vetri dell’autobus 7 che, come un Brucomela, gira attorno ai fianchi della collina su cui è abbarbicato il quartiere di case basse e villette a schiera.

L’autobus porta fino all’intersezione tra via Segantini, via Zanella e via Sagnino, appunto, nella parte nuova del quartiere che gli anziani ricordano chiamarsi “Villaggio del sole”, costruito negli anni ‘70 ed espansosi fino ai primi ‘90. Dal villaggio si vede la Svizzera in lontananza e dal piazzale dove fanno capolinea il 7 e l’11, comincia il racconto del quartiere.

L’incipit spetta a Dimitri Pistorelli, titolare dello Scaccomatto, che sul banco tiene allineati i piattini dove posizionare le tazzine del caffè. Il racconto di Dimitri è fatto di ricordi di vecchie glorie sportive: “Qui due generazioni di ragazzi hanno fatto festa, tra partite di calcetto a 7 e quelle viste in tv – spiega il proprietario, alle cui spalle stanno i tre trofei vinti dalla “Scaccomatto” che aveva rosa e vivaio proprio tra i clienti del bar.

“Siamo inoltre arrivati alle finali del campionato regionale di freccette anche se ci hanno comunicato l’orario sbagliato. Quando siamo arrivati era già tutto chiuso” continua Dimitri ricordando le vecchie glorie sportive di quartiere con un sorriso.

Sagnino “di un tempo” torna incredibilmente spesso nei racconti di strada tenuti dai residenti e commercianti. I ricordi sono anche quelli di Giovanna, capelli canuti raccolti sulla nuca, 30 anni nella tintoria Aurora su via Segantini. Nerina, una cliente ha appena lasciato una pila di camicie da stirare. “Ricordo i carri di carnevale allestiti in piazza e le feste di quartiere. Ricordo quando una vecchietta trovò 10 milioni di lire, forse la refurtiva di una rapina. Li consegnò al parroco e non se ne seppe più nulla. E poi ricordo tutti gli artigiani che erano qui e hanno chiuso dopo l’arrivo del Gran Mercato” racconta Giovanna.

Due eventi hanno cambiato l’economia del quartiere negli ultimi vent’anni. Una è la chiusura della Rivarossi, storica fabbrica di modellini, chiusa nel 2000 e ricordata da una scultura a forma di locomotiva rossa, dove condomini ne hanno preso il posto. La seconda è proprio l’arrivo della grande distribuzione che ha decretato la fine di attività di quartiere come il fornaio, l’alimentari o la merceria – quest’ultima, una novità che ha portato gioia infinita alle signore del quartiere altrimenti costrette a uno scomodo viaggio.

Marco Costanzo, il calzolaio originario di Palermo, trapiantato da bambino a Torino e da adulto a Sagnino, ha lavorato per anni all’interno del Gran Mercato per poi spostarsi e mettersi in proprio, resistendo. Lo incontriamo mentre Cristian recupera alcune giacche lavate. Qualcuno è appena uscito dopo aver sostituito le pile di un telecomando da garage. Nella bottega si possono anche risuolare scarpe, riparare abiti e duplicare chiavi. “A volte mi chiedo perché la gente viene a Sagnino: non ci sono donne e sono solo meridionali – scherza irrompendo in una risata fragorosa – siamo una piccola borgata ma siamo ben serviti e poi ci conosciamo tutti. Ormai non chiedo più il cognome ai clienti da cui prendo in consegna le scarpe”.

Nel loro salone, Isabella Menesatti e Consuelo Colombo lavorando con precisione attorno alle teste delle clienti. Le parrucchiere raccontano di avere numerosi clienti svizzere, molte dei quali vivono proprio a Sagnino per poi lavorare oltre la frontiera. “Nel tempo il quartiere si è popolato sempre di più – racconta Consuelo, tra uno shampoo e la stesura di una tinta – ma abbiamo perso le occasioni di aggregazione. Anni fa molti venivano fin da Cernobbio. Oggi non c’è più nulla”.

Una nota finale, positiva, viene poi da sotto un casco da messa in piega, dove Annalaura Russi attende che il colore faccia presa. Alla donna, residente dal 1995, preme svelarci quello che è invisibile agli occhi dei più, residenti e visitatori: “Non è il centro del mondo ma ci ho cresciuto i miei nipoti e hanno avuto tutti possibilità di fare sport. Il centro anziani porta gli ospiti in vacanza in Romagna. La parrocchia organizza gite per i ragazzi. C’è poi la cooperativa Sociolario a dare vita al quartiere. Ci sono i corsi di ginnastica dolce per gli anziani. Io stessa ho cominciato un corso di Tai-Chi proprio qui vicino”.

L’articolo che hai appena letto è stato pubblicato su ComoZero settimanale, in distribuzione ogni venerdì e sabato in tutta la città: qui la mappa dei totem

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