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L’ addio di Aquilini al Museo della Seta, Mantero: “Dispiaciuto e preoccupato, no a una Restaurazione”

“Sono molto dispiaciuto e molto preoccupato per il futuro del Museo della Seta, Paolo Aquilini è un valore che se ne va e spero che questo non significhi una sorta di ritorno alla Restaurazione”. Con un parallelo storico, Moritz Mantero, imprenditore tessile e tra i fondatori del Museo della Seta, ha accolto la notizia delle dimissioni del direttore Paolo Aquilini che abbiamo annunciato ieri in anteprima.

“L’idea di creare un museo dedicato al mondo della seta comasca è nato a metà degli anni Ottanta con la nascita di un comitato di cui io ero presidente – racconta – sono andato personalmente a bussare alle porte di imprenditori tessili, enti pubblici, ex alunni e Fondazione Setificio finché siamo riusciti, all’inizio degli anni Novanta, a dare vita a un’associazione di cui è diventato presidente mio fratello Federico”.

Il “garage” di via Castelnuovo, come l’abbiamo più volte chiamato sottolineandone la collocazione non proprio adatta a contenere un simile tesoro, è quindi pian piano cresciuto riuscendo a salvare dalla distruzione non solo macchinari e archivi, ma soprattutto una memoria che racconta le radici più profonde del nostro territorio. Fino alla svolta avvenuta proprio con la nomina del primo direttore, Paolo Aquilini.

“Con la presidenza di Bianca Passera, nominata nel 2015, si è deciso di dare una svolta al museo trasformandolo da luogo di semplice conservazione a istituzione capace di attirare i visitatori e per fare questo è stato chiamato Aquilini – prosegue Mantero – qualunque museo rischia di essere un luogo in cui, visto una volta, non si torna mai più se non ci sono mostre o eventi in grado di attirare i visitatori. E lui ha creato il museo di oggi, quello che definisce pop, ovvero un luogo aperto a tutti, vivo, ricco di appuntamenti capaci di richiamare più volte i visitatori valorizzando però anche tutta la parte conservativa a partire dagli archivi, per i quali mi pare sia stato anche vinto un bando per la loro digitalizzazione e che sono un patrimonio che però non può restare lì a fare polvere, ma che può essere messo a frutto, ad esempio, per mostre”.

E ora? “Ora sono preoccupato per un luogo che ho tenuto a battesimo e per il quale Aquilini ha dato l’anima – è il suo pensiero – spero che il suo addio e il fatto di non aver ancora pensato ad un suo sostituto non vogliano significare un ritorno al passato, un passato nel quale io mi sono ritirato dal comitato auspicando che spiccasse il volo e che quella di via Castelnuovo fosse solo un’ubicazione provvisoria mentre altri, che ancora oggi hanno voce in capitolo, sostenevano fermamente che dovesse essere nient’altro un museo didattico a disposizione degli alunni del Setificio”.

 

 

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3 Commenti

  1. Tranquillo Moritz al museo ci teniamo tutti e finalmente metteremo in luce sia i suoi ricchi archivi , sia le mostre tra qui una a cui teniamo molto su Titta Porta.ti invito a venire a vedere le condizioni del museo per farti un opinione.
    Il resto sono solo parole…..

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