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Le fiamme di Dragone su Netflix: “All’estero grandi serie. In Italia, solo attoruncoli romanacci”

“Viva Netflix Italia! Chiudete Netflix Italia! L’ennesima occasione persa. Luna Nera è l’eclissi totale delle produzioni nostrane.La Spagna sforna “La Casa di Carta”, la Germania “Dark”, l’Inghilterra “The Crown”. Noi abbiamo: “Suburra” ovviamente ambientata a Roma. “Baby”, guarda caso sempre a Roma. E “Luna Nera” indovinate un po? A Roma”.

E’ bastato l’annuncio della nascita di Netflix Italia e il successivo lancio della serie tv tutta italiana “Luna Nera” sulla piattaforma di streaming per mandare l’attore e regista Comasco, Stefano Dragone, su tutte le furie in uno sferzante post sul proprio profilo Facebook.

L’accusa di Dragone rivolta a Netflix Italia è proprio l’essere eccessivamente “Romanocentrica”:

E quindi viva gli attoruncoli romanacci che non hanno studiato un’ora di dizione e che esportano nel mondo il nostro cinema.
Spiace per le attrici e gli attori bravissimi (esistono) che parlano in italiano, per tutti i professionisti del settore seri e competenti, dai costumi alle scenografie, dalle colonne sonore alla fotografia.

Poi purtroppo tutto diventa di serie C perché sembra impossibile che esista qualcosa fuori dalle mura capitoline.


Il contrario invece viene testimoniato costantemente da regioni come la Lombardia, il Piemonte, la Puglia, la Sardegna e altre che grazie alle produzioni indipendenti e alle film Commission portano avanti la nostra evoluzione cinematografia.

Fate un favore al nostro paese e anche agli altri: chiudete Netflix Italia. O almeno chiamatelo Netflix Roma; così è chiaro per tutti.

“Il mio non vuole essere un attacco a Roma o una riflessione politica che vuole uno scontro tra Nord e Sud – spiega Dragone – si tratta piuttosto di una riflessione da fruitore dei prodotti Netflix e, allo stesso tempo, di addetto ai lavori”.

Come riportato nel post, l’attore comasco racconta di trovare assurdo che in Germania, Spagna e Inghilterra si producano show estremamente popolari come “Dark”, “La casa di carta” e “The Crown” mentre la situazione italiana è ben diversa.

“In Italia le produzioni siano tutte ambientate a Roma e siano di livello molto basso. Non si tratta di fotografia, costumi o tecnica, il cinema italiano ha inventato tutto questo, quanto più di vedere attori nei ruoli maschili principali che non hanno dizione e parlano in romano. Ne va della reputazione del sistema-cinema nazionale dal momento che i contenuti di Netflix vengono visti in tutto il mondo”.

“Spiace vedere che nel momento in cui apre Netflix Italia, questa diventi automaticamente Netflix Roma – conclude Dragone – specie quando ci sono delle commissioni cinematografiche regionali in Puglia, Sardegna, Lombardia e Piemonte che danno di tutto per attrarre produzioni e progetti cinematografici per poi non essere considerati”.

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