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Sempre meno personale per gli hotel comaschi. Leoni: “Reddito di cittadinanza, Svizzera, pandemia i problemi”

La stagione turistica è ormai definitivamente chiusa e una buona parte degli hotel ha chiuso le camere in attesa della prossima estate.

Gli afflussi di visitatori sul Lario, secondo imprenditori e residenti, sono stati buoni (soprattutto da giugno a settembre), permettendo alle attività di riprendere a pieno regime dopo i mesi di chiusure e limitazioni. Dall’altra parte però è emersa la difficoltà sempre maggiore di molte attività turistiche nel trovare il personale. A tal proposito abbiamo ascoltato la voce di Luca Leoni, presidente degli albergatori comaschi nonché proprietario di alcune strutture.

Sempre più attività turistiche denunciano di non riuscire a trovare personale, è il caso anche degli albergatori?

Si senz’altro, è un problema che si ripercuote già da anni, ma sicuramente è stato accentuato dalla pandemia. Ho dovuto tenere chiuse delle camere e dei piani, perché non potevo garantire la pulizia. La situazione è frutto di quattro fattori. Il primo siamo noi albergatori stagionali, che nei mesi di aprile e maggio non potevamo garantire il lavoro a causa della pandemia e per questo motivo i dipendenti hanno cercato attività alternative. Il secondo fattore è la chiusura delle frontiere, infatti molte persone, soprattutto dell’Est Europa, non sono potute venire in Italia. Il terzo è il reddito di cittadinanza, infatti alcuni hanno preferito stare a casa recependo una sorta di stipendio fisso. Quarto e ultimo tema, la concorrenza con la Svizzera, dove i ragazzi possono prendere stipendi più elevati.

Molti sono dovuti correre ai ripari assumendo lavoratori non qualificati o alla prima esperienza, è stato così anche per voi?

Si, siamo arrivati a un certo punto in cui si prendeva quello che c’era, pur di riempire i buchi. È chiaro che c’è stata una mancanza di professionalità. Abbiamo assunto ragazzi volenterosi, che però non avevano esperienza di scuole alberghiere.

 

I giovani sono formati a sufficienza? O altrimenti come dovrebbero essere preparati dalle scuole?

Ora si dice che i giovani non vogliano entrare nel mondo alberghiero perché si lavora nel weekend oppure perché non si possono fare le ferie quando le fanno gli altri. Questo sicuramente può mettere in difficoltà il ragazzo, che finisce per scegliere un altro mestiere che garantisce lo stesso stipendio. Il mondo alberghiero è difficile, anche se comunque ha i suoi pro nei guadagni. Andrebbero abbassate le tasse sul singolo dipendente in modo tale che il datore possa pagare di più. Le scuole del territorio offrono una buona preparazione, è chiaro però che più il ragazzo più entra nel mondo del lavoro e meglio è. Dall’altra parte, però, c’è bisogno che gli albergatori considerino gli stage come una fase di apprendimento per lo studente e non come sfruttamento, altrimenti si rischia che poi i giovani vogliano cambiare mestiere.

Molti di loro scappano all’estero, siamo rimasti troppo indietro in Italia?

Penso che all’estero, per chi lavora in questo settore, prima o poi ci vadano tutti. È giusto che un ragazzo si muova per conoscere nuove culture, è una bella avventura per loro. L’importante però è che poi tornino a casa e trasmettano tutto quello che hanno imparato, attraverso nuove preparazioni e varietà di prodotti. Allo stesso tempo sarebbe bello che fosse anche burocraticamente più semplice per uno straniero, soprattutto fuori dall’Europa, fare questi tipi di esperienze in Italia, dove siamo all’avanguardia nel settore.

Si può parlare di una crisi del settore turistico per quanto riguarda l’assunzione del personale?

Si, ci siamo già mossi in largo anticipo per le assunzioni dell’anno prossimo, facendo una postilla sul contratto in caso di chiusure a causa della pandemia. Lo abbiamo fatto per evitare che le mancanze dello scorso anno si ripetano. Non nascondo che nei miei alberghi mancano ancora delle figure per la prossima stagione, ma abbiamo tempo e sono fiducioso che le troveremo. Mi rendo conto che un’altra causa di questa crisi potrebbe essere l’impossibilità di alcune strutture nel dare ai propri dipendenti gli alloggi. Speriamo che con la riapertura delle frontiere la prossima stagione vada meglio.

 

L’ARTICOLO CHE HAI APPENA LETTO E’ USCITO SU COMOZERO SETTIMANALE: ECCO DOVE PUOI TROVARLO

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2 Commenti

  1. Credo sia ora di smetterla con queste continue lamentele sul fatto che non si trovino lavoratori per colpa del reddito di cittadinanza.
    Per la mia professione ho spesso a che fare con persone che percepiscono tale beneficio e, quando va bene, arrivano a 500 euro al mese e, tutte, non vedono l’ora di trovare un impiego per tornare ad una vita decente.
    Chi mai preferirebbe tale entrata ad uno stipendio vero? A meno che lo stipendio sia così basso da subire la concorrenza del reddito di cittadinanza ma, allora, il discorso cambia e chi si lamenta dovrebbe considerare che la gente va a lavorare per disporre del denaro con cui vivere, non per passare il tempo o, solo, per consentire agli imprenditori di portare avanti la propria attività: “do ut des”…

  2. Condizioni di lavoro vergognose (12 ore al giorno per 6 giorni a settimana con stipendio di 1200 euro mese, se va bene), parte dello stipendio in nero,lavoro stagionale senza la certezza della stagione successiva, demansionamento sistematico delle figure professionali, ecc… E poi il problema è il reddito di cittadinanza…. Ma fatemi il piacere…..

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