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Ius soli, parroco di Erba: “Rami merita la cittadinanza perché nato qui, non per premio”

“Rami vorrebbe lo Ius Soli? È una scelta che farà quando sarà eletto parlamentare, intanto legge va bene così”. Un giorno fa, il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini, aveva liquidato così l’auspicio del 13enne nato a Milano da genitori egiziani e autore della telefonata che ha consentito ai 51 ragazzi di salvarsi dal bus dato alle fiamme da Ousseynou Sy la scorsa settimana.

Salvini oggi ha poi ammorbito i toni rispetto alla speranza di Rami (“No allo ius soli, non è biglietto per Luna Park, ma spero di vedere Rami”, ha detto), ma ora nel dibattito che infuria a livello nazionale si inserisce anche una voce comasca. Erbese, per la precisione, dalla parrocchia nella frazione di Crevenna e per bocca di don Ettore Dubini per l’esattezza assoluta.

Non nuovo a prese di posizioni forti e non particolarmente clementi verso Lega e Salvini (qui l’articolo del giugno scorso “Erba, prete contro Salvini: “Il rosario solo come portafortuna?”. Ira Zoffili: “Rispetti il voto”), don Ettore ha affrontato sulle pagine dell’Informatore parrochiale la vicenda proprio oggi. Con toni nettissimi.

“Rami. Col passare dei giorni diventano più nitidi i contorni della sfiorata strage del pullman dei ragazzi di Crema – ha scritto il parroco – La registrazione delle telefonate ha fatto emergere il coraggio dei ragazzi nel lanciare appelli di aiuto che fanno venire i brividi solo ad ascoltarli. E mentre sale l’indignazione per l’attentatore cresce contemporaneamente la sorpresa di trovarsi davanti preadolescenti coraggiosi e soprattutto uniti nel cercare di salvarsi da una situazione drammatica”.

Poi, una citazione di un articolo apparso su Avvenire: “Il tremendo fatto di cronaca ha preso ormai le prime pagine di tutti i giornali e io non voglio tornare sui particolari dell’accaduto, ma voglio fermarmi a riflettere su quei ragazzini e sul loro coraggio riprendendo un passaggio dell’articolo di fondo del quotidiano Avvenire di venerdì 22 marzo a firma del direttore Marco Tarquinio: “Ci sarebbe stato solo da dire ‘grazie’ a quanti in un giorno di marzo, alla vigilia della primavera, hanno fatto sì che la morte non prevalesse. …. I miracoli non dipendono da noi, ma qualche volta hanno anche il nome di un impaurito eppure coraggioso ragazzino italiano nato egiziano e l’amata divisa dei Carabinieri. Ci rammentano chela nostra vita, la vita di tutti è fatta della stessa umana materia e che nessuno si salva da solo. È questo che conta”.

Infine, la presa di posizione nettissima sullo Ius Soli.

“Con più sento la testimonianza dei ragazzini del pullman – scrive infatti don Ettore – con più mi rendo conto di come sia vero che lì ha agito non solo Rami, (a cui spetterebbe la cittadinanza italiana non solo come premio, ma perché nato in Italia, compagno di scuola di altri ragazzi come lui) ma tutti i ragazzi insieme. Si è vero, “i giovani non sono il futuro, sono l’oggi” e lo hanno dimostrato”.

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2 Commenti

  1. La cittadinanza può essere richiesta dopo 10 di residenza. Siamo sicuri che i padri dei due ragazzi l’abbiano richiesta? Se, come credo, non l’hanno richiesta ecco la risposta: non sono cittadini italiani perchè non la vogliono o non possono averla (fedina penale non immacolata?)

  2. Ieri sera li guardavo in televisione. Perché non c’è solo Rami ma c’è anche il suo amico Adam. Se non avessi saputo che i loro genitori erano originari del Marocco, avrei fatto fatica a comprenderlo.
    Sono nati in Italia. Hanno frequentato dall’Asilo alle Medie le scuole italiane, con insegnanti italiani e compagni italiani. Probabilmente fanno sport in squadrette italiane come ha fatto il ragazzo di Vercelli che ha segnato sabato sera con la Nazionale di calcio. Hanno un sogno che può avere solo un ragazzo italiano: vogliono diventare Carabinieri. Parlano un Italiano migliore e più forbito di tanti amici “baluba”…..non sbagliano neppure i congiuntivi come qualche nostro Ministro.
    Come si fa a dire che non sono Italiani?

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