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La Ca’ s’industria e compie il piccolo miracolo: per la storica casa di riposo di Como conti in ordine dopo la tempesta

Da due anni il bilancio è tornato in attivo, l’onda lunga del Covid non morde più la maggiore struttura della città che si occupa degli anziani. Un’istituzione per Como, che ha oltre due secoli, stiamo parlando ovviamente della Fondazione Ca’ d’Industria e delle sue tre strutture socio-sanitarie, oltre a un centro diurno. Dal 2018 è presidente della Fondazione l’avvocato lecchese, Gianmarco Beccalli, 53 anni da compiere il prossimo settembre. Ultimi due bilanci chiusi con il segno più, ma un problema cronico di carenza di personale.
“Si tratta di un problema generalizzato per tutte le strutture sanitarie, a partire dai medici e dagli infermieri, quindi per tutte le altre figure. La nostra ultima nostra proposta comprende l’affitto pagato per i primi cinque mesi, contratto a tempo indeterminato con tredicesima e quattordicesima, ma si fatica comunque a trovare e noi non possiamo abbassare il livello di assistenza e di qualità del servizio”.

Avete circa trecento posti letto e una lista d’attesa per gli ingressi. I tempi della paura della Casa di riposo a causa della pandemia sono finiti?
Abbiamo avuto anni difficili. Le Rsa si erano svuotate inizialmente in modo drammatico a causa dei decessi. Poi, un po’ per questioni economiche e un po’ per la paura. I familiari temevano di non potere più vedere i propri cari, neppure salutarli una volta affidati alle Rsa come era avvenuto per la pandemia. Sono esplose le cure domestiche, ma per un certo tipo di assistenza, le Rsa rimangono insostituibili, pur avendo cambiato il tipo di utenza.

Che tipo di pazienti seguite oggi?
Una volta le persone entravano in casa di riposo anche in piena salute, magari settantenni, e ci restavano tanti anni. Oggi, ricoveriamo persone molto fragili, con condizioni di vita compromesse. Trascorrono qui il loro ultimo miglio di esistenza. Qualcuno un periodo anche molto breve, ma accudito in ogni suo aspetto. Pensate che attualmente nel giro di un anno vi è quasi la rotazione completa dei posti letto. Ci sono liste d’attesa è vero, ma sono minori in città rispetto ai paesi del territorio, questo da diverso tempo.

Struttura piena e così anche i conti tornano.
Possiamo dire così. C’è da ripianare la perdita del passato, però confermo gli ultimi due anni in attivo. I letti sono pieni, ma le nostre Rsa necessitano anche di investimenti continui, non siamo qui per fare business. I costi delle utenze sono saliti alle stelle, una primavera fredda come questa significa costi elevati di riscaldamento, un’estate calda fa spendere di più per i condizionatori. Abbiamo la fortuna di avere un direttore generale come la dottoressa Marisa Bianchi molto attenta e preparata.

Lei è stato nominato dal sindaco Landriscina e confermato da Rapinese, esatto?
Sono arrivato al secondo mandato, ma qualcuno ancora tende a confondere il ruolo del Comune in Ca’ d’Industria. E’ vero che entra quale garante per la nomina dei suoi rappresentanti, come gli altri enti (Regione e Provincia), ma poi non ha un controllo diretto della gestione, il bilancio viene redatto in autonomia, poi noi presentiamo a Palazzo Cernezzi una relazione sull’attività svolta.

Quali sono le prossime sfide della Ca’ d’Industria, a parte la ricerca del personale?
Grazie ai fondi del Pnrr, in via Bignanico a breve partiranno i lavori per ristrutturare i vecchi rustici a fianco delle Camelie, verrà realizzata una decina di appartamenti per persone non autosufficienti, ma che potranno vivere grazie alla domotica e alla presenza di una struttura sanitaria così vicina, in piena autonomia. In caso di bisogno, i medici, il personale sanitario, verranno chiamati attraverso un citofono o un sistema di allarme e interverranno direttamente in casa. L’aiuto potrà essere dato non solo per questioni sanitarie, ma anche per l’attività di gestione della giornata. Fare la spesa, preparazione dei pasti, pulizie… Ci sono appartamenti anche per coppie di anziani, con tutte le comodità. Si tratta di un’importante piccola rivoluzione in tema di assistenza agli anziani. Il tutto con affaccio sul Primo Bacino del Lago di Como.

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