Era il 7 febbraio scorso quando raccontavamo questo episodio: “L’educatrice dà della ‘femminuccia’ al bambino e incita i compagni a prenderlo in giro”. Bufera alla scuola di via Sinigaglia. Sul tema interviene una mamma “genitore di uno studente della scuola Corridoni di Como”. Segnalando come l’educatrice risulti sospesa invia un’ampia riflessione sul tema e su quanto accaduto o, meglio, non accaduto dopo.
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Eccola:
Rispolveriamo la vicenda: un’educatrice di una cooperativa esterna avrebbe chiamato un alunno “femminuccia” perché giocava con le bambine. L’educatrice avrebbe in seguito invitato gli altri studenti a battere le mani e a prenderlo in giro, incitando cori di scherno. A raccontare l’episodio sono stati i bambini ai loro genitori, che si sono poi occupati di riportare la vicenda a un membro del consiglio d’istituto che ha provveduto a segnalarlo alla dirigenza scolastica e al Comune.Dal triste accaduto, e dalla sua consecutiva pubblicazione sui principali giornali locali e nazionali, cosa è successo? La Scuola si è dichiarata non responsabile, ha espresso il suo dispiacere nel vedere il nome del proprio istituto in tv e sui giornali ingiustamente associato ad un episodio di tale gravità. Il Comune ha inviato un supervisore per controllare le attività del doposcuola. I genitori sono stati avvisati in merito ad un imminente incontro con la giunta comunale per un confronto sulle attività del doposcuola; data ancora da comunicarsi, incontro ancora da verificarsi.Ma i bambini, in tutto questo?Nessuno ha parlato loro dell’accaduto.
Nessuno ha offerto loro una finestra di dialogo.Nessuno si è assunto le proprie responsabilità di adulto e di educatore.Nessuno ha ritenuto necessario spiegare loro lo stato dei fatti, cos’è successo e perché non doveva succedere.Nessuno li ha ritenuti degni di essere informati, ascoltati, ed educati.Nessuno ha ritenuto doveroso porre fine al chiacchiericcio sottobanco creatosi a seguito del silenzio adottato dagli adulti.E Nessuno ha ritenuto necessario insegnare loro che è proprio da questo silenzio che devono difendersi.Tutto ciò nonostante la presenza di un patto educativo di corresponsabilità, nonostante la presenza di una legge, la n. 71/2017, che prevede l’immediata presa di posizione da parte delle istituzioni con la conseguente messa in atto di azioni educative a seguito di episodi del genere, nonostante la presenza di chiare “Linee di Orientamento per la prevenzione e il contrasto del bullismo” (nota MIUR prot. n. 5515 del 27-10-2017), nonostante dati e numeri facilmente reperibili in rete (es. dati Osservatorio indifesa di Terre des Hommes – il 45% degli atti di bullismo avvengono a scuola: l’88% degli studenti afferma di sentirsi solo o molto solo, il 31% dice di non sentirsi ascoltato, il 29,2% preferirebbe non frequentare luoghi di aggregazione, etc).Nonostante tutte le informazioni che abbiamo oggi, nonostante le leggi create per la salvaguardia del minore, nonostante i movimenti di sensibilizzazione mondiali, nonostante i diritti che abbiamo conquistato, nonostante l’enorme insegnamento che potremmo dare ai nostri figli, nonostante tutto, scegliamo il silenzio.Mail firmata
9 Commenti
Un sopralluogo di un supervisore comunale tralatro annunciato in anticipo……mmm….., non una parola ai bambini….mmmm…..ottima gestione, complimenti!!!
Inaccettabile
L’88% degli studenti afferma di sentirsi solo o molto solo 😢😢😢😢😢😢😢
Ma contattare il dirigente scolastico????
Questa è la scuola italiana! Teoria tanta e pratica zero. Inutile parlare ore e ore delle tematiche sociali e poi quando ti accadono dentro casa si tace e ci si nasconde!
e poi ci sorprendiamo che crescono e creano chat chiamate octopussy
Bambini? A Como non interessano, la loro educazione men che meno.
c’è da piangere
Confermo e sottoscrivo. Mai tacere di fronte ad atti di bullismo, bisogna parlare e denunciare, questo ci viene insegnato dal ministero della pubblica istruzione e lo sanno tutti gli educatori che lavorano con i minori. E’ l’ABC. Cosa insegna il silenzio ai nostri figli?