Una battaglia nata per necessità, cresciuta con determinazione e oggi, almeno in parte, vinta. È quella che ha visto protagonisti i genitori dei bambini iscritti ai plessi scolastici Nazario Sauro e Luigi Carluccio, nel cuore di Como, dopo che il Comune ne aveva annunciato, e poi formalizzato, la chiusura a partire dall’anno scolastico 2025/2026.
“Tutto è cominciato – ci racconta Teresa Minniti, vicepresidente dell’associazione Nova Como – quando l’Amministrazione ha comunicato, senza alcun confronto, l’intenzione di chiudere due scuole storiche: la primaria Sauro in via Perti e l’infanzia Carluccio in via Volta. È stata una decisione improvvisa, arrivata come un fulmine a ciel sereno. Le famiglie non erano state coinvolte, e la notizia ha generato un fortissimo senso di disorientamento. Da lì, la mobilitazione”.
“È una vittoria per tutti”
Genitori, insegnanti, cittadini: tutti si sono attivati. “Ci siamo rivolti all’Ufficio scolastico territoriale, alla Provincia, alla Regione, ai sindacati e direttamente anche all’Istituto comprensivo – continua Minniti – Ma l’Amministrazione ha tirato dritto, formalizzando la chiusura. A quel punto, abbiamo deciso di ricorrere al Tar. E la sentenza del Tribunale amministrativo regionale di Milano ci ha dato ragione: è stata riconosciuta l’illegittimità del provvedimento per difetto assoluto di competenza. Questo vuol dire che il Comune ha agito al di fuori delle proprie funzioni. È una vittoria per tutti”.
“Siamo profondamente soddisfatti e orgogliosi di questa vittoria – aggiunge – Rappresenta il riconoscimento del valore della mobilitazione civica e della forza della comunità che non ha mai smesso di lottare per difendere il diritto all’istruzione. Questa sentenza è un segnale chiaro che le istituzioni devono ascoltare e coinvolgere chi vive e conosce la realtà della scuola quotidianamente”.
Anche Vincenzo Falanga, presidente dell’associazione Nova Como, ha sottolineato con orgoglio l’importanza di questo risultato: “Non è solo una vittoria legale, ma una vittoria morale per tutta la città. Dimostra che la partecipazione attiva e la determinazione possono fare la differenza e che le decisioni che riguardano il futuro dei nostri bambini devono passare attraverso il dialogo e il rispetto della comunità”.
“Speriamo di aprire un canale di comunicazione”
Ma ora? Il timore, spiegano i portavoce dei genitori, è che l’amministrazione possa comunque tentare altre strade per arrivare allo stesso risultato. “Lo abbiamo già visto – evidenzia Falanga – Questa Giunta in passato ha agito senza tenere in considerazione l’opinione dei diretti interessati, ma speriamo che ora prevalga il buon senso: ignorare sentenze così chiare significherebbe ignorare l’intera comunità che si è mobilitata in modo compatto e responsabile”.
Eppure, segnali di apertura da Palazzo Cernezzi, finora, non se ne sono visti. “Dopo due sentenze così nette – sottolinea Minniti – ci saremmo aspettati almeno un momento di ascolto. Non chiediamo molto: solo che si apra un tavolo per ragionare insieme su soluzioni equilibrate. Le famiglie sono parte attiva della città e meritano di essere coinvolte”.
Le proposte, in effetti, non mancano. “Vogliamo un dialogo aperto, che coinvolga famiglie, insegnanti, sindacati, istituti comprensivi – ribadisce Falanga – Nessuno nega che la rete scolastica abbia dei problemi, ma la soluzione non può essere la chiusura di interi istituti, centrali e ben frequentati. Serve collaborazione e comunicazione, solo così si costruisce un futuro scolastico solido e inclusivo”.
“Le famiglie sono ancora in difficoltà”
Nel frattempo, le famiglie hanno inviato una richiesta formale al Provveditorato per garantire i prossimi passi concreti: “Abbiamo chiesto la riapertura straordinaria delle iscrizioni alla classe prima della primaria Sauro – dice Minniti – A febbraio il plesso risultava chiuso e non era selezionabile. Se non sarà possibile riattivare il sistema online, abbiamo proposto una soluzione alternativa: individuare, tra le tre classi prime già formate alla F. Corridoni, le famiglie che vorrebbero trasferire i bambini alla Sauro. In quel caso si potrebbe attivare una prima ‘distaccata’ nei locali di Sauro“.
Una proposta che tiene conto anche delle difficoltà quotidiane delle famiglie. “Ci sono genitori con figli iscritti in plessi diversi – evidenzia Falanga – che oggi vivono disagi enormi nella gestione della routine. Chiediamo che possano rientrare a Sauro, così come chiediamo che per Carluccio vengano confermate le iscrizioni raccolte dall’Istituto comprensivo e aperta una nuova finestra per nuove domande. La nostra priorità è che questa battaglia non resti solo una vittoria giuridica, ma si traduca in una riattivazione concreta della didattica”.
Ma la posta in gioco non è solo logistica. È, e deve essere, soprattutto territoriale e comunitaria. “La scuola non è solo un luogo di apprendimento, ma anche sociale, culturale e relazionale – aggiunge – La Sauro e la Carluccio sono scuole di quartiere che hanno accolto generazioni di famiglie, chiuderle senza ascolto ha significato spezzare un filo prezioso, quello che tiene insieme bambini, famiglie, insegnanti e territorio. Ricostruirlo ora è essenziale per il benessere dell’intera comunità“.
“Serve un cambio di passo, un tavolo stabile di confronto”
Questa esperienza ha inciso anche sul piano personale: “Mi ha insegnato che quando una comunità si unisce, può davvero fare la differenza – riflette Minniti – Come mamma, ho sentito il bisogno di difendere il diritto all’istruzione non solo per mio figlio, ma per tutti i bambini del quartiere. Come avvocato, ho messo le mie competenze a disposizione di una causa collettiva. Ma è come cittadina che mi sono sentita più coinvolta: ho visto vicini di casa trasformarsi in alleati, genitori organizzarsi, sostenersi, non mollare. Questa battaglia mi ha mostrato quanto sia fondamentale partecipare attivamente alla vita pubblica. Perché restare in silenzio, a volte, è la scelta più pericolosa”.
“Questa esperienza ci ha insegnato molto – dice Falanga – Ho capito quanto sia fondamentale il ruolo della comunità nel difendere i propri diritti e quanto sia importante non arrendersi di fronte a decisioni calate dall’alto senza confronto. Ho visto quanto la partecipazione attiva, la solidarietà e la coesione sociale possano diventare strumenti potenti per far valere la voce dei cittadini. È un’esperienza che rafforza la convinzione che la scuola non è solo un edificio, ma un cuore pulsante del quartiere, un luogo dove si costruisce la comunità”.
L’associazione Nova Como vorrebbe che si costruisse un dialogo vero, finalmente aperto e collaborativo. “Non si può decidere sulla pelle dei bambini senza coinvolgere le famiglie, senza confrontarsi con chi vive la scuola ogni giorno – concludono – Serve un cambio di passo, un tavolo stabile di confronto, trasparente e inclusivo. Solo così si può ricucire davvero il legame tra amministrazione e territorio. E solo così le scuole potranno tornare a essere pienamente parte viva della città”.