Marciapiedi sconnessi, camion che sfrecciano facendo tremare le poche vetrine rimaste piene di prodotti, auto in coda al semaforo che danno all’aria quell’odore pesante che sembra di essere nella periferia di qualche grande metropoli dell’Asia o del Sud America. Invece è “solo” via Canturina, neppure un chilometro di strada che dal cuore del quartiere di Camerlata porta all’imbocco del Viadotto del Lavatoi.
Fino a una quindicina di anni fa una delle tradizionali strade di quartiere dove si potevano trovare il macellaio, il salumiere, il fiorista o la parrucchiera. Negozi di vicinato, che rendevano vivo il quartiere e non semplicemente una zona di passaggio con auto incolonnate.
Ormai da molti anni la via non ha più questa vita e a testimoniarlo sono le serrande abbassate e arrugginite degli antichi negozi di vicinato.
Alcuni di questi locali hanno avuto una seconda vita, in anni più recenti, qualcuno ha provato ad aprire attività di servizio come assicurazioni o servizi postali ma anche questi ultimi si sono dovuti arrendere e del loro passaggio restano solo le insegne sbiadite.
Dietro alle saracinesche abbassate una costante: i volantini con la scritta “vendesi” oppure “affittasi” ma anche queste stanno cominciando a perdere colore per il tempo trascorso in attesa che qualcuno decidesse di provarci di nuovo.
Basta trascorrere un’oretta in via Canturina per capire che difficilmente, a queste condizioni, possa riprendere vita. Il traffico, anche pesante, non invoglia certamente a fare una passeggiata tra i residenti del quartiere. E chi è di passaggio in auto, come può fermarsi a prendere un caffè al bar o a ritirare qualcosa in un negozio senza parcheggi dove sostare?
Via Canturina ha fatto la sua storia ma quale sarà il suo futuro?
LE INTERVISTE
Incredibilmente, e mai termine fu più azzeccato, c’è chi resiste. Tra le decine di saracinesche abbassate c’è chi continua, con tenacia, ad alzarla ogni mattina.
Balzano subito all’occhio i pochi negozi aperti in via Canturina: c’è una pizzeria d’asporto, una parrucchiera ma anche lo storico ottico Marino, all’inizio della via.
“Mio padre era fotografo, arrivava da Milano e aprì proprio in questi locali la sua attività con delle cornici e delle macchine fotografiche in vendita nel 1969 – racconta Alberto Marino – il negozio era molto più piccolo, vicino a noi c’erano da un lato una pescheria e dall’altro una trattoria (come si può vedere nella foto d’epoca in alto, Ndr). Quanto è cambiata la via in questi cinquant’anni; io sono già in pensione ma finché ce la faccio tengo aperto, penso ancora un paio d’anni perché poi scadrà il contratto d’affitto del negozio”.
Non è per nulla felice però di come è cambiato il quartiere lo storico ottico, che purtroppo ha visto “morire” via Canturina.
“La colpa è della tassazione – spiega secco – chi apre oggi un’attività commerciale ha paura di non riuscire a pagare tutte le tasse non dell’investimento che fa per il suo negozio. Quando io ho iniziato a lavorare pagavo il 13% di tasse, oggi sono oltre il 60%, non è concepibile. Inoltre la concorrenza è diventata insostenibile: non è possibile che nella stessa via aprano tre o quattro attività dello stesso tipo. Senza contare la concorrenza dei supermercati che vengono aiutati in ogni modo, in primis con i parcheggi”.
Tra le altre attività che resistono c’è, quasi in fondo a via Canturina, la Tecnomeccanica Lariana, che vende utensili e prodotti industriali.
“Mio padre ha aperto qui nel 1977 – racconta il titolare Matteo Vaccaro – ogni tanto io e lui parliamo del deserto che è diventata questa zona della città. E’ un peccato, ma purtroppo la maggior parte delle attività per varie ragioni non riescono a resistere. Ormai è così da molti anni, sembra di essere nella periferia di Cuba”.
La loro storica attività però resiste. “Noi, a differenza di altri negozi che c’erano su questa strada, abbiamo una clientela particolare – spiega Matteo – la maggior parte sono ditte, sono clienti ormai fidelizzati e andiamo loro incontro con il nostro parcheggio privato. E’ l’unico modo”.