Tra affitti a carissimo prezzo, proliferare di destinazioni ricettive a e alloggi pubblici inagibili, arriva una forte presa di posizione della Uil del Lario sull’emergenza casa in provincia di Como. Con il coordinatore Dario Esposito che auspica che “la provincia di Como rimanga un territorio da vivere e non si trasformi esclusivamente in località turistica”.
“Questo – aggiunge ancora Esposito – dipende dalle scelte che verranno prese a livello nazionale e locale. Il rischio, già attuale, è che la provincia veda la trasformazione del pendolarismo lavorativo in vero e proprio esodo in altre province oltre che nella vicina Svizzera. Dobbiamo lavorare, sin da subito, affinché la Como comunità di valori sociali non venga completamente seppellita dalla Como spendibile solo come cartolina turistica”.
Riccardo Cutaia (Segretario Generale FenealUil Lombardia) aggiunge che “nel Decreto Casa ci attendavamo misure per il rilancio dell’edilizia residenziale pubblica e per un mercato degli affitti a costi sostenibili: non troviamo nulla di tutto ciò. Del resto della propaganda ‘Piano casa- Programma futuro’ di edilizia residenziale pubblica e sociale con risorse scarse (100 milioni di euro per tutta l’Italia) disponibili solo nel 2027-2028, del quale fra l’altro si è discusso senza i sindacati, già non se ne parla più”.
Secondo Massimo Coppia, segretario Generale Uilfpl Lario Brianza, “è urgente che Aler metta a disposizione alloggi (anche in equo canone) idonei per facilitare il reclutamento di medici, personale sanitario, amministrativo, di nuovi agenti della polizia locale e uffici comunali”.
“Questa misura sarebbe fondamentale per garantire che tali professionisti possano iniziare e proseguire la loro carriera nel comasco – aggiunge Coppia – e garantire così i servizi pubblici essenziali a tutti i cittadini. Molti giovani lavoratori hanno espresso lamentele e denunce riguardanti il business degli alloggi, evidenziando una situazione insostenibile”.
Sono 158 gli alloggi di proprietà Aler in provincia di Como attualmente sfitti per carenze manutentive, a fronte di ulteriori 37 in fase di ristrutturazione. Questi i dati ricevuti dalla Uil Lario, conseguentemente ad una richiesta di accesso agli atti cui il Direttore Generale l’ingegnere Luca Rocchetti ha dato seguito il 20 maggio scorso.
Di questi 158 appartamenti sfitti per inagibilità ben 97 sono situati a Como, 9 a Mozzate, 8 a Cantù, 4 rispettivamente sia ad Erba che Olgiate Comasco che Binago. Un quadro, quello certificato in queste settimane, che si aggiunge a quello già avuto a dicembre 2023 relativamente agli appartamenti, questa volta, di proprietà del Comune di Como che certificava per questi ultimi 221 alloggi sfitti per necessità manutentive a fronte di 777 appartamenti di proprietà comunale.
“Una situazione critica – sottolinea la nota diffusa dalla Uil – che si inserisce in un contesto provinciale nel quale alcune amministrazioni Comunali stanno affidando in gestione il proprio patrimonio edilizio ad Aler. E’ il caso di Como che ha deciso di affidare in gestione, a decorrere dal primo gennaio di quest’anno, 297 alloggi riconoscendo all’Azienda Lombarda per l’edilizia Residenziale, si legge nella delibera stessa, un compenso di 86 mila euro all’anno a fronte di entrate relative ai canoni di locazione degli immobili di circa 356 mila euro”.
Inoltre uno studio Uil condotto dalla Struttura Nazionale ha evidenziato come “Como sia la sesta città più cara in Italia in quanto ad affitti relativamente al parametro di ricerca di appartamenti di 100 mq, accatastati come abitazione civile (A/2) ed economica (A/3), ubicati in zona semicentrale delle Città capoluogo di provincia. Ciò non bastasse, le quotazioni di immobiliare.it riferiscono come in Lombardia la provincia comasca sia la più cara con la media di canoni locativi che si aggira a 12,69 euro al mq (2.098 euro al mq per la vendita). Un aumento, quello degli affitti in provincia, del ben 66,98% rispetto al 2016. Aumenti, inutile a dirsi, che gravano sulle possibilità concrete di arrivare a fine mese, di poter garantirsi assieme un tetto oltre l’accesso alle cure sanitarie o ad un carrello della spesa che copra i 30 giorni e non 15. Aumenti che si sommano a quelli dichiarati dall’Istat a livello nazionale relativamente all’IPCA 2023 (al netto della dinamica dei prezzi energetici) che parla di un’inflazione del 6,9%”.
La riflessione conclusiva: “Tutto ciò non può non farci pensare come l’accesso alla casa non sia soltanto condizione per evitare lo stato di povertà assoluta ma anche requisito per l’accesso ai servizi scolastici, sanitari, l’inserimento libero e non condizionato nel mercato del lavoro, l’esercizio dei propri diritti civili e politici. Lasciar sola la persona nella necessità di soddisfare un bisogno primario vuol dire privarla della possibilità di godere fattivamente di quanto la Carta Costituzionale riconosce. La sfida che quindi si pone è se accettare che la condizione economica, lo status, le sorti di ciascuno possano trasformare la società in un insieme di individui che hanno in comune solo la coesistenza in uno spazio o, se viceversa come la Uil sostiene, la visione del territorio come società di valori possa e debba essere sostenuta”.
5 Commenti
Italia ladra, solo tasse e stipendio da fame
L’unica oggi con le nuove disposizioni da Roma, è cercare lavoro si, in Svizzera, ma anche direttamente trasferirsi lì.
Così si evita dare la metà del salario CH in tasse in italia.
Vale la pena a informarsi molto bene presso un commercialista, prima di accettare un lavoro in Ticino e restare a vivere in Italia.
Chi è vecchio frontaliere ha privilegi (esente tasse salvo il 3% di imposte alla Fonte), dei quali il nuovo frontaliere non può far altro che sognare.
Ma questa storia del 3% da dov’è che salta fuori? Continuo a leggerla in diversi commenti di diverse persone, ma è un falso. In Svizzera come ovunque le imposte (anche quella alla fonte per i frontalieri) sono progressive e crescono con il reddito lordo, oltre a dipendere (grandemente) dallo stato di famiglia (single o convivente/sposato, con partner a carico o che lavora, con figli o meno).
Ma infatti è falso. I vecchi frontalieri hanno la stessa pressione fiscale diretta dei lavoratori residenti svizzera
Chi può va in Svizzera non per gli affitti carissimi MA per avere un FUTURO DIGNITOSO per se e i propri figli e avere una pensione DIGNITOSA E NON DA FAME COME QUELLA FUTURA ITALICA!!!
IL GRANDE E RICCO NORD sta DIVENTANDO UN DESERTO INDUSTRIALE CON ALCUNE OASI FELICI SOPRAVVISSUTE ALLA FOLLIA BUROCRATICA ITALICA E EUROPEA GRAZIE AI NOSTRI POLITICASTRI DA OPERETTA CHE PENSANO SOLO A GARANTIRSI LA RIELEZIONE A DIVINIS VISTO I PAZZESCHI PRIVILEGI, PENSIONE INCLUSA, CHE SI SONO AUTO VOTATI.