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La tournée della prof tifosa che fa innamorare di Dante e Manzoni: “E allo stadio, sempre forza Como”

Quando il semplice insegnare diventa desiderio – e capacità indiscussa – di trasmettere passione, e far appassionare a sua volta chi ascolta, il risultato è quella vera e propria esplosione di amore per il proprio lavoro che è Valentina Romano, la “prof Romano” come la chiamano i suoi studenti del Liceo Giovio di Como. Un amore, il suo, talmente strabordante da uscire non solo dai confini ristretti della sua scuola, ma anche da quelli della città, fino ad arrivare addirittura dall’altro capo della Penisola.

Iniziate quasi per scherzo, infatti, le sue “lezioni aperte” su alcuni dei più grandi maestri della letteratura italiana sono ormai sold out a ogni appuntamento, contese da associazioni, enti e comuni desiderosi di regalare, attraverso la sua voce appassionata e competente, la bellezza senza tempo che si nasconde nei testi spesso bistrattati ai tempi della scuola e poi dimenticati, senza essere mai davvero riusciti ad assaporarli.

Prof Romano, come è nata l’idea di questi incontri?
È un’idea nata del tutto casualmente, dopo che la mamma di una mia alunna, scherzando, mi ha detto che le sarebbe piaciuto infiltrarsi in classe per assistere a una mia lezione. Così ho pensato che sarebbe stato bello portare fuori dalle aule scolastiche quello che quasi tutti abbiamo studiato ma che, forse, a quel tempo non abbiamo amato perché obbligati a farlo.

E direi che l’idea ha davvero funzionato.
Decisamente sì. Ho iniziato circa tre anni fa, dopo il Covid, con qualche serata nella sede della Cooperativa AttivaMente (di cui il marito, Jacopo Boschini, è fondatore e anima, Ndr) e adesso mi chiamano biblioteche, associazioni, comuni…

Ha tenuto il conto di quante “lezioni” ha già fatto?
Ho perso il conto. La prima, quella su Dante, “Divinamente scritto, dannatamente umano”, forse una trentina di volte. Poi ci sono “Quel ramo del lago del mondo” in cui racconto i Promessi Sposi, “Leopardi non era uno sfigato” su Giacomo Leopardi, “Sul mare color del vino” dedicata a Omero e l’ultima arrivata, in cui parlo di Dino Buzzati, “Là dove la strada finisce”. L’idea è quella di aggiungere un argomento all’anno, se ci riesco.

Ormai la sua è praticamente una tournée. Fin dove è arrivata?
Nella nostra zona, ormai praticamente un po’ ovunque. Prossimamente sarò a Cernobbio, Alzate Brianza e Palanzo ma sono appena tornata da un viaggio a Lecce, dove mi hanno invitata per la terza volta, e a breve dovrebbe concretizzarsi un altro impegno estivo fuori regione.

Che tipo di pubblico viene alle sue lezioni aperte?
È un pubblico adulto, io per prima preferisco non vengano i ragazzi che già stanno studiando questi autori a scuola. Perché questa non è una lezione, è un’occasione per riscoprire pagine lette magari trent’anni fa e che oggi, spesso, ti dicono cose diverse. E vedere persone, magari anziane, seguirmi ripetendo a memoria i versi che hanno studiato a scuola, mi emoziona tantissimo. Per chi, invece, non ha avuto modo di conoscere questi autori, è l’occasione per farlo ora. E vedere la sala piena mi dà fiducia, perché significa che per farlo non serve portare contenuti “facili” o invitare grandi nomi.

Secondo lei qual è la ragione di questo successo?
Penso che il segreto sia nel fatto che certe pagine, anche se scritte in luoghi e tempi lontani, sono sempre attuali, hanno ancora oggi qualcosa da dirci. E poi credo che la gente venga perché ha voglia di bellezza e io ne parlo con leggerezza, senza declamare nulla come se fossi un’attrice, ma spiegando come faccio in classe, mettendo tutti nelle condizioni di apprezzare quello che ascoltano. Credo che divulgare significhi proprio questo, porsi come mediatrice tra pagine belle e chi è disposto ad apprezzarle.

E poi c’è un’altra sua grande passione: il Como.
Tra me e i miei studenti, la vera fanatica sono io. Mi piace andare allo stadio, in curva.

È vero che in caso di vittoria non interrogava?
Eh sì, è vero. E infatti mi auguravo non si andasse ai playoff perché non avevo voti e dovevo per forza interrogare (ride). In realtà, commentare la partita il lunedì era più un modo per far affezionare i ragazzi alla squadra della propria città. Umberto Saba scriveva che “i cuori allo stadio conpalpitano” ed è vero, non ci sono posti che creano un senso di appartenenza come lo stadio.

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4 Commenti

  1. Che bel profilo!
    È rassicurante sapere che vi sono persone come te.
    Lo sprono al bello rende più sensibili e liberi.
    È più bello appartenersi.
    Brava, non stancarti.

    1. Buongiorno Maria,
      se le fa piacere può seguire la mia pagina Facebook dove condivido le varie “lezioni aperte” oltre che qualche raccontino di scuola.
      Ad ogni modo, sarò a Cernobbio il 20 giugno (con Leopardi) e il 4 luglio (con l’Odissea).
      Buona giornata!

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