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La vacanza dei turisti sul Lago di Como: “Il treno cancellato, i 700 euro per Bellagio, gli ‘animali’ sul bus”

I problemi del turismo e dei trasporti tra Lago di Como e Milano, visti da vicino. Anzi, vissuti e condivisi in prima persona. E’ piuttosto illuminante il racconto che volentieri ospitiamo da parte di Amanda Cooney che, spostandosi tra Como e Milano, ha potuto interloquire direttamente con alcuni viaggiatori stranieri dopo una tappa sul Lario e che hanno offerto uno spaccato delle difficoltà a godersi appieno una vacanza sul Lago di Como. Di seguito il racconto, nato da un treno cancellato alla stazione di Como San Giovanni e poi sviluppato con 4 turisti stranieri nel corso del tragitto verso il capoluogo di regione a bordo di un convoglio destinato a Porta Garibaldi (per lettere, segnalazioni, foto e video scrivere a redazionecomozero@gmail.com o al whatsapp 335.8366795 o alla nostra pagina facebook).

Due turisti inglesi sono seduti dietro di me e parlano con le persone davanti a loro sul treno. Avevamo tutti intenzione di prendere il treno delle 10.36 da Como San Giovanni per la stazione centrale di Milano ma abbiamo dovuto aspettare 40 minuti in coda alla biglietteria per poi scoprire che il treno delle 10.36 era stato cancellato. Quaranta minuti, tanto tempo. Così ci siamo affrettati a prendere un altro treno, che però arrivava sempre a Milano ma a Porta Garibaldi. Anche questo, che doveva partire alle 10.19, ha lasciato la stazione con 12 minuti di ritardo.

Sento la conversazione tra i turisti, dicono che anche per andare a Bellagio si doveva fare un’ora di coda per prendere i biglietti. E per un viaggio di due ore. Sottolineano che si può prendere anche l’autobus, ma che tutti si comportano come “animali” per salire e si viaggia tutti ammassati, in piedi al centro per tutto il tragitto. Poi, una volta arrivati a Bellagio, si fa fatica anche a muoversi perché è pieno di turisti ovunque (il mio unico commento tra me e me è che è un po’ ironico, detto da un turista).

Arriva il bigliettaio arriva e fornisce una lunga lista in buon inglese di modi alternativi per arrivare poi da Porta Garibaldi alla Centrale di Milano ai due passeggeri di lingua spagnola seduti di fronte ai due turisti inglesi.

Loro devono prendere il treno delle 12.20 per Genova, la coincidenza – visto anche il ritardo della partenza da Como – si giocava sui minuti. E a quel punto il controllore conclude con un “la prossima volta lasciate più tempo tra le coincidenze, ok?”. E io non posso fare a meno di pensare che questo faccia ricadere la responsabilità di un servizio ferroviario non perfetto sulle spalle dei turisti, che stanno già sopportando il peso del sole cocente e dei loro bagagli.

Inizio una conversazione con uno dei turisti inglesi. Mi racconta di aver chiesto a un servizio di taxi boat quanto sarebbe costato il tragitto in barca per Bellagio. Gli è stato risposto 700 euro. Ma qui probabilmente c’è stato un errore di comunicazione: il turista intendeva un taxi stradale, il servizio a cui si è rivolto era per i taxi boat. Un’incomprensione che lascia un po’ di amaro in bocca, anche se resta la cifra davvero notevole per il servizio via lago.

Poi mi racconta dell’esperienza di prendere l’autobus e di come nessuno si sia messo in coda (come tutti sappiamo, gli inglesi amano le code ordinate e lineari) e di come tutti si spingessero per salire sull’autobus e del fatto che, una volta a bordo, tutti cercavano di usare la carta di credito per pagare il biglietto ma la macchinetta non sempre funzionava. Gli dico che credo sia necessario scaricare un’app. Mi dice che non lo sapeva e che lui e gli altri turisti non potevano saperlo.

“Allora ti sei divertito a Como?”, dico io a quel punto. Lui sorride in modo ironico e dice che ci sono troppi turisti. Mi sento in dovere di fargli notare che anche la gente del posto è molto frustrata dall’enorme numero di turisti, dall’eccesso di turismo, dal fatto che spesso non possono salire su una barca, un autobus o un treno per andare al lavoro o semplicemente per goderci la bellezza della loro città. A quel punto sorridiamo tutti. Con tristezza.

La conversazione finisce. Prometto di accompagnare i due ciprioti (che non parlano spagnolo, dopotutto) in metropolitana fino a Centrale. Non resta che sperare che tutti che riescano a prendere in tempo la coincidenza per Genova.

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